quarantadue

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È il periodo più splendido dell'anno. Se queste erano le parole di Andy Williams, come dargli torto? Mi allungo per appendere l'ennesima pallina all'albero di Natale e mi volto a guarda Aaron "Attento!" gridacchio quando vedo Peter colpirlo con una striscia di lucine "Peter!" lo richiamo "Mi servono quelle."
"Scusa." mugugna e ride sistemandosi meglio il cappello rosso e bianco sulla testa. Fare insieme l'albero a casa mia è una tradizione che posso dire di aver introdotto io quando avevo appena sette o otto anni e avevo chiesto a mia madre se potevamo montare insieme Lamberto invece di lasciare il compito a Dorothy. Lei aveva scosso la testa, aveva inventato qualche scusa che ora nemmeno ricordo più e mi aveva lasciata delusa davanti alla donna paffutella, la quale aveva accarezzato la mia guancia e aveva detto "Ti va di dire ai tuoi amichetti se vogliono fare merenda qui? Potete poi aiutarmi con le palline."
Ero entusiasta. E lo sono ancora adesso.
"Ragazzi finite voi?" domando "Vado in cucina a preparare la cioccolata."
"Certo, Cameron." ridacchia Jackson "Abbiamo tutto sotto controllo."
"Ceeeeerto." Daffodil salta sulle spalle del ragazzo e lancia letteralmente una pallina sull'albero "Walker, reggimi però!"
Lo sento mormorare "Ci sto provando!" affaticato. Scoppio a ridere mentre guardo Marissa cercare di non farsi sfuggire la situazione di mano, sembra una maestra circondata da bambini delle elementari.
"Ti aiuto."
Concentro l'attenzione sul riccio e annuisco mentre lascio che mi segua in cucina "Sono disastrosi." commento divertita "Ogni anno devo comprare qualcosa di nuovo. Quest'anno le palline oro perché Peter l'anno scorso ci si è seduto sopra."
Ride anche lui mentre si appoggia al bancone della cucina. Che bell'immagine vederlo nella cucina di casa mia, con un maglione bordeaux e i capelli ormai sotto le spalle. Mi piace da morire.
"Lo fate ogni anno?" domanda.
Annuisco mentre prendo il latte dal frigo ed il preparato dallo scaffale "Sì, saranno quasi 10 anni. Dovremmo guardare le foto, ce le ho in qualche album nella libreria di sopra."
"Spettacolo." mormora.
"Tra l'altro, devo ricordarmi di scattarne una." sorrido "Quest'anno abbiamo ospiti."
"A proposito.. Ehm.." si gratta la testa imbarazzato "Anne ha chiesto di invitarti a cena da noi, la vigilia."
Boccheggio mentre spalanco leggermente gli occhi. Sta veramente succedendo? Gwendoline Cameron che sta per incontrare i genitori del suo ragazzo?
"Anne è mia mamma." aggiunge.
"Lo so." biascico "Lo so bene."
"Senza impegno." continua "Ma è una cosa molto tranquilla, ci sarà anche Marissa ovviamente ma saremo solo noi quattro, niente di che. Però se ti crea disagio o imbarazzo, capisco, non farti problemi."
"Certo che vengo." sorrido "Mi farebbe tantissimo piacere."
Ridacchia "Beh." si avvicina posando le mani sui miei fianchi "Allora non vedo l'ora."
Mi tiro su sulle punte e lo bacio mentre navigo con le mani tra i suoi boccoli. Indietreggio fino a sfiorare il bancone della cucina dietro di noi, lascio che le sue mani scendano sulle mie cosce e mi tirino su per permettermi di sedermi sulla superficie di granito. Prendo fiato mentre stringo le gambe intorno alla sua vita. Spero che anche lui si senta come mi sto sentendo io. Gemo flebilmente sulle sua labbra e ridacchio prima di allontanarmi leggermente "Dobbiamo fare la cioccolata calda." mormoro.
"Nahhhh." cattura di nuovo le mie labbra "Non dobbiamo niente a nessuno."
Stringo le sue guance tra le mani e allontano leggermente il suo viso per guardarlo meglio. Indugio sulle sue labbra e torno a guardarlo nelle iridi verdi "No, però io voglio la cioccolata."
Si arrende "Va bene." dice curvando le labbra e scoprendo la dentatura allineata. Mi aiuta a tornare a terra e riprendo a fare ciò che avevo intenzione di fare vicino ai fornelli. Ho gli slip puliti di questa mattina completamente zuppi. Non è ancora successo niente di che, se non qualche strusciatina accompagnata da baci e qualche marchio lasciato sul collo. Quando sento che potrebbe succedere mi irrigidisco sul posto. Ho paura. Ho paura di non sapere come fare, di essere goffa, di essere goffa e quindi non eccitarlo, di non piacergli abbastanza da nuda e mille altre paranoie. Mi viene la tachicardia solo a pensarci. Sono stati mesi bellissimi. Dopo la litigata di Novembre non è mai più accaduto di non doverci parlare per giorni interi. Litighiamo? Sì, ma dopo dieci minuti siamo di nuovo avvinghiati come polipetti ad esplorarci le cavità orali a vicenda. È la persona più buona che abbia mai incontrato. A volte penso di non meritarmelo. Di non ricambiare abbastanza la gentilezza che riserva per me.
"Gi." mi richiama "A che pensi?"
Beccata. Giro il contenuto del padellino e alzo lo sguardo che prima era perso "A cosa mettermi alla vigilia." schiaccio l'occhiolino e ridacchio.
"Mancano quasi due settimane." sbuffa una risatina "Sei proprio una donna."
Gli lascio una lieve gomitata nel petto "Però ti piaccio."
"Puoi dirlo, Girasole." mormora e mi stampa l'ennesimo bacio "Puoi dirlo."
Guardo i suoi occhi chiari ed impreco mentalmente: non gli ho ancora preso il regalo.

"Pronti?!" esclamo prima di premere l'interruttore "Woooooow." i cori dei miei amici meravigliati riecheggiano per il salone.
"Dio, è stupendo." mugugna Marissa mentre cerca le mani di Jackson. Sorrido e cerco gli occhi di Edward già fermi su di me.
"Ora ragazzi foto." li avverto mentre sistemo la macchina fotografica "Eee... tre, due, uno. Abbiamo dieci secondi!"
Corro a posizionarmi nella cerchia delle mie persone preferite. Marissa salta sulle schiena di Jackson ridacchia mentre Peter e Aaron si piazziano uno sul fianco destro e l'altro su quello sinistro. Guardo Edward affiancare Aaron e sfoderare un sorriso, mi si stringe il cuore. "Prendimi!" esclamo nei confronti del riccio mentre mi arrampico sulla sua figura slanciata. Ride mentre stringo le braccia al suo collo e guardo verso la fotocamera. Sento le braccia di Daf, alla mia sinistra, e quelle di Aaron, alla mia destra, raggiungere il mio corpo appollaiato sulla schiena di riccio e stringerci in un abbraccio.
"Sorridete!" qualcuno urla e tutti ridiamo all'unisono. Sono la famiglia che non ho mai avuto.
Daf scatta in direzione della fotocamera "Devo vedere come sono venuta!" cinguetta "Se sono venuta male la rifacciamo. Sia chiaro."
Rido mentre cerco di scendere dalla schiena del riccio "Spero di non averti incrinato una vertebra." mormoro ridendo.
Si porta una mano sulla schiena facendo una smorfia di dolore "Ehh."
Lo schiaffeggio bonariamente incrociando le braccia "Io scherzavo!"
"Anch'io." annuisce baciandomi sul naso "Sei un peso piuma."
"E tu sei stronzo." lo spintono.
"Un arrogante figlio di puttana." mormora.
"Un arrogante figlio di puttana." scoppio a ridere e lo abbraccio respirando forte il suo profumo "Sono felice di averlo fatto anche con te l'albero."
"Sono felice di essere parte della tradizione, Gi."
Annuisco e sciolgo l'abbraccio venendo travolta da Daffodil "Facciamo una foto Gwenny, devo aggiungerla alla parete."
"Certo." rido "Però sono in pigiama."
"Non importa!" esclama "Sei stupenda!"
Scoppio a ridere e copio la sua posa mentre guardo Edward. Scuote la testa ma lo leggo nei suoi occhi. Siamo innamorati. Innamorati persi.

Qualche ora e risata più tardi sono di nuovo sola, ripongo le tazze sporche di cioccolato nella lavastoviglie e mi richiudo la cucina alle spalle. Mi lancio sul divano e allungo i piedi vicino al camino acceso. Guardo l'albero illuminato ed è stupendo. Apro il computer e traccio la spedizione del mio pacco che ho ordinato qualche giorno fa. L'idea più sdolcinata ed imbarazzante di sempre: cinque lampade connesse le une alle altre e collegate ad un'applicazione che emettono un segnale luminoso diverso ogni qualvolta uno dei cinque proprietari della lampada invia un determinato messaggio attraverso l'app. L'azzurro è mi manchi. Il rosa è ti penso. Rosso è ti voglio bene. Gli altri colori sono personalizzabili. È patetica come idea? Forse sì ma quando le ho viste, mi si è sciolto il cuore. Pensare di tornare nella mia camera di Università, stendermi a letto e mandare un mi manchi azzurro a Daffodil, Jackson, Aaron e Peter chissà dove mi è sembrata la cosa più carina del mondo.
Compongo il numero del riccio e attendo mentre incastro il telefono tra orecchio e scapola destra.
"Hey!" esclama "Non riuscivi già a stare senza di me?!"
"Sono patetica se ho comprato delle lampade led per me, Daf, Aaron, Peter e Jack che sono tipo collegate tra di loro.. E posso inviare dei messaggi luminosi. Attraverso l'app, ad esempio, posso inviare uno spasmo di luce blu che significa mi manchi e così via. Tipo un linguaggio in codice luminoso." sbuffo "Sono patetica, sì. Sdolcinata e patetica."
"Sei adorabile." risponde "Sei solo adorabile."
"Lo dici in modo schizzinoso." commento mentre sfoglio il catalogo dei regali di natale di Asos "Non avevo davvero idee."
"Ma è invece un'idea bellissima, Gi." sta sorridendo "È un pensiero molto dolce e dimostra il fatto che li hai inclusi nel tuo futuro. Apprezzeranno di sicuro. Soprattutto Daf. Ma anche gli altri. Ti adorano, lo sai."
Faccio una smorfia "Mmmmm, sei troppo buono con me."
"Risposta sbagliata." risponde "Sono onesto."
Sta forse dicendo che avrebbe voluto anche lui riceverla per capire di essere incluso nel mio futuro? Mi si mozza il fiato in gola. Futuro. Cosa ne sarà di noi due, nel futuro?
"È un gesto molto bello." continua.
"Grazie." mormoro "Andrò a dormire più tranquilla."
"Mi piace quando mi cerchi solo quando ti servo." ridacchia "Mi fa sentire desiderato, è sexy."
"Sei proprio un cretino." borbotto "E falso."
"Mi adori però."
E se gli regalassi una chitarra? È troppo? È esagerato? Non me ne intendo ma potrei farmi aiutare. Aveva espresso più volte il desiderio di desiderarne una acustica nuova. Sospiro frustrata. Potrei condensare regalo di Natale e regalo di compleanno, primo febbraio. Non l'accetterebbe comunque? Non voglio litigare di nuovo con lui per quanto riguarda le questioni economiche. È una cosa che odio.
"Ti sei addormentata?!" mormora. Vorrei avere una voce bella almeno la metà della sua.
"No." rispondo "No, stavo solo pensando."
"A cosa?" mi punzecchia.
"Niente che ti riguardi."
"Ouch!" esclama "Colpo basso."
"Già. Però sto per andare, a dormire." annuisco anche se non può vedermi "Buonanotte."
"Notte girasole, dormi bene."
Vorrei registrarlo e sentirlo per il resto dei miei giorni. Bisbiglio anche un ciao e chiudo la chiamata mentre digito qualcosa sul computer. Sarà una lunga nottata.

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