Capitolo 40

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Quando aprii gli occhi vidi il cartellone "Welcome to Wolverhampton". Ero a casa.
Scesi dalla corriera e mi avviai verso casa della nonna. Lungo la strada incontrai vecchi amici che salutai, passai dall'edicolante che quando ero piccolo mi regalava sempre le figurine dei Digimon per poi passare a trovare Barbara, la mia panettiera preferita e poi arrivare a casa.
Quando arrivai la vidi mentre era intenta a sistemare i suoi adorati fiori nel giardino. Li amava e ogni volta che tornava dal fioraio ne aveva sempre dozzine nel baule della macchina.

"Nonna!" Urlai.

"Ma chi è questo bel giovanotto?" Disse venendo ad aprirmi il cancello.

"Mi sei mancata tanto!" Dissi.

"Anche tu amore." Disse. "Vai pure a sistemare le tue cose!"

Andai nella camera in cui avevo passato quasi tutta la mia infanzia. Adoravo passare dalla mia stanza a quella dei giochi nel tunnel che mi aveva costruito il nonno. Adoravo nascondermi li quando pioveva per sentirmi ancora più protetto. Posai le mie cose sul letto, disfai le valigie e poi tornai in giardino con la nonna.

"Il nonno dov'è?" Chiesi.

"Ah quel vecchio pelandrone è andato a prendere un irrigatore nuovo!" Disse. "Cosa ti ha portato a ritornare qui?" Chiese.

Pochi minuti che ero li e già mi ero dimenticato il perchè di quel mio ritorno.

"Ne parliamo dopo nonna, ora ho solo voglia di stare qui a guardare come colori il giardino!"

Mia nonna non si staccava un minuto da quel giardino. Ricordo ancora quella volta quando ci fu una forte tempesta e lei si preoccupò più dei fiori che della macchina. È strana, devo ammetterlo. Dopo poco vidi mio nonno tornare.

"Nonno!"

"Liam! Sei arrivato!"

Ci salutammo e mi disse di venire con me. Lo seguii fino al vecchio capanno e mi fece cosa avesse creato. Era riuscito a scolpire in una tavoletta di legno lui e la nonna.

"Nonno è bellissimo!" Dissi.

"È per il 50º anniversario, quindi shh." Disse

"Hahah terrò la bocca chiusa nonno, giuro!"

"Bravo ragazzo."

Ormai era quasi ora di cena e mia nonna si era già data all'attività culinaria. La raggiunsi in cucina mentre preparava la sua zuppa e per la pasta al sugo, visto il mio odio per i cucchiai.
Forse non era un odio, era una fobia. La cucchiaiofobia.

"Il discorso di oggi." Disse sorridendomi.

"Il discorso di oggi." Ripetei pensieroso.

"Che è successo tesoro?"

"Avevo bisogno di staccare da tutto e tornarmene qui."

"Un ragazzo?" Chiese.

"Forse l'unico che riesce a rendere la mia vita migliore."

"Che è successo?"

"La sua vita è incasinata come la mia nonna,anzi la sua è peggio. Vive con il suo migliore amico da quasi 7 anni ormai, sua madre l'ha vista per puro caso in un bar ad Edimburgo durante la gita per poi ritrovarsi sua padre a casa sua dopo pochi giorni e.."

"Ed è crollato." Disse.

"Ora è in ospedale, dicono sia overdose ma io non ce l'ho fatta nonna. Sapere che non ha voluto contare sul mio aiuto, sapere che ha preferito la droga al mio aiuto è stato orribile."

"E tu saresti stato in grado di aiutarlo?" Disse.

Mia nonna era la persona più saggia che io conoscessi e anche questa volta la sua saggezza venne a galla. Sarei stato capace di aiutarlo? Di tirarlo fuori da questa merda quando anch'io in parte ci sono in mezzo?

"Lo avrei reso felice."

"Tuo padre ti ha abbandonato Liam. Tu ora sei felice?"

"No."

"E quando sei con lui, ti senti felice ricordando il passato?"

"Piango." Dissi.

"La felicità non basta Liam. Bisogna provarci."

"Provare cosa?" Chiesi mentre le lacrime mi rigavano il viso.

"Provare a dare felicità."

"Quindi io e lui non potremmo mai essere felici perchè abbiamo un passato orribile entrambi." Dissi.

"Ho detto -provare- non -gettare la spugna- Liam."

"Traduci nella mia lingua nonna, ti prego."

"Dovete avere la forza di eliminare il vostro passato insieme."

"Ma è impossibile cancellarlo."

"Fino a quando uno si droga e l'altro scappa di casa si Liam, è impossibile." Disse. "Ma bisogna essere pronti."

"Nonna io non sono pronto."

"Non lo è nemmeno lui, da tempo al tempo."

"Grazie nonna."

"Prego, ma ora mangia, e non voglio vedere avanzi!" Disse porgendomi il piatto davanti e baciandomi la fronte.

Dare tempo al tempo, peccato che, tra pochi giorni ci sarebbe stato il diploma.

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