Capitolo 52

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L'estate ormai era agli sgoccioli, sarei dovuto tornare a Bradford tra pochi giorni e decisi di passarli andando a visitare Los Angeles. Mamma restò in albergo perciò affittai una macchina e con l'aiuto di un gps e centinaia di cartelloni nelle autostrade arrivai alla spiaggia. Los Angeles devo ammettere che era molto frenetica. Qui la gente era molto solare, i ragazzi guidavano decappottabili con la musica a tutto volume, le ragazze giravano in bikini e potevi trovarti in mezzo a spacciatori di droga senza volerlo. Se qualcuno di L.A. si fosse trasferito in Inghilterra e avesse mantenuto le stesse "tradizioni" se così possiamo chiamarle, della sua città, credo che nel giro di pochi giorni, o meglio ore, si sarebbe fatto il viaggio di ritorno a calci in culo.

Cercai un parcheggio e, dopo aver quasi ucciso sei persone riuscii a trovarne uno. Il mare era una cosa favolosa, l'acqua era così limpida che potevo vedere il fondo anche al largo. Dopo una nuotata decisi che se Liam Payne fosse andato a L.A una cosa doveva fare. Surf.
Quando tornai a riva, andai nelle docce, mi risciacquai mi rivestii e chiesi alla ragazza che serviva al bar dove si potesse surfare e noleggiare una tavola. Mi indicò una baia che si raggiungeva attraverso gli alberi alla fine della spiaggia. Presi la macchina e mi avviai verso questa misteriosa baia. Arrivato, vidi un ragazzo.

"Ehi scusa." Dissi.

"Si?"

"Dove posso affittare una tavola?" Chiesi.

"Oh sei sul posto giusto. Vieni."

Mi fece entrare in un capanno e quando aprì la porta vidi da ogni parte meravigliose tavole da surf che aspettavano solo di poter cavalcare quelle fantastiche onde.

"Prendi quella che vuoi."

"Quanto costa?" Chiesi.

"Non sei di queste parti vero?" Disse.

"No, Inghilterra. Si vede?"

"Si sente. Pure il mio ragazzo viene da là perciò conosco l'accento lo conosco." Rise.

"Oh, mi fa piacere."

"È gratis per te, vai a divertirti." Disse.

"Oh, ehm.. grazie" Dissi porgendogli la mano.

"Elijah." Rispose stringendola.

"Grazie Elijah." Risposi.

Presi una tavola verde smeraldo con una fiammata che ricopriva la punta. Misi la muta, allacciai la tavola alla caviglia e corsi in acqua. Le onde erano meravigliose perciò non esitai e man mano che ne vedevo una la sfidavo, cavalcandola come se fossi nel bel mezzo di una gara.

In lontananza si potevano vedere dei nuvoloni neri e di sicuro non mancava molto che una tempesta si abbattesse su Los Angeles.
Nuotai velocemente e tornai al capanno per riporre la tavola e potermi asciugare. Mi rivestii quando il ragazzo di prima tornò per sistemare l'attrezzatura.

"Grazie davvero!" Dissi.

"Figurati. Mi fa piacere avere visitatori."

"È da tanto che sei qui?" Chiesi.

"Vengo ogni estate, sono di Atlanta e nei mesi più caldi torno sempre qui per aprire la baracca e aspettare gente che venga a divertirsi!" Disse mentre il telefono continuava a squillare.

"Rispondi pure." Dissi.

"É il mio ragazzo, scusami un attimo." Disse.

Non prestai molta attenzione a ciò che si dissero. Odiavo chi violava la mia privacy e per questo io non volevo violare quella degli altri. Quando finì la chiamata tornò da me.

"É molto che siete fidanzati?" Chiese.

"Se ti dico che sono appena 10 giorni, ridi?"

"Non riderei mai, anzi sono felice per voi."

"Grazie." Disse. "E tu sei fidanzato?" Chiese.

"Lo ero."

"Non funzionava?"

"Funzionava, ma ha voluto rovinare tutto." Dissi tristemente.

"Cavoli mi dispiace." Disse.

"Quando i tuoi non accettano ciò che sei, la droga è l'unica amica che ti solleva. Almeno per questa persona era così." Dissi.

"Quindi..?"

"Si sono gay."

"Beh, comunque mi dispiace." Mi disse.

"Dispiace anche a me ma, evidentemente non ero abbastanza per lui." Dissi sentendomi le lacrime bruciare.

"Non credo. Sembri un ragazzo dal cuore d'oro, forse lui non l'ha capito. Ci sono talmente tanti stronzi a questo mondo." Disse.

Peccato che io avessi perso la testa per il più bastardo di questa terra.

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Harry's pov

"Amore, tra pochi giorni è il compleanno di Liam!" Dissi.

"Cavoli! Dobbiamo andare a prendergli qualcosa!"

"Ok, oggi andiamo per negozi."

"Non vedevi l'ora, vero?" Disse.

"Ops, beccato."

Il pomeriggio andammo per negozi. Acquistai dei nuovi skinny jeans neri, dei stivaletti a tronchetto color caramello e un giacchino in pelle per Zayn. Sapevo che li amava percui non esitai quando li trovai abbinato a dei guanti sempre in pelle neri. Louis acquistò una serie di maglie della Vans e una felpa blu con scarpe abbinate di Adidas. Eravamo pieni di borse e mancava ancora il regalo per Liam, così decisi di lasciar fare a Louis. Lui era il suo migliore amico perciò sapeva fin troppo bene cosa gli piacesse e cosa no così non esitò un secondo ad entrare dentro il negozio della Nike e prendergli una maglietta nera abbinata ad un paio di jeans neri con una bandana rossa che pendeva dalla tasca posteriore destra.

"Ora possiamo andare." Disse.

Lo baciai e a mano tornammo all'albergo dove avremmo passato l'ultima notte prima di tornarcene alla vita monotona in Inghilterra.

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