trentasette

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Tengo il tempo di Arabella degli Arctic Monkeys con la gamba mentre spero con tutto il cuore di arrivare il prima possibile a casa. La metro oggi sembra andare più piano del solito. Sono appena stata dallo psicologo che vedevo già in ospedale, ho ricominciato questa settimana. Non so sinceramente come mi senta a riguardo, so solo che parlare con qualcuno di estraneo di tutto quello che mi passa per la testa mi scarica tensione e pressione da dosso. Ed è piacevole. Devo ammettere che questa settimana è stata comunque piuttosto tranquilla, saranno quegli occhi verdi ed i baci rubati in corridoio, il mio sogno da quando, da piccola, guardavo Gilmore Girls e speravo di essere come Rory, bella, intelligente ed innamorata? Sono comunque troppo orgogliosa per attribuirgli un merito simili. Sto meglio e questo mi basta. Chiudo il monologo con me stessa mentre le porte della metro si aprono, stringo sotto il braccio la borsa di tela e muovo velocemente le gambe in direzione di casa. Oggi è venerdì, il giorno preferito della settimana di tutti gli studenti e da oggi, dal momento che vedrò Edward questa sera, anche il mio.
Casa è silenziosa come sempre. Papà è tornato un paio di giorni, mi ha ricordato dei placement tests per il college, nonostante manchino quasi due mesi. Ha chiesto di Ethan, come vada il tirocinio da avvocato. Poi così come è arrivato, con la giacca elegante e le scarpe di pelle, è andato via, aggiustandosi la cravatta, in conferenza con qualcuno attraverso le Airpods. Mamma sarà da qualche parte, non mi interessa davvero. Mi fiondo in doccia mentre con la testa sono già nel mio armadio. Perché quando c'è di mezzo Edward, non so mai cosa indossare?
Mezz'ora dopo mi stringo nei pantaloni di velluto marroncino e sistemo il blazer nero sulle spalle, sopra al dolcevita nero di cotone leggero. Mentre scendo le scale di casa mi chiedo se gli stivaletti con il tacco largo siano stati la scelta migliore. Sicuramente in fatto di stile, ma per quanto riguarda la comodità? Chiudo la porta di casa insieme ai dubbi e nell'esatto momento in cui attraverso il cancello di casa, vedo la sua macchina scura accostare vicino al vialetto. Ce la puoi fare, Gwendoline.
Indossa una camicia nera e mi incanta, letteralmente. Mi incanta.

Ridacchio guardando Edward fare una piroetta nel bel mezzo della via gremita di gente e mi porto una mano sul viso "Sei un ballerino terribile." commento divertita.
"Almeno io ci provo." annuisce.
"Non ho intenzione di rendermi ridicola, dai, guarda quanta gente c'è." mormoro "Non c'è manco musica."
"La musica la creiamo noi!" esclama afferrando la mia mano.
"Edward, no." bisbiglio "Dai."
Inutile opporsi, mi posa una mano sul fianco e comincia a muoversi a passo di valzer? Baciata? Chi lo sa. Cerco di stargli dietro senza ottimi risultati e rido imbarazzata mentre sostengo il suo sguardo.
"Lo sai che ci stanno guardando tutti?" bisbiglio in imbarazzo "Vero?"
"E lascia che guardino."
Ho completamente perso la testa.
Lascio che mi faccia fare una giravolta su me stessa prima di afferrarmi e piegarmi verso il basso. Scoppio a ridere e mi stringo al suo braccio per paura che mi faccia cadere anche se so benissimo che non lo farà. Mi sento così al sicuro con lui che mi fa quasi paura.
"Smettila di comportarti come Noah." mormoro a pochi centimetri dalla sua bocca mentre mi tira su. Sono davanti a lui, grazie ai tacchi riesco a vederlo leggermente meglio senza necessità di staccarmi il collo.
"Noah?" ripete fingendosi confuso. Sa benissimo di cosa sto parlando.
"Uhm, adesso che facciamo?" lo prendo sotto braccio e mi stringo a lui, il blazer è decisamente leggero "Ci sdraiamo sull'asfalto dell'incrocio sperando non arrivi nessuno?"
"Non ne avresti il coraggio." mi lancia un'occhiatina.
"Nemmeno tu."
"Mi stai sfidando?" alza un sopracciglio.
"No, voglio che mi costruisci una casa però." ridacchio mentre ripenso al film in cui il famoso Noah ristruttura veramente la casa che aveva promesso al suo amore estivo.
"Basta allusioni a The Notebook." mi minaccia "Poi lo sai dove andiamo a finire."
"E dove andiamo a finire?" camminiamo fino alla panchina del molo. Il mio posto del cuore.,
"Che devi scrivere la nostra storia d'amore. D'altronde sei tu quella brava con le parole." mi schiaccia l'occhiolino e mi sento mancare la terra da sotto gli stivaletti. Allungo il viso nella sua direzione e lo bacio mentre stringe delicatamente con le mani le mie guance.
"Lo sai che è il nostro primo appuntamento?" bisbiglio.
"Beh, in realtà siamo già stati ad un paio di appuntamenti." ridacchia "Ti ho portato a sentire Bon Iver gratis, come hai potuto non fiondarti tra le mie braccia seduta stante?"
"Sei tu che dovevi lanciarmi qualche segnale!" esclamo.
"Segnali?!?!" ripete "Ma se te ne ho dati a volontà!"
"Falso."  scuoto la testa "Quali erano? Limonare con Daf alle feste?"
"Quello è un dettaglio che preferirei dimenticare." trattiene una risata "No, altri segni. Tipo il concerto."
"Mhhhhh." mugugno.
"Ti ricordi, dopo il concerto?" china la testa e passa una mano tra i boccoli sistemandoseli "Quando abbiamo preso la pizza."
"Ah-ah." mormoro mentre giocherello con gli anelli tra le sue mani.
"Ti ho chiesto una cosa." ha un'espressione vispa in volto, sa cosa sta facendo "E tu sei scappata come se ti avessi appena molestato."
"Piantala." lo ammonisco "Non era un segnale chiaro."
"Ah no?" ridacchia "Vediamo, la festa a casa di Marissa. Io e te. Dondolo. Cicale in lontananza."
"Saranno state le 3 di notte, non c'era nessuna cicala." borbotto.
"Ah allora ti ricordi." mi pizzica un fianco attirando il mio sguardo. Fisso i suoi occhi verdi mentre mi sento risucchiata completamente. Sono veramente miserabile.
"No, non ricordo nulla." mento spudoratamente. Gli si formano le fossette mentre cerca di non ridere.
"Beh, io ti ho fatto esattamente questo." dice mentre porta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio destro "E mi sono avvicinato. Tu cos'hai fatto?"
"Non ricordo." bisbiglio.
"Sei corsa via."
"Li ho colti." ammetto "Avevo paura."
"Lo so." annuisce "Non sono ancora del tutto sicuro che tu non ne abbia più."
Sospiro rumorosamente mentre incrocio le nostre dita. Le mie sembrano così piccoli in confronto alle sue. Mi incantano le sue mani, mi incantano ogni volta. Ho paura? Adesso no. Mi sento al sicuro. Non ho paura di niente. Ne ho quando torno a casa e non riesco a togliermelo dalla testa. Ho paura di cosa succederà tra giorni, mesi. Se dovesse spezzarmi il cuore?
"Non ne ho con te." mormoro saettando gli occhi sui suoi. È serissimo.
"Invece dovresti." annuisco. Aggrotto la fronte.
"Perché sono pericolosissimoooooo!" urla letteralmente prima di afferrare la mia vita. Dopo pochi secondi sono a testa in giù mentre le sue braccia stringono le mie gambe appoggiate alla sua spalla.
"Edward!" esclamo "Mettimi giù."
"No, ho intenzione di annegarti adesso." mormora "Non c'è nessuno tra l'altro, nessuno saprà mai che fine hai fatto."
"Edward!" mi dimeno mentre batto i pugni contro la sua schiena "Mettimi giù scemo."
"Come mi hai chiamato?!" esclama bloccando il passo.
"Ed, per favore." mugugno "Sto per vomitare la cena."
"Ripeti."
"Edward Styles, ho intenzione di spaccarti il culo se non mi fai scendere da qua!"
Scoppia a ridere prima di rilasciarmi alla posizione eretta, riprendo fiato mentre mi passo una mano tra i capelli arruffati.
"Così mi piaci, posata ed educata." mi bacia la punta del naso. Mi sta prendendo per il culo e l'unica cosa a cui riesco a pensare è alla vena del suo collo ben in vista. Quanto è sexy.
"Non scherzare con me." lo minaccio con l'indice puntato al petto "Mai più."
Cattura le mie labbra senza chiedere neanche il permesso, mi divincolo ma senza risultato. Fa scontrare i nostri fianchi quando mi alzo il più possibile sulle punte per raggiungerlo facendo andare a fuoco il mio petto. Stringe il mento tra le dita, sento gli anelli freddi a contatto con la mia pelle, e la lingua fare pressione sulla mia. Dio mio, come si imparare a baciare così? Sono veramente una pessima baciatrice. Si scosta leggermente fermandosi a guardarmi. Sorrido mentre respiro il suo profumo. Non lo voglio dimenticare. Mai.
"Non pensare mai che tutto questo sia un qualche stratagemma per espiare i miei sensi di colpa." mormora "Non pensarlo mai."
"Non lo farò." sorrido ancora. Mi imita prima di abbracciarmi. Mi sento così piccola in confronto alla sua figura. Non spezziamoci il cuore, Edward, te lo chiedo in ginocchio. Non spezziamoci il cuore a vicenda.

never too farDove le storie prendono vita. Scoprilo ora