quarantotto

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"Edward." urlo il suo nome mentre cerco di inseguirlo per il corridoio senza cadere da tacchi "Edward, puoi fermarti un secondo per favore?"
Gli afferro la mano intrecciando le mie dita ai suoi anelli "Niente di quello che hai visto è come pensi."
Spezza il contatto tra di noi e fissa lo sguardo sul mio. Ha gli occhi lucidi.
"Era solo uno stupido gioco alcolico." scuoto la testa "Per favore."
Sospira e si passa una mano tra i capelli senza spiaccicare parola. Non va per niente bene.
"Mi dispiace." mormoro avvicinandomi "Dì qualcosa." stringe ancora i girasoli tra le mani. Indossa dei pantaloni eleganti scuri e la camicia bianca. Proprio come avevamo concordato.
"Era un bacio a stampo, voglio dire, lo sai.."
"Lo so." annuisce "Lo so, era solo un bacio a stampo? Come il fatto che ti vedano in intimo, tanto sono i tuoi fratelli no? O come quando dormi nel loro letto e li abbracci perché se non abbracci qualcosa non riesci ad addormentarti? È solo questo, no?"
"Ed.." sospiro "Ti prego, non farne una scenata di gelosia. Ti prego."
"Pensi sia facile?" allarga le braccia "Cioè guardati."
Vorrei semplicemente abbracciarlo. Qualsiasi cosa dica.
"Non hai veramente bisogno di me."
"Edward di cosa cazzo stai parlando." lo interrompo "Per favore."
"Che sono un cretino."
"No, sei solo uno stronzo." mormoro "Ti ho scritto, Edward, perché sono sempre io alla fine a mettermi in ginocchio per chiederti scusa. E non mi hai risposto. Ti ho cercato. Mi bastavano due paroline mi dispiace. Non sapevo nemmeno se questa sera saresti venuto."
"Dai, Gwen.." ridacchia ironico "Non sarei venuto secondo te? Veramente pensavi che non mi sarei presentato?!"
"Non lo sapevo, Edward. Perché non mi parli. Non mi parli mai."
"Qua sei ingiusta però." allunga l'indice su di me "L'ho fatto. Ti ho parlato. E siamo finiti per litigare riguardo quello che ti ho detto."
Schiocco la lingua sul palato e stringo i pugnetti all'aria "È che.. Volevo.. Vorrei solo che fossi felice."
"Per questo hai baciato Aaron, no? Per farmi felice."
Mi porto le mani sul viso, vorrei piangere.
"Era uno stupido gioco, Edward. Sono anche ubriaca."
"Mi sembravi piuttosto sobria."
Mi stringo nelle spalle, fa un freddo allucinante "Edward, dai."
"Non c'entra che sei ubriaca."
"C'entra, invece. Non ci ho nemmeno pensato. Che potessi arrivare, vedermi, fraintendere tutto."
"Se fossi stato lì, l'avresti fatto?" lo vedo sfilarsi la giacca elegante e allungarmela "Uhm?"
"Non voglio la tua giacca." la scosto con la mano "Voglio solo festeggiare il mio diciottesimo. Insieme."
"Era quello che volevo anche io." mi infila poco delicatamente la giacchetta sulle spalle "Mi sa che non si può fare."
"Vedi." borbotto "Ma lo senti quanto sei orgoglioso oppure no? Te lo ripeto, mi dispiace. Mi dispiace infinitamente. Per tutto quanto. Per stasera, per l'altro giorno, per qualsiasi cosa. È che davvero io non so più cosa pensare."
"Quindi ora è colpa mia?"
"Sì." afferro gli orli della giacca e li chiudo sul petto scoperto, sa di lui ed è devastante sentire quell'odore senza poterlo baciare e stringergli la mano "Perché non fai mai, e dico mai, il primo passo."
"Gwendoline." mi richiama, riesco a vedere i tatuaggi sotto la camicia chiara "Perché stiamo litigando?"
"Perché..." biascico leggermente "Perché sei orgoglioso, perché pensi ancora ad una persona che è rimasta a Londra e perché.."
"No." scuote un dito davanti al mio viso "No, Gwen, stiamo litigando per delle cazzate perché non riusciamo ad accettare il fatto che il futuro ha in serbo per noi strade diverse che difficilmente combaceranno di nuovo. E siamo talmente attratti l'uno dall'altro che non ce la facciamo ad immaginarci separati. Lo so. Lo so che è così perché terrorizza anche me. Ma non c'è altra soluzione, Gi. È quello che è."
Non mi sono nemmeno accorta di star piangendo.
"No.." mugugno.
"Sì." annuisce "Abbiamo solo paura."
"Quindi mi stai dicendo addio?"
Allunga i girasoli nella mia direzione, li prendo con poca forza tra le mani "Buon diciottesimo, Gi."
"Perché ti sei vestito così se avevi intenzione di andartene dalla mia vita?" lancio il mazzo contro il suo petto, qualche petalo giallo cade a terra "Buon compleanno, Gi. Sul serio?" sbotto "Va bene. Mi hai già strappato il cuore, non ti resta che romperlo. Ce l'hai già tu. Facci quello che vuoi."
Mi asciugo le lacrime, Daffodil sapeva sarebbe finita così, per quello ha voluto usare il meno trucco possibile.
Mi guarda senza dire una parola. Ma che diavolo stiamo facendo? Non ha senso. Non hanno senso i nostri discorsi. Non ha senso stare male così. Mi avvicino titubante sui tacchi e allungo una mano sul suo viso teso. Ci poggia la sua sopra. Le guardo. La mia in confronto alla sua sembra così minuscola.
"Possiamo stare bene ancora per qualche mese?" bisbiglio. La musica è lontana. Ci siamo solo noi e la luna.
"Mi dispiace." mormora "È che..." sospira rumorosamente "Mi piaci davvero, Gwendoline. E sì, lo penso. Lo penso spesso. Ma penserò anche a te. Non mi sarai mai indifferente. Solo.. ricordatelo sempre." mi stampa un bacio in fronte "Ti amo." bisbiglia "Credimi. Lo faccio davvero."
Allaccio le braccia al suo collo e mi stringo il più possibile al suo corpo "Dispiace anche a me." mugugno sulla sua spalla "Non sei uno stronzo, ero solo arrabbiata. E mi dispiace per i fiori, sono bellissimi."
"Erano." rettifica. Mi allontano leggermente per guardarlo negli occhi, sgombero la fronte dai ricci e li sistemo dietro le orecchie "Promettimi che non discuteremo più così."
"Non sono bravo a fare promesse."
"Posso baciarti?"
Allunga lo sguardo sull'orologio al suo polso e mi coglie alla sprovvista catturando le mie labbra.
"Buon diciottesimo compleanno, girasole." intensifica il bacio prima che le porte a vetri dietro di noi vengano spalancate dal branco di schiamazzi e risate e i fuochi d'artificio sopra le nostre teste disturbino la quiete di pochi secondi prima. Stringo più forte le braccia intorno al collo di Edward e guardo Daffodil bere da una bottiglia di spumante rosa mentre stringe il braccio di Peter che ride di cuore. Più in là Aaron ha il naso tirato all'insù, guardo i fuochi nel cielo stellato e sfiora la spalla di Jack per indicargli il più bello. Si danno una spallata amichevole e sorridono. Bacio il collo di Edward che mi sorride, finalmente, guardandomi negli occhi "Solo.. Ricordati che sei l'unico." mi bacia ancora una volta per poi essere interrotto da Ethan che si intrufola tra di noi, è sbronzo perso, per saltarmi al collo cantandomi tanti auguri. Ricambio l'abbraccio prima di essere travolta dagli altri che mi prendono in braccio facendomi saltare tra le loro braccia. Rido di gusto mentre mi sento una regina. Guardo i fuochi sopra di me e mi stringo nella giacca di Edward. Ha ragione lui. Ha perfettamente ragione. Io ho solo paura di dover dimenticare il suo profumo da un giorno all'altro. E di non saperlo fare.

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