quindici

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"Voglio fare una scuola di moda."
I miei occhi concentrati sul telefono di Aaron nell'intento di mostrarmi una foto delle sue nuove scarpe saettano sulla figura della mora abbronzata che, in minigonna a quadretti e fascia nera e Dottor Martens ai piedi, ha appena fatto il suo ingresso nel nostro locale preferito in cui fare colazione.
"Vuoi cosa?" mormora Jackson, la bocca piena di waffles guarniti con cioccolato.
"Non vado al college." allunga un volantino colorato sul tavolo di plastica accesa "È un'accademia privata di moda. A New York."
"A New York?" le fa eco Peter ridacchiando "E poi? Vivi come Blair Waldorf facendo shopping alla Fifth Avenue?"
"Lo sai che sei stronzo vero Adams?" sbotta mentre si fa spazio vicino a me. Mi sposto leggermente verso Aaron per farle più posto
"Oh beh, fantastico." mugugno "Ma.. sei sicura?"
"Certo." annuisce vistosamente.
"Sai almeno cos'è un ago?" bisbiglia il moro alla mia destra. Gli lascio una gomitata nel fianco prima di sfoderare un sorriso.
"Beh c'è ancora tempo per decidere e cambiare, però questo mi sembra un piano interessante." la guardo sorridendo "Se è quello che vuoi."
"È quello che voglio." annuisce.
Guardo Jackson guardarla impalato, la bocca sporca di zucchero a velo. Allungo il piede nella sua direzione, saetta gli occhi scuri su di me mimando un  che c'è?? prima di riprendere a mangiare la sua colazione.
"Quindi vado a New York." continua la mora "Parto giovedì."
Mi affogo nel mio stesso milkshake mentre alzo gli occhi sulla sua figura.
"A New York?!" ripete Peter "Così?"
"Sì, vado per qualche giorno, settimana. Non so. Devo abituarmi a vivere lì. E poi ho prenotato il tour dell'accademia." spiega mentre con un gesto della mano attira l'attenzione di Jeremy, il cameriere, ed ordina un milkshake alla vaniglia e cioccolato, uguale al mio, come sempre.
"Ma.." mormoro "Non ho capito." sbuffo una risata e la guardo. È seria.
"Ma tutto così d'improvviso?" continuo confusa "C'è tempo, è luglio e poi.."
"Cameron, ce lo ho i genitori." mi ammonisce "Vuoi venire anche tu?"
"Io?" ripeto "No. Cioè, non.. non posso. Tra due settimane poi ho la scadenza per un concorso, devo scrivere."
Mi osserva impassibile, il mascara nero sulle ciglia non fa una piega. Si volta verso il mio migliore amico.
"Tu?" domanda.
Aaron la guarda divertito prima di scuotere la testa "Dallas.."
Lo guardo. È la sua occasione. Per respirare. Sta soffrendo la separazione dei suoi genitori in silenzio, senza farlo pesare, ma glielo leggo negli occhi che probabilmente quando è da solo scompare il sorriso e compare la fronte corrucciata come quando è triste e pensieroso.
"Sai che ti dico? Contami."
Abbozzo un sorriso e annuisco nella sua direzione.
"Sono destabilizzata però sono contenta." ammetto.
"Voi due che fate?" Daffodil guarda Peter e Jackson con aria di sfida "Se facciamo una trasferta di Crackheads però ci devi essere anche tu Cameron."
"Lo so, Daf, però davvero non posso. Ormai mi sono iscritta." faccio il labbruccio e la guardo "Perdonami."
"Solo perché sei l'unica che sostiene questa idea del cazzo. Non so nemmeno rattopparmi un calzino." mormora.
"Lo so, ma hai un anno per imparare e poi penso sia l'obiettivo della scuola. Imparare quello." schiaccio l'occhiolino. Mi osserva a lungo prima di sporgersi nella mia direzione e baciare la mia guancia sinistra.
"Ti amo, lo sai?"
"Lo so." ridacchio e scuoto la testa "Quindi?" guarda Peter e Jack.
"Io ci sono." Peter annuisce e ride "Andiamo al tour della scuola di moda a New York!"
"Io balzo ragazzi. È il compleanno di Marissa la prossima settimana." fa spallucce "È il primo, vorrei ufficializzare le cose."
"Perché non siete ancora ufficiali?" lo riprendere Aaron divertito.
"Non proprio.." risponde il ragazzo, un velo di imbarazzo sul volto "Cioè sì però no. Magari le prendo un bel regalino, organizzo una cenetta, qualcosa, e glielo chiedo."
"Di sposarla?" ridacchio sotto i baffi.
"Vi odio." finisce il discorso prima di alzarsi "Ho il dentista. Ci vediamo alla spiaggia?"
"Certo Jacky." sorrido "Quando partite voi?" chiedo guardando i tre ragazzi.
"Il volo è alle 10 di giovedì." mormora la mora, gli occhi abbassati sullo schermo del cellulare.
"Ma come facciamo per i biglietti?" chiede Aaron.
"Li ho già presi, sto annullando quelli di Cameron e Walker."
Sgrano gli occhi e sollevo le sopracciglia.
"Tu sei pazza." commenta Peter ridendo "Sei completamente pazza."
"Sì." sorride "E voi venite con me."
"Non è detto, dobbiamo chiedere ai nostri genitori." mormora "Poi si vedrà. A proposito, Aaron, come siete messi?"
Incenerisco con lo sguardo gli occhi celesti che si fermano su di me prima di saettare di nuovo sul moro ed arrampicarsi sui vetri.
"Dimenticati che abbia chiesto." una mano sulla sua spalla coperta dalla t-shirt scura "Vado a fare le valigie Dallas. Ci si vede."
Mi fa l'occhiolino e scompare anche lui seguito poi a ruota da Daffodil euforica come una bambina. Scommetto che mia madre era già a conoscenza di tutto, così come i genitori di Jackson, Aaron e Peter. Lei non chiede il permesso, organizza e basta. Si intrufola nella tua vita e basta.
"Secondo me ti farà bene." guardo l'unico ragazzo rimasto al mio fianco "Cambiare aria."
"Sì.." mugugna "Non voglio però lasciare da sola mia madre."
Lo guardo mordendomi il labbro inferiore.
"Sì, però devi stare bene anche tu." mormoro "Non farti carico del peso degli altri. Hai già il tuo. E basta quello."
Gli lascio una carezza sulla schiena prima di tornare anch'io verso casa. Devo mettermi a scrivere qualcosa per il concorso e anche di fretta.

L'aeroporto è quasi vuoto. Forse perché nessuno ha in mente di partire il giovedì mattina? Poco importa. Spingo il bagaglio rosa della mia migliore amica e mi guardo attorno. Ho sempre sperato di incontrare qualche attore o cantante da queste parti intento a partire o arrivare. Non è mai capitato. Come una di quelle tante cose che succedono nei film ma che poi dalle realtà sembra così lontane.
"Quanta roba hai portato Dad?" mi lamento.
"Abbastanza per avere almeno 4 completi diversi ogni giorno." annuisce "Non si sa mai."
"Okay, mi sto pentendo di essere qua." mormora Peter, il cappellino da baseball blu sulla testa.
"Siamo in due." si unisce Aaron con una mezza risata.
"Perché guardandovi con le valigie all'aeroporto sto avendo questa sensazione di malinconia strana come se avessi già nostalgia di un momento che non è ancora arrivato?"
Guardo Jackson sollevando le sopracciglia per la frase complessa che ha appena detto ma che rappresenta appieno quello che sto provando al momento. Tra un anno saremo qua probabilmente, con le valigie, Peter con il cappellino, Aaron con le cuffie appese al collo, Daffodil con il trolley più alta di lei ma ci saremo anche io e Jackson, perché partiremo per il college e solo noi sappiamo quando e se ci rivedremo mai. Perché la promessa di restare amici per sempre è una promessa che si sono fatti tutti. E proprio per questo è così facile romperla.
"Non pensiamoci." liquido velocemente "Ci rivediamo tra pochi giorni, no?" annuisco vistosamente prima di allacciare le braccia intorno al collo di Aaron.
"Mi raccomando fate i bravi." bacio la sua guancia "E portatemi un regalino."
"Sì ma Cameron guarda che torniamo eh. Non essere così sdolcinata." ridacchia vicino al mio orecchio.
"Lo so." dico sciogliendo l'abbraccio e avvicinandomi a Peter "Però metti caso che un misterioso virus contagi mezza popolazione e venga instaurata una quarantena forzata e voi restiate bloccati a New York?"
Gli occhi azzurri del ragazzo mi osservano divertiti.
"Tu leggi troppi libri." commenta stringendo le mie spalle "Scrivi qualcosa di bello. Poi voglio leggerlo."
Annuisco abbozzando un sorriso timido, mi imbarazza ancora parlare di ciò che scrivo e lo ringrazio con gli occhi prima che la mia migliore amica attiri la mia attenzione dandomi un pizzicotto sul braccio scoperto.
"Sei una stronza." mormora.
"Daf, te l'ho spiegato. Non posso." sospiro "Mi dispiace, lo sai che sarei venuta senza ombra di dubbio."
"Ah-ah." mugugna sulla mia spalla "A settembre mi devi come minimo un paio di temi."
"Come se non te li avessi fatti io in ogni caso." ribatto roteando gli occhi al cielo "Comportati bene. E manda foto."
"Certo, Cameron. Piuttosto comportati bene tu." mi schiaccia l'occhiolo prima di impugnare il trolley e sventolare un braccio nella nostra direzione.
Mi volto verso Jackson.
"Secondo te ci tornano interi a Newport?" commenta ridacchiando.
"Spero di sì." sospiro prendendolo sotto braccio "Però ho i miei dubbi."
Scoppiamo a ridere prima di incamminarci verso l'uscita.
E se un altr'anno non dovesse tornare più nessuno a Newport? E se ognuno prendesse la sua strada dimenticandosi quella di casa? Sento il cuore accelerare. Butto giù la saliva e mi faccio più vicina al braccio di Jackson. Non ci voglio pensare.

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