ventisette

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"Ethan!" esclamo per l'ennesima volta, ormai spazientita, mentre lo sento litigare con la cerniera della gonna di jeans "Devi tirarla su la zip!"
"Ma si è incastrata." sbuffa "Ecco fatto."
Indosso il top chiaro mentre mi tengo a mio fratello e piombo con un tonfo sul letto "Odio questa gambe molle."
"Hai tolto il gesso nemmeno 48 ore fa, cosa ti aspettavi?" scuote la testolina bionda "Dai che ti metto le scarpe."
Lo guardo mentre annoda le sneakers e sorrido. Sto tornando a casa. Per davvero. Gli ultimi controlli erano perfetti, il mio angelo custode ha fatto sì che tornassi a casa felice e contenta. Ethan mi aiuta a sistemarmi sulla carrozzina e mi guardo nel piccolo specchio che mi ha portato aggiustandomi i capelli "Dici che avendo ridotto le pastiglie e prendendone solo più due alla sera e una alla mattina posso bere almeno una birra?" mugugno guardando gli occhi azzurri di mio fratello incenerire i miei con uno sguardo di rimprovero.
"No." lo sento dire prima che si posizioni dietro di me e impugni la sedie a rotelle "Dí ciao alla tua cameretta d'ospedale."
"Ciao stronza." borbotto "A mai più."
Ridacchia e abbandona la stanzetta dai muri aranciati.
Mi sento più leggera ma allo stesso tempo emozionatissima. Sto tornando a casa, ci credo? Non ancora.
Respiro a pieni polmoni l'aria fresca, era un bel po' che non lo facevo. Percepisco sulla pelle un'aria ed una temperatura diversa. Vuol dire che l'estate stia finendo?
"Oh, comunque è arrivata una busta per te." tira fuori la carta spiegazzata dalla tasca posteriore dei jeans e me la allunga sotto il naso "Già aperta ovviamente."
"Ethan!" esclamo "Stronzo!"
"Scusa orsetto, lo sai che sono il tuo più grande fan." ridacchia. Leggo velocemente il contenuto concentrandomi sulle parole primo posto, classifica, vincitrice, concorso, premiazione e sorrido come un'ebete davanti all'inchiostro stampato sulla carta chiara. Mi mordo l'interno guancia trattenendo le emozioni "Oh, wow." mugugno "Figo."
"Figo??"ridacchia "Hai vinto Gwenny, pubblicheranno il tuo racconto sulla loro rivista. Ti rendi conto?"
Abbozzo un sorriso e alzo la testa nella sua direzione "Sono fiero, trappola, sono fierissimo di te."
"Dai." lo riprendo abbassando lo sguardo. Si china su di me e mi bacia i capelli "Non smettere mai di scrivere." mormora "Promettimelo."
Sospiro e ridacchio "Promesso Et. Promesso."
Sai essere tutti i colori in uno solo quando scrivi. Ed è bellissimo.
Stringo la lettera al petto e ridacchio sotto i baffi. Staremo meglio di così. Staremo bene.

Sorrido per qualcosa che Aaron ha detto a Dorothy e che l'ha fatta scoppiare in una fragorosa risata e bevo un sorso del succo fresco nel bicchiere di carta tra le mie mani. Daffodil e Jackson hanno decorato tutta la casa con palloncini e festoni gialli, intonati ovviamente a bicchieri e piattini. Sembra più una baby shower.
"Tesoro!" sento cinguettare mia mamma dal salotto "Vieni a fare una foto con noi?"
Sbuffo sonoramente prima di afferrare le ruote della sedia a rotelle e raggiungere i miei genitori al centro della sala. Sono elegantissimi.
"Dai sorridi che la devo pubblicare questa." annuisce vistosamente prima di sistemarsi meglio "Non riesci a metterti in piedi solo per la foto?"
"Mamma?!" la richiamo "Sul serio?!"
Guardo Ethan cercando un po' di comprensione ma senza ottimi risultati. Prendo un respiro e mi alzo in piedi tenendomi sulla gamba buona e aggrappandomi ai due cinquantenni ai miei lati.
"Sorridete." esclama il biondino prima di accecarci con il flash "Oh scusate."
Scattiamo ancora qualche volta prima che io crolli di nuovo sulla carrozzina "Uh perfetta questa Ethan, mandamela subito." sento mormorare mia madre. Scuoto il viso e mi guardo intorno in cerca del pensiero fisso che mi tortura la testa da settimane: Edward. Ho passato gli ultimi dieci giorni a convincere i miei genitori della sua innocenza e sembrano quasi essersi rassegnati, o forse non gliene importa davvero granché. Aaron se ne è quasi fatto una ragione. L'unica irremovibile dalla sua opinione è invece Daffodil, che ora lo guarda in cagnesco seduta sulla poltrona insieme a Jack e Marissa.
Mi muovo sulla carrozzina prima di vederlo in giardino, afferrare le stampelle appoggiato al muro della sala e raggiungerlo zoppicando.
"Hey!" mi richiama "Lascia che ti aiuti."
"Nah, ce la faccio." annuisco mentre lo affianco sulla panca. Davanti a noi il tramonto riflette sulla piscina.
"Che fai qua fuori?" chiedo. Sbuffa una risata portandosi indietro i capelli.
"Non mi sentivo a mio agio là dentro." ammette guardandomi.
"Grazie per essere venuto, Comunque."
"Certo." lo guardo sorridermi, indossa una camicia chiara, le maniche arrotolate su per i gomiti "Abbiamo un po' di storia io e te, no?"
Mi lascio andare ad una risata sottile e riporto lo sguardo davanti a noi annuendo con il viso "Direi di sì. Ci siamo quasi ammazzati."
"Ti ho quasi ammazzata." mi corregge. Fa quasi paura poterci fare dell'ironia sopra adesso.
"Sono così antipatica?" domando.
"Nah, antipatica non direi." scuoto il viso "Confusionaria."
Aggrotto la fronte mentre sbuffo una risata "Confusionaria? Lo prendo come un complimento."
Ridacchia e scuote i ricci "Può esserlo."
Mi osserva "Hai avuto i risultati di quel concorso?"
Alzo leggermente le sopracciglia sorpresa "Chi te l'ha detto?" alzo l'indice contro il petto magro "Ethan?"
"No, ness-" lo interrompo fulminandolo con lo sguardo "È uscito prima anche con gli altri ragazzi." annuisce "Aspettavo comunque che me lo dicessi tu."
Trattengo un ghigno mentre abbasso lo sguardo "Pubblicheranno il mio racconto sul numero di Settembre."
"È tanto, lo sai?" mormora.
"Non esagerare."
"Non sto esagerando." richiama la mia attenzione e lo guardo negli occhi "Sei brava, Gi."
Curvo le labbra "Grazie."
Mi ha chiamato di nuovo Gi. Perché suona così bene questo nomignolo tra le sue labbra?
"Posso farti sentire una cosa?"
Scatto nella sua direzione con testa e occhi fissi di lui mentre alzo leggermente le sopracciglia stupita "Una tua cosa?" bisbiglio. Annuisce mentre estrae cuffiette e cellulare dalla tasca.
"Certo." mugugno "Certo che puoi."
Prendo la cuffia e la ripongo nell'occhio cercando la posizione più comoda, lui mi imita mentre fa partire la registrazione sul suo telefono. Chitarra e voce, niente più, niente meno.

Same lips red, same eyes blue
Same white shirt, couple more tattoos
But it's not you and it's not me

Butto giù un po' di saliva mentre socchiudo leggermente gli occhi beandomi della sua voce.

Tastes so sweet, looks so real
Sounds like something that I used to feel
But I can't touch what I see

Finirò di nuovo a piangere per una canzone che non mi riguarda nemmeno? Probabilmente sì.

We're not who we used to be
We're not who we used to be
We're just two ghosts standing in the place of you and me
Trying to remember how it feels to have a heartbeat

Mi volto verso di lui, ha gli occhi lucidi. Mi porto una mano alla bocca e torturo il labbro inferiore. Trying to remember how it feels to have a heartbeat? Veramente?

The fridge light washes this room white
Moon dances over your good side
This was all we used to need
Tongue-tied like we've never known
Telling those stories we already told
'Cause we don't say what we really mean

Per l'ennesima volta chiudo gli occhi lucidi e mi ritrovo a pensare: chi diavolo lo ha ferito? Allungo una mano sulla sua, la stringe leggermente prima di far scivolare il braccio dietro le mie spalle e avvicinarmi con delicatezza al corpo muscoloso.

We're not who we used to be
We're not who we used to be
We're just two ghosts standing in the place of you and me

È questa la canzone che ha scritto rivedendo qualche mese fa quella ragazza? Stesse labbra rosse, stessi occhi blu, stessa maglia bianca, un paio di tatuaggi in più?

We're not who we used to be
We're not who we used to be
We're just two ghosts swimming in a glass half empty
Trying to remember how it feels to have a heartbeat

Restiamo in silenzio per una quantità indefinita di secondi, senza la necessità di dover per forza dire qualcosa. Sto cercando le mie parole migliori per dirgli che è fatto per fare questo nella vita. Che ascolterei la sua voce e le sue melodie per il resto dei miei giorni. E che se sapessi come porre rimedio al suo cuore spezzato, lo farei anche subito. Se sapessi disinfettare le sue ferite e dare qualche punto di sutura. Ma non credo di saperlo fare.
"Possiamo risentirla?" bisbiglio.
Lo sento togliersi l'altra cuffia e infilarla delicatamente nell'altro mio orecchio vuoto. Lo guardo, annuisce e abbozza un sorriso. Accoccolo la testa nell'incavo della sua spalla e chiudo gli occhi.
Non è forse un dono del cielo saper mettere in musica e parole un sentimenti così pesante come il dolore? Non è forse un privilegio saperlo fare? Stringo le unghie nel palmo della mano e serro le palpebre. Perché ha dovuto soffrire così tanto? Perché gli hanno spezzato il cuore?

never too farDove le storie prendono vita. Scoprilo ora