Jeep decappottabile, musica a palla, capelli al vento, pelle abbronzata, alcool nelle vene e oceano al tramonto. Non dovrebbe forse essere sempre così la vita a diciassette anni?
La risata dei tuoi amici di sempre nel vano della macchina mentre aspettate l'alba sulla spiaggia dopo aver fatto il bagno di notte. La vostra canzone urlata a squarciagola tenendovi abbracciati. Il brindisi fatto prima di cenare con l'ennesima pizza a casa mia, o casa tua, che importa, una vale l'altra. Non si potrebbe vivere sempre così?L'oceano lo sa se hai paura. Lo sente. Le onde lo sentono se sei terrorizzato dall'idea di finirci sotto. Se sei terrorizzato dall'idea di essere travolto. Lo fiutano ed è un attimo che sei sotto il loro controllo, in balia del loro movimento imprevedibile.
La chiave sta nell'equilibrio. Nell'equilibrio, sì sulla tavola, ma anche nell'equilibrio delle emozioni che ti turbano dentro. Paura. Adrenalina. Eccitazione. Carica. Coraggio. Ho impiegato anni e anni ad imparare a controllare le emozioni. Ce n'era sempre una che prevaleva sulla altre. Ed ecco che l'adrenalina mi faceva fare cose spericolate, la paura mi faceva tremare le gambe sulla tavola, l'eccitazione mi faceva deconcentrare e finire in acqua pochi secondi dopo. È una delle poche cose che mi ha detto mio padre.
Controlla le emozioni.
L'unica lezione di surf che forse mi è servita più di tutte.
Controllare le emozioni e non combattere l'acqua. Anche quando si fa violenta. Anche quando ti fa incazzare. Non andarle mai contro.
Lascio le onde dietro di me e riprendo fiato mentre stringo la tavola sotto il braccio.
"Cameron, quante volte vi ho detto che con questo mare non bisogna surfare?!"
Sbuffo una risatina al tono di rimprovero del vecchietto baffuto davanti a me e scuoto la testa bagnata.
"John, stiamo bene." annuisco "Stiamo sempre bene."
"Fin quando non finirà male.." continua l'uomo "Prendetevi cura di questa ragazza." allunga lo sguardo sui miei amici dietro di me "Al bar trovate dei sandwiches."
"Grazie John, lo sai che sei il nostro preferito." mugugna Daffodil lanciandogli le braccia al collo.
"Il nostro nonno preferito." aggiunge Liam unendosi all'abbraccio.
"Nonno?!" esclama l'uomo "Nonno a chi?!?!"
Mi scambio uno sguardo divertito con Aaron e Peter e scuoto la testa mentre abbandono la mia tavola al sicuro e infilo le infradito.
John può considerarsi davvero un nonno. Da quando avevamo quattordici anni e il papà di Daffodil ci ha portati nella nostra prima spiaggia da grandi, facendoci comprare la nostra prima vera tavola proprio da quell'uomo con i baffi, è diventato il nostro angelo custode che ci guarda dalla finestra preoccupato quando c'è l'oceano grosso ma nessuno gli dà ascolto e finiamo comunque in acqua e ci prepara la merenda in silenzio, senza mostrare il profondo attaccamenti sentimentale nei nostri confronti. Resta rigido nella sua corazza rude, ma sotto sotto ci vuole bene come ne vorrebbe ai suoi nipoti, se solo ne avesse.
"Io lo voglio al burro di arachidi!"
"No, Jackson, l'hai già preso ieri!" mugugno "Non è giusto!"
"Ma non mi piacciono gli altri." lo sento giustificarsi con la bocca piena, segno che ha già addentato il tramezzino ripieno.
"Sei un bambino." lo rimprovero.
"È una settimana che mi becco quello alla marmellata di fragole e non ho detto una parola." incenerisco con lo sguardo Peter.
"Non è un mio problema se sei allergico alle arachidi." lo riprende Aaron.
Emetto uno sbuffo di disapprovazione. "John quando capirà che deve farceli tutti uguali?" parla la mora prendendo posto sull'amaca vicino a me "Tutti alla marmellata così nessuno litiga."
"Io non rinuncio al burro di arachidi."
Guardo il ghigno sul volto di Jackson seduto poco distante da me.
"Ti uccido Jack." borbotto con la bocca piena.
"Sai che non lo faresti mai."
E forse ha ragione.
"Stasera ci andiamo alla festa in spiaggia?" domanda la ragazza al mio fianco mentre allunga le gambe sulle mie ginocchia.
"Ma fai pure.." la riprendo con una mezza risata. Lei abbozza un sorriso sulle labbra piene.
"Io non ci sono comunque. Torna Ethan." continuo "Potrei raggiungervi dopo ma dubito, andiamo a cena fuori."
"Ma come?! Torna Ethan e non ce lo dici?!"
"Ve lo sto dicendo adesso."
"Possiamo venire anche noi?"
Guardo Peter e scoppio a ridere.
"Certo che no. Stasera è mio."
"Gwenny dai, lo sai che adoriamo Ethan."
"Lo so Pet ma sta sera è mio. Non si discute."
"Noi che facciamo?" chiede Jack "Spiaggia o no?"
"Senza Cameron?" mormora la mora.
"Ma a chi importa di Cameron." commenta Aaron beccandosi dopo pochi secondi la mia ciabatta addosso.
"Vi raggiungiamo dopo dai." concludo io.
Il suono del clacson in lontananza mette fine alla nostra quotidiana discussione.
"È mia mamma. Ci vediamo più tardi allora." mormoro infilando gli shorts di jeans e il top colorato.
"Non fate troppi danni in spiaggia in mia assenza." schiaccio loro l'occhialino e li saluto con un bacio sulla guancia prima di sgattaiolare nell'auto scura di mia madre.
"Da quando Aaron ha la barba?!"
Rivolgo uno sguardo di sufficienza alla donna di fianco a me e scuoto la testa.
"Da un po' mamma."
"La cintura." mi riprende lei.
"La prima." le rispondo guardando il cambio marcia.
"L'avrei messa." risponde a tono.
"Parti sempre in seconda."
Si arrende e infila meglio gli occhiali da sole a mosca prima di partire.
"Sono stanchissima. Non ho proprio voglia di cenare fuori stasera." rilascia un sospiro "Se andassimo domani?"
"Mamma." la richiamo "Puoi almeno fingere che ogni tanto ti importi qualcosa di me e Ethan?"
"Ma certo che mi importa, Gwendoline, cosa stai dicendo? Ancora con questa storia?"
"Allora andiamo a cena fuori per l'amor del cielo." sbotto "Non lo vedi da sei mesi, mamma. Sei mesi."
"Era solo per dire, eh! Nel caso non te ne fossi accorta, io lavoro."
"Sì, mamma, sì."
Affondo le unghie nei palmi della mano e respiro a pieni polmoni. Non ho intenzione di risponderle ancora. La sento blaterare riguardo scartoffie e appuntamenti, non mi importa davvero. Voglio solo vedere Ethan. Abbracciarlo e dirgli che mi è mancato. Tantissimo.
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never too far
Romance"Non lo so.." sospira "Tu ci credi alle anime gemelle? Io ci credo. E sono convinto che in un modo o nell'altro uno si ritrovi. Anche solo per qualche secondo mentre vi incrociate da qualche parte, dieci anni dopo, con due vite completamente stravol...