cinque

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Guardo Edward e Daffodil pomiciare in mezzo alla pista da ballo. Beh, almeno lei c'è riuscita a farsi zittire. Emetto uno sbuffo divertito e porto la lattina di birra alla bocca prima che le mani di Peter me la tolgano da sotto il naso.
"Questa la bevo io." mormora.
"Ma dai Pet, che palle!" biascico leggermente e metto il broncio.
"Non reggi un cazzo Cameron, vuoi collassare?"
"Sì."
Scuote la testa e concentra anche lui l'attenzione sulla coppia poco distante da noi.
"Mi sembra si sia ambientato bene il nuovo acquisto." commenta "Ha già tastato il territorio."
"Sei geloso Adams?" lo canzono accarezzando la guancia leggermente rugosa per il leggero strato di barba.
"Piantala." mi zittisce fermandomi per il polso "Mi fa solo ridere perché non l'avevo mai visto prima."
"È di una bellezza divina." mugugno.
"Vi prenderete a sberle per un ragazzo?"
"Nemmeno per sogno."
Cerco di rimettermi in piedi prima di finire di nuovo sul divano a causa dell'improvviso giramento di testa.
"Cameron, sei marcia." ridacchia Peter allungando una mano nella mia direzione "Ti porto a casa." posiziona una ciocca di capelli dietro al mio orecchio destro e sorride appena "Va bene?"
"Ho detto a Ethan che avrei dormito qua. Lui è già andato a casa."
"Okay, va bene, allora ti porto in camera." lo vedo annuire prima di riportare di nuovo lo sguardo sulla coppia davanti a noi. Guardo le mani del ragazzo ferme sulla schiena nuda e abbronzata della mia migliore amica. Sono bellissime. Non avevo mai notato quanto potessero essere belle le mani di un ragazzo con gli anelli. Le sue sono di una bellezza incontrollabile.
"Allora, Cameron, vuoi collaborare o devo prenderti di peso?"
Peter mi riporta sulla terra. Distolgo lo sguardo e abbozzo una risata.
"Sto arrivando, un attimo." borbotto e mi rimetto in piedi aiutata dal ragazzo di fronte a me.
Lascio che mi prenda sottobraccio.
"Saluto un attimo Daf." lo avverto.
"È un po' impegnata, direi."
"Voglio salutarla però." insisto.
"Com'era la regola numero sei? Mai interferire con un limone." mi riprende.
"Stanno solo ballando." sbuffo e la raggiungo velocemente picchiettando le dita smaltate sulla sua spalla scoperta.
"Cameron!" esclama sorpresa "Che succede?"
"Niente, volevo solo dirti che sto andando in camera." mormoro annuendo "Mi gira la testa e sto per crollare."
"Certo, lo sai che casa mia è casa tua." mi osserva confusa, senza staccarsi dal ragazzo con cui sta ballando sulle note di Best Part .
"Tutto bene Gwenny?" mi richiama.
"Sì certo." sorrido e le lascio un bacio unido sulla guancia "Ottimo lavoro."
Lei ridacchia, una mano sul collo scoperto di Edward.
Me li lascio alle spalle, Pet mi sta aspettando con le mani dietro la schiena. Mi porge il braccio piegato, lo prendo a braccetto e lascio che mi accompagni nella camera degli ospiti.

Mi passo una mano sul volto colpito da un raggio di sole infastidita e mi volto dall'altra parte del cuscino. Ho la lingua impastata e la gola secca. Emetto un mugugno di disapprovazione e mi rigiro nel letto prima di trovare la forza di aprire gli occhi. Focalizzo la figura di Aaron coricato affianco a me, la t-shirt bianca lascia scoperto un filo di addominali. Sbuffo e mi metto a sedere stroppicciandomi ancora gli occhi socchiusi dal sonno.
Sarà mezzogiorno come minimo.
Prendo coraggio e muovo prima un piede, poi l'altro fino a raggiungere la porta ed esco. Il corridoio è deserto. Mi avvio verso la cucina scartando i bicchieri vuoti e le lattine di birra a terra mentre mi copro lo sbadiglio allucinante sulla mia bocca con una mano.
"Buongiorno raggio di sole."
Scuoto la testa divertita per il nomignolo e rivolgo un cenno di saluto a Jackson seduto sul bancone della cucina, un biscotto in mano, una tazza di latte sotto il naso.
"Dormito bene?" chiede.
"Aaron russa, però tutto sommato sì." ridacchio "Tu?"
"Anche." annuisce.
Sta esplodendo dalla voglia di raccontarmi di Marissa, glielo leggo nelle rughe che si creano sul mento quando si morde il labbro inferiore. Sbuffo una risatina e prendo posto affianco a lui, sfilandogli il biscotto dalle mani.
"Allora???" lo incito dandogli una leggera spallata.
"Allora cosa?" ride. È in imbarazzo.
"Come state, come siete messi. Dai lo sai."
Buoni questi biscotti di casa Dallas.
"Come fai a mangiare dopo una sbronza come quella di ieri?!" esclama.
"Non cambiare il discorso." sputacchio biscotto qua e là "Vai avanti."
"Ma niente.." sospira una risatina "Abbiamo parlato di nuovo un po'.."
"Eeee...?"
"E nulla, solo parlato."
"Beh è giusto così, però com'è andata? Bene?"
"Sì, certo. Lei è davvero simpatica e dolce."
"Di cosa avete parlato?" chiedo inzuppando un altro biscotto nella sua tazza che ormai ho spostato sotto il mio naso.
"In realtà di mille cose diverse. Mi ha detto che andrà al concerto dei The Royal Concept il prossimo mese! Con Edward!"
"Yuhu! Così tu e Marissa, Daf e Edward, io Aaron e Peter a fare gli zii ubriachi. Cos'altro?"
Ride e scuote la testa.
"Non voglio fare dei casini con lei." mormora.
"Di solito sono le altre che incasinano te." lo rassicuro "Comunque non li farai."
Mi osserva in silenzio e annuisce poco convinto. Spero vivamente che non gli spezzi il cuore. Lo ricostruisce ogni volta. Ho paura per quando non ne avrà più le forze.
"Daf?" chiedo.
"Si è data da fare ieri sera."
"Ho notato." ridacchio.
"No ma dopo, intendo, con Edward."
Sgrano gli occhi portando una mano alla bocca ripiena di biscotto masticato.
"Letto?!?" esclamo.
"Letto."
Ci guardiamo per un secondo prima di precipitarci al piano superiore armati di candelina e accendino. È una tradizione che va avanti da quando Aaron ha perso la verginità per la prima volta e Peter si è presentato con una candelina da compleanno a scuola pretendendola di accenderla davanti a tutta la classe. Da quel giorno chiunque finisca a letto con qualcun'altro deve passare per la passerella della vergogna e soffiare sulla candelina. Ad oggi Aaron è quello ad averne spente di più. E come biasimarlo. Occhi ambrati, pelle olivastra, capelli scuri, fisico da nuotatore. Ci siamo passate anche io e Daffodil ma la regola numero tre dice : mai innamorarsi l'uno dell'altro. Forse per questo siamo ancora amici. Tutti e cinque.
"Buongiorno, è la signorina Daffodil Dallas?" esclamo imitando un pessimo accento inglese.
La sento grugnire attraverso il lenzuolo calato sul volto.
"C'è una candelina da spegnere in consegna per lei."
Jackson scoppia a ridere dietro di me e poco dopo ci raggiungono Aaron e Peter, probabilmente attirati dalle nostre risate.
Quando Daffodil si decide a tirare giù il lenzuolo bianco dal volto, le guance sono leggermente colorate di rosso.
"Penso di aver incontrato l'uomo della mia vita."

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