quarantasette

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Do una leggera gomitata a Jackson che mugugna, la faccia appiccicata al banco.
"Jaaaaack." lo richiamo.
Mugugna di nuovo qualcosa di incomprensibile. Guardo Daf e prendo un sospiro pesante prima di passarmi una mano sul volto.
"Vorrei essere felice perché ho realizzato il mio sogno ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è lei." si tira su e si spettina i capelli "Ho mandato tutto a puttanate."
Marissa l'ha lasciato. Lui è entrato in una scuola di fumetti a Parigi, sì, perché per quanto lo abbia tenuto nascosto a tutti ha un gran talento nel disegno. È sempre stato il suo sogno da quando avevamo cinque o sei anni. Marissa si é congratulata e l'ha lasciato. Ha detto di avere bisogno di tempo per metabolizzare e prendere coscienza del fatto che non si riusciranno a vedere più. Mi si è rotto il cuore.
"Ne potete sempre ancora parlare." bisbiglia la mora "Hey, guardami."
Jackson saetta lo sguardo su di lei "Di cosa?" borbotta "Ha ragione. Ha perfettamente ragione. Voglio dire, io a Parigi, lei qui a fare l'ultimo anno. E poi? Lei cerca una scuola a Parigi, mi raggiunge, andiamo a convivere? A diciotto anni?" sbuffa una risata "Anche fosse l'amore della mia vita, non viviamo in una cazza di serie tv in cui tutto è rose e fiori. Ci sono i fiori, ma sono marci."
"Non puoi dire così." lo interrompo "Parti a Luglio per frequentare la scuola dei tuoi sogni. Non mi sembra sia tutto marcio."
Mi guarda grattandosi la voglia sul collo "Tu cosa pensi di fare con Edward, uhmm?"
Sollevo leggermente le sopracciglia schiudendo le labbra "Cosa c'entra?"
"C'entra. Quando lui dopo il diploma tornerà a Londra e tu a fine Luglio partirai per la Stanford, cosa farete? Vi videochiamerete fino a Natale? Poi? Vi vedrete a Newport? E poi? Videochiamate di nuovo fino all'estate? Dai, Gwen..."
Mi si riempiono gli occhi di lacrime. Mi sta ferendo.
"Non pretendiamo di aspettarci." scuote la testa "Le persone vanno e vengono. Speravo almeno se ne andasse un po' più tardi."
"Jackson sei uno stronzo però." mormoro "Non te la prendere con me se Edward non mi ha mollata appena sono entrata alla Stanford!" mi alzo mentre Peter circonda il mio polso con un dita pregandomi di risedermi "E poi non so nemmeno se ci vado!"
"E dove vai?" sbuffa una risatina ironica "A Londra con lui?!"
"Vaffanculo." strattono la mano di Pet ferma sul mio polso liberandomi dalla presa e giro i tacchi lasciando la stanza. Lo so, sto esagerando. Ma non era veramente una cosa da dirmi. Non riesco a pensarci. Nemmeno lontanamente. So che dovrà succedere. So che dovremo parlarne. 
Esco dalla porta di sicurezza dell'aula studio che dà sul cortile interno e prendo una mezza boccata d'aria. Il venticello di Marzo mi fa leggermente rabbrividere attraverso i collant e la salopette di jeans nero corta. Mi stringo nel maglioncino e sospiro.
"Hey tu!" le sue mani mi afferrano i fianchi e stampano un bacio sulla mia guancia "Ti ho visto uscire dall'aula."
"Ciao." mormoro. È Edward.
"Ouch, che occhiata." commenta "Tutto okay?"
"Perché non mi hai lasciata?" lo guardo "Quando ti ho detto di Stanford, perché non mi hai lasciata come ha fatto Marissa con Jackson?"
Aggrotta leggermente la fronte prima di sbuffare una risata "Ma di cos.."
"Aspetti che sia il momento di salutarci all'aeroporto? Perché non hai le palle di dirmelo subito? Che tanto non abbiamo un futuro?" gesticolo all'aria "Non possiamo videochiamarci e restare amici. Io non voglio restare amica con te e vederti amare qualcun'altro. No. Non lo voglio fare e non lo farò."
"Gwend-."
"Dimmelo." sbotto "Dimmi perché non l'hai fatto subito."
"Te l'ha detto Jackson?" mormora "Te l'ha detto lui, vero? Queste cose, le stai ripetendo perché te le ha dette lui."
"Anche se fosse?!" lo guardo "Non c'entra."
"Senti, Gi." allunga le mani sulle mie, le scanso divincolandomi "Ascolta, Jack è deluso e ferito. E arrabbiato. Te l'ha detto per quello. È uno straccio e aveva bisogno di sfogarsi."
"Ma ha ragione, Edward."
"Vuoi che ti lasci?" bisbiglia "Fammi capire, Gwendoline, davvero. Perché non riesco a capire dove vuoi arrivare."
"Tanto prima o poi lo dovrai fare, no?"
"Puoi farlo anche tu, se credi sia meglio così." annuisce "Perché non lo fai, uhm?"
"Già!" lascio andare le mani lungo i fianchi "Direi che è decisamente meglio finirla qua."
"Ma spiegami una cosa, tutta questa scenata a cosa è dovuta?" incrocia le braccia al petto "Al fatto che Jackson ti abbia illuminata sulla faccenda? Non ci avevi ancora pensato? Non avevi ancora realizzato che presto o tardi che sia tutto questo." indica prima e poi lui "Io e te, ecco, finirà? Che non potremo averlo quando saremo ai due poli opposti del mondo? Non posso prometterti di scriverti. O di chiamarti. E lo sai bene anche tu."
Lo osservo mentre mi mordo l'interno guancia per non piangere. Perché me la sto prendendo con lui?
"E non.." sospira e si passa una mano sul volto "Non possiamo programmare il nostro futuro sulla base di questo, Gwen."
"Cos'è questo, Edward? Perché non lo capisco più. Mi sembrava fossimo fatti l'uno per l'altro." stringo i pugni "Dimmi se mi sbaglio, perché in questo momento tu non mi sembri molto convinto."
"Perché devi fare così?" bisbiglia "Dio, lo odio."
"Tornerai con lui?"
Gli occhi verdi mi guardano, mi fulminano, le sopracciglia scure aggrottate "Cosa?"
"A Londra." sospiro "Tornerai con lui."
"Gwendoline."
"Perché è la tua anima gemella. Giusto?"
Scuote la testa sollevando gli occhi al cielo e mi volta le spalle "Perché non sei in grado di dirmi una volta scusa?!" sto urlando "Semplicemente vai via."
"Perché sei ingestibile!"
Mi spettino i capelli, vorrei solo piagnucolare sulla sua spalla ma siamo due teste di cazzo. Testardi. Ed orgogliosi.
"Perché dovresti dire una cosa simile nel bel mezzo di una discussione?"
"Perché non me l'ha mai detto, Edward." lascio andare le mani lungo i fianchi e sospiro "Non me l'hai mai detto come ti senti quando sei con me. E mi avevi fatto tutto quel discorso sulle anime gemelle che.." butto giù la saliva "Quando canti quelle canzoni ti brillano gli occhi."
Lo sento buttare fuori l'aria dal naso "Gwendoline, possiamo non mettere in mezzo questo?"
"Dimmelo." mormoro "Dimmi che non provi più niente per lui. Che ti è indifferente."
"Gwen." sospira.
"Dimmi questo." continuo "E per me sarà abbastanza."
Schiude le labbra ma non esce nient'altro se non un sospiro "Io.."
"Ecco." sorrido appena, ho la vista già appannata "Visto?"
Gli do le spalle e rientro asciugandomi gli occhi col dorso della mano. Perché dev'essere tutto difficile così?

never too farDove le storie prendono vita. Scoprilo ora