cinquanta

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"Concentrati." mormoro in direzione di Jackson lanciadogli il cappuccio di un evidenziatore "PRONTOOO!"
"Ci sono." risponde mentre recupera il tappo "Ci sono."
"Non è vero." lo riprendo "A cosa pensi?"
Gli occhi scuri mi guardano e tirano un sospiro pesante. Marissa.
Allungo una mano sul suo braccio e stringo leggermente la sua spalla "Lo so che non è venuta al vostro diciottesimo ed è stata davvero pessima."
"Speravo potessi avere ancora un minimo di contatto." spiega "Abbiamo ancora il prom, la graduation..." si passa una mano sul volto "Forse farà meno male a Parigi."
"Sicuramente." annuisco e mi faccio più vicina a lui.
"È che.. non me l'aspettavo davvero. Non ne abbiamo nemmeno parlato. Mi ha semplicemente scaricato perché meglio così per tutti. E poi è sparita." scuote il viso "Ma letteralmente, a scuola la vedo pochissime volte."
"Ed mi ha detto che esce con le ragazze del cheerleading." dico "Ma spesso alla sera resta a casa."
"È una cosa da brutte persone sperare che stia male tanto quando sto male io?"
Sbuffo una risata e lascio una carezza sul sul viso "Puoi essere tutto tranne una brutta persona tu."
Allarga le braccia e mi stringe "Penso che farà più male stare lontano da te e dagli altri in Francia."
"Non farmici pensare." borbotto sulla sua spalla "Ci videochiamiamo almeno tre giorni su sette, almeno."
"Ma anche tutte le sere." ridacchia. Sciolgo l'abbraccio e torno a guardarlo. Il maglioncino oversize scende leggermente sulla spalla. Jack sofferma lo sguardo sul simboletto di inchiostro e torna a guardarmi "Che farete?"
"Non ne ho idea." bisbiglio "Mi sto cagando addosso.
"Starete bene." mormora.
"No." lo interrompo scuotendo la testa "Staremo malissimo come due scemi."
Copro il tatuaggio e mi stringo le ginocchia al petto "Io veramente non riesco più ad immaginarmi senza di lui. Sai quanto tempo ho passato da sola? 17 anni. Ho sempre pensato non mi servisse nessuno." sospiro "Ora mi sembra veramente di aver trovato la persona perfetta. Anche se poi litighiamo, alla fine chiariamo sempre. In un modo o nell'altro. E mi sento talmente bene, talmente al sicuro con lui che.. Ho paura di non riuscire più con nessuno a sentirmi così."
"Dio.." bisbiglia e mi abbraccia di nuovo "Mi dispiace veramente un sacco."
"Temo sia la persona giusta nel momento sbagliato..."
Mi guarda senza dire una parola. Ammetterlo ad alta voce fa malissimo. Sento gli occhi riempirsi di lacrime "No, Gwen, no.." mormora "Andrà tutto bene." annuisce "Ora pensate a godervi la compagnia l'uno dell'altro, okay?"
Il nostro discorso si interrompe quando la porta di casa mia viene spalancata da qualcuno e sentiamo le urla riempire il corridoio. Asciugo gli occhi e aggrotto la fronte spaventata mentre scatto fuori dalla camera buttando un occhio al piano inferiore "Siamo entrati!"
Guardo Peter e Aaron prima di sbuffare una piccola risatina "Sì lo vedo."
"No, siamo entrati!" ripete il moro "Io ad odontoiatria, Pet a medicina. Alla Università della California, San Francisco."
Spalanco leggermente la bocca prima di venire travolta da Jackson che salta letteralmente tra le braccia di Aaron. Allargo le mie per accogliere Peter "Ma non ci avevate mai detto di aver dato il test!" blatero "Oh dio, sono frastornata."
"Scaramanzia." lo sento borbottare "Sono così contenta e così fiera di voi!" esclamo "Ma perché siete tutti così bravi ed intelligenti?"
Lascio un bacio sulla guancia anche di Aaron, ha gli occhi lucidi "Poi mi sbiancherai i denti?" mormoro.
"Quello lo fanno gli igienisti, Gwen." mi riprende Peter.
"Lo so." gli rivolgo il dito medio mentre mi allontano da Aaron.
"Direi che dobbiamo festeggiare?" domando.
"E il gruppo studio per l'ultimo esame della nostra vita alla scuola superiore?" chiede Jack lanciando uno sguardo ai libri aperti sulla scrivania.
Sbuffo una risata "Avremmo davvero la concentrazione per studiare? No."
Afferro il cellulare e compongo il numero di Daffodil "Ci servono delle birre e le macchine. Si va a vedere il tramonto in spiaggia."
Li guardo scambiarsi pacche affettuose sulle spalle e non posso far altro che lasciare che quell'immagine resti impressa nella mia mente per quando ne avrò bisogno. Per quando saremo lontani e mi sentirò sola. Per quando mi mancheranno da morire e non ne potrò più della distanza. La mia famiglia. Loro.

Picchietto la biro sul foglio davanti a me cercando di richiamare l'attenzione di Aaron. Maledetto Collins, aveva detto che mi avrebbe aiutato. Ed qualche fila più indietro si tortura il labbro tra pollice ed indice, vorrei veramente baciarlo in questo momento. Dio, Gwendoline, sei disgustosa. Sono i tuoi esami finali. Per l'amor del cielo. Riporto gli occhi sulla prova davanti a me e la rileggo per l'ultima volta.
"Ragazzi, avete pochi minuti rimasti." mormora Flynn. Incrocio il suo sguardo, sorride impercettibilmente ed io annuisco. Quando gli ho rivelato che avrei frequentato il corso di giornalismo alla Stamford ha avuto una reazione spropositata. Mi ha confessato che fosse il suo sogno di sempre. Studiare lì. Ma che per più motivi non gli era stato permesso. Mi mancherà la high school. In fondo entri che sei un bambino ed esci catapultato nel mondo degli adulti. Ci cresci qua dentro. Letteralmente. Mi alzo dal banco e raggiungo la cattedra riponendo il mio foglio nel posto giusto. Flynn annuisce piano e fa segno di tornare a sedermi. Incrocio gli occhi di Ed, gli schiaccio l'occhiolino e lo vedo ridacchiare. È bellissimo. Quando mi risiedo mi rendo conto di avere il cuore che batte all'impazzata. È fatta. È andata. Sto per diplomarmi. È giugno. Un'ora dopo siamo sulla spiaggia, gli zainetti carichi di birre, la chitarra sulle spalle di Edward e il mio petto che esplode di emozioni. Non so come sentirmi. Svuotata forse? Ho atteso con ansia questo momento. La fine dei pianti per le moli di studio, l'ansia per le verifiche, per le interrogazioni, le lezioni fino alle cinque del pomeriggio, d'inverno, col buio. Volevo che finisse tutto. Presto  Per godermi gli ultimi giorni con le mie persone preferite nel mondo. Ma ora che è arrivato sono letteralmente terrorizzata. È solo il primo step. La prima fine.
Vengo travola da una spallata di Daf che si lancia subito dopo sulla sabbia  in una verticale improvvisata "Siamo liberi!" urla. Scuoto la testa e rido anch'io mentre estraggo il cellulare dalla tasca e scatto loro una foto. Sono già malinconica.
"Girasole." guardo Edward nella camicia a fantasia "Tutto bene?"
"Sì, certo." annuisco e lo bacio "Pensierosa."
Sbuffa una risatina "Lo so, ho visto le rughe."
"Basta con sta storia delle rughe!" sospiro "Tutta colpa di Daffodil."
"Tutta colpa mia cosa?!" mi richiama. Raggiungiamo il nostro posto e stendiamo i teli prima di estrarre birre e cibo "Assolutamente niente." sorrido e la abbraccio "Ce l'abbiamo fatta." bisbiglia lei "Quasi." ribatto e la stringo. La prossima settimana abbiamo la consegna dei diplomi. Parte la sera stessa per New York. Rabbrividisco al solo pensiero.

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