trentuno

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Muovo il fondoschiena a ritmo di Loco Contigo abbassandomi sul pavimento insieme ad Aaron che stringe i miei fianchi. Non sappiamo una parola di spagnolo ma cantiamo a squarciagola parole sconnesse e completamente inventate. Il suo tocco sulla mia pelle nuda non mi è indifferente ma nella mia testa del viso del mio migliore amico non c'è traccia. Ci sono solo un paio di occhi verdi che vorrei mi guardassero ballare come stanno facendo quelli di Aaron. Vorrei fossero le sue mani sui miei fianchi. Fosse lui ad abbassarsi e toccare il pavimento con me.
Il Dj cambia ritmo passando dal raggaeton ad Outside con la voce di Ellie Goulding e Calvin Harris. Saetto lo sguardo poco lontano da noi, lui è lì, porta alla bocca il bicchiere trasparente e ridacchia per qualcosa che ha detto la ragazza davanti a lui. Capelli neri lunghissimi. Pelle bronzea. La mini gonna bianca le sta d'incanto. Sento il cuore fermarsi a vedere le ginocchia vicine, sfiorarsi appena. Non importa la massa di ragazzi che ha iniziato a ballarmi addosso, saltando, incuranti di me ferma, immobile, in una stanza piena di musica, con gli occhi fermi su un'immagine che nella mia mente è comparsa fin troppe volte. Lui con altre. Dovrei essere io. Perché non sono io?
Mi faccio spazio nella folla sudaticcia, ignorando i fischi di qualcuno o il tocco di qualcun'altro, le ragazze con i tacchi sulle mie sneakers chiare, la condensa sui bicchieri dei cocktails che scivola sulla mia pelle calda. Lei gli sussurra qualcosa all'orecchio, lui annuisce, quel ghigno sul volto che credevo fosse riservato solo a me. Perché il mio cuore si spezza sempre sulle note di Calvin Harris? Odio Calvin Harris. Li guardo alzarsi, lei afferra con la mano gracile una delle dita affusolate. Dove lo stai portando? Vorrei urlarlo. Vorrei urlare e scongiurarla di non portarmelo via. Li rincorro, accelerando il passo, sono davanti a me, mi basta allungare una mano per fermarlo. Perché non mi muovo? Dove stanno andando? A parlare fuori, per poter sentire la sua voce angelica? Lo sa che aveva un difetto di pronuncia e il suo tono pacato era la sua arma di difesa per riuscire a formulare una frase senza inciampare? O pensa che sia semplicemente sexy? La starà portando in macchina ad ascoltare Bon Iver? Le offrirà un biglietto di un concerto? Dove stanno andando? In camera? Dove lui le toglierà la gonna, faranno sesso e poi le accarezzerà i capelli come con Daffodil? In giardino, a pomiciare, al buio, le mani che si cercano sotto i vestiti? Oppure in bagno? La gonna tirata su e le gambe sulla tavoletta del wc, le mani sulle piastrelle meno sporche e lo specchio appannato dai loro respiri affannosi? Ma che cazzo mi passa per la testa?
Allungo un braccio attorcigliando le mie dita al suo polso tatuato. La testa riccia ruota indietro, gli sguardi si impigliano. Sento il cuore accelerare nel petto tra la tequila, la vodka e l'adrenalina.
"Girasole." sorride appena, sorpreso "Che c'è?"
Mi ha appena chiamata girasole? Si forma un nodo in gola, la bocca secca, la lingua rasposa. Diglielo, Cameron.
"Perché lei?!" mugugno. Non devo piangere.
"Cosa?" esclama avvicinandosi. La ragazza sta tornando indietro per lui, mi lancia un'occhiatina allegra, probabilmente non mi odia tanto quanto sto facendo io in questo momento.
"Perché lei!" esclamo "Perché lei e non me?!?!"
Aggrotta leggermente la fronte divertito, gli occhi lucidi sanno di vodka anche loro, probabilmente è sbronzo quanto me. Lo guardo mormorare qualcosa all'orecchio della mora e tornare a guardare me come se fossi l'unica ragazza nella stessa. Mi stringe la mano circondandomi le spalle con il braccio "Vieni con me, Cameron." mormora al mio orecchio, le labbra lo sfiorano appena. Seguo la sua camminata ampia "Dio, c'è troppa gente." si passa una mano tra i capelli prima di optare per il giardino esterno, il più lontano dalla piscina possibile, si avvicina alla staccionata in legno e porta gli occhi su di me, sorride "Che dicevi?"
Scuoto la testa e poggio le spalle alla costruzione di legno, affianco a lui. Guardo le stelle sopra di noi, si vedono appena "Avresti portato anche lei qua?" mugugno. Se fossi sobria probabilmente risultarei patetica alle mie stesse orecchie. Ma sono sbronza. Non mi sento neanche.
"Lei chi?"
Lo guardo in cagnesco. Respira appena prima di scoppiare in un "Ooooh, Millie." annuisce "Non lo so dove mi avrebbe portato, Gwenny."
"Però sai cosa ti ha detto all'orecchio."
Sbuffa una piccola risatina "Sì, me lo ricordo. Lo hai sentito anche tu?" mi guarda "Sei tipo vampiro?"
Alzo la mano nella sua direzione e colpisco la pelle nuda del braccio, dove la camicia è stata arrotolata "Piantala!"
"Hey, okay!"
"Perché non posso essere io?" mi esce più in mugugno che una frase, sto per piangere, forse.
"Gwendoline..." sospira.
"No, perché? Dimmelo. Dimmi cos'ho che non ti piace. Se sono i capelli, il fisico, i lineamenti." biascisco leggermente "O è che sono poco brillante forse? Ma non è vero. È una cazzata. Perché io mi sento avanti anni luce di fronte alla merda che ci circonda. Potessi mandare all'aria tutto, le cene, i vestiti firmati, la macchina, la casa di lusso. Potessi bruciare tutto e ricominciare da zero, lo farei." mi stacco dalla staccionata "Vivo in una bugia da vent'anni e sta iniziando a farmi tutto schifo." muovo qualche passo in avanti, un paio di ragazzi mi guardano in silenzio "È normale che non abbia trovato nessuno in grado di innamorarsi di me? Secondo te è normale?" mi posiziono di fronte  a lui, le gambe inchiodate al prato verde "È normale secondo te? È che io mi sento bene. Io sto imparando ad accettarmi. Poco alla volta. A volermi bene. Perché ho iniziato ad avere paura di non trovare nessuno disposto a farlo per me. Allora ho cominciato ad apprezzarmi. Però non funziona. Nessun'altro mi apprezza."
"Gwen, dai." mormora "Non è vero, e lo sai."
"È vero, Edward." singhiozzo, quando ho iniziato a piangere? "È vero perché se qualcuno vuole una ragazza di cui invaghirsi sceglie Daffodil e non me."
Scoppio a piangere mentre affondo la testa nell'incavo tra la spalla e il suo collo. Percepisco il suo tocco sottile sulla mia schiena, la accarezza mentre dalla sue labbra esce un flebile sh, respiro a pieni polmoni il suo profumo.
"Non sarò mai come lei." mugugno "E farò le mie esperienze un giorno chissà quando. Ma mai qua. Io la odio Newport, Edward, la odio, la odio, la odio." batto i pugni sul suo petto.
Incassa senza lamentarsi "Gwen, Hey, calmato per favore." bisbiglia "Gwendoline."
"Sto sprecando la mia vita Edward." piagnucolo "Stavo per ammazzarmi senza essermi nemmeno mai innamorata."
Mi allontano leggermente dal suo petto e passo il dorso della mano sul viso per asciugarmi gli occhi umidi. Tiro leggermente su con il naso e respiro a pieni polmoni, il cuore però non smette di rimbalzare da una parte all'altra.
"Lo sai che sei piuttosto speciale, Cameron, no?" mormora mentre mi sposta un paio di ciocche appiccicate alle guance a causa delle lacrime "Non pensare mai il contrario."
Cerco nei suoi occhi qualcosa che mi faccia capire che posso farlo. Che posso baciarlo. Che posso aprirgli i miei sentimenti. Posso fargli vedere che I'm a fool for you.
Avvicino piano il viso al suo, non si scosta, guardo i suoi occhi saettare per tutto il mio viso e le sue labbra curvarsi appena. Vuol dire che allora le sue iridi chiare mi vedono come le mie vedono lui? Allungo una mano sulla mascella magra e mi alzo sulle punte, sto per chiudere gli occhi, sento il suo respiro sulla mia pelle.
"Gwen.." sussurra e scosta il viso dal mio "Scusa."
Sento una fitta nel petto. Sopravviverò. Semplicemente sopravviverò.
"Sì, perché mai dovresti baciarmi?" le mie labbra rilasciano una risatina amara mentre distolgo la sguardo da lui "Non  sono nemmeno.."
Mi muoiono le parole in gola mentre sento le sue mani afferrare il mio volto accaldato e le sue labbra bollenti premere insistentemente sulle mie. Sta succedendo davvero? Mi manca il fiato dai polmoni e il terreno da sotto i piedi. Circondo i suoi polsi con le mani mentre lo sento intensificare il bacio. Sono completamente succube. Mi allungo sulle punte e faccio scivolare una mano tra i suoi capelli. Dio, voglio questo. Per tutti i giorni della mia fottutissima vita. Quelle mani sul mio viso così. Realizzo cosa sta succedendo solo nel momento in cui inizio a sentire il basso ventre formicolare al solo pensiero del corpo di Edward così vicino a mio. Mi allontano di scatto spalancando le palpebre appena truccate. Il suo sguardo così vicino è quasi intimidatorio.
"Cos'era?" bisbiglio.
Si spiaccica una mano sulla fronte mentre riprende fiato nervosamente.
"Non dirlo." mugugno "Non dirlo nemmeno." allungo l'indice su di lui "Non avere neanche il coraggio di dirmi che l'hai fatto solo perché ero disperata. Per favore. Lasciami credere che sia diverso."
"Lo è, Gwendoline." sospirs "Lo è."
Un guizzo di speranza nei miei occhi "Cos'era, allora?" lo dico piano, quasi un bisbiglio, per paura di sentire la risposta.
Guardo le fessure verdi scrutarmi. Cosa c'è là dietro? La ragazza che l'ha ferito?
"Io.." sospira pesantemente "A me piace stare con te, Gi. Davvero."
Trattengo un sorriso mordendomi il labbro inferiore.
"E non sai quante volte ti avrei già baciato se solo non fossi così incasinato." si passa una mano tra i capelli, guardo i boccoli scrivolare tra le sue dita "Ho veramente mille cose per la testa e.."
Stringo più forte il pezzetto di carne tra la dentatura. Non dirmelo.
"Per me sei.." altra pausa "È difficile, Gwen, mi dispiace."
"Sono difficile." esclamo "Sono difficile io, vero? Cioè Daffodil é più semplice, Millie è più semplice?"
"Gwendoline ti prego."
Lo guardo "Dimmi perché loro sì ed io no."
"Perché io non voglio portarti a letto una sera o pomiciare in macchina due ore ed il giorno dopo lanciare tutto nel dimenticatoio ed essere amici come prima." bisbiglia "So che già questo bacio ha cambiato le cose tra di noi. E so cosa ti farebbe qualcosa di più."
Deglutisco anche se ho la bocca a secco.
"E non voglio farti del male." aggiunge.
"Non voglio fartene nemmeno io." bisbiglio.
"Lo so." annuisce "Lo so. Non pensare che non l'abbia capito. Che abbia ignorato come mi guardi. Credimi, mi piace. Mi piacciono le tue attenzioni ma davvero, non è il momento."
Mi porto una mano alla bocca mentre scuoto il viso e volto le spalle.
Mi piacciono le tue attenzioni ma davvero, non è il momento.
Perché sa così tanto di non abbastanza?
"Gi, ti prego, non fare così.." lo sento parlare dietro di me. Sto di nuovo piangendo.
Mi abbraccia da dietro, sento il suo mento poggiare sul mio capo delicatamente mentre le sue braccia si incastrano attorno al corpo magro "Mi dispiace davvero."
Sfilo le mani dagli occhi umidi e mi accoccolo nella sua presa, ricambiando l'abbraccio. Premo le labbra sul suo collo. So cosa sto facendo. So che non è giusto.
"Gwen.." bisbiglia "Mi rendi le cose difficili."
"L'hai detto tu." bisbiglio anch'io "Che non sono semplice."
Mi allontano di poco per guardarlo negli occhi "Non ho detto questo." sussurra, guardo le labbra muoversi "Ho detto che..."
Lo bacio di nuovo. È una sensazione stranissima. Non so nemmeno come muovermi. Però il solo contatto delle mie labbra sulle sue mi fa impazzire. Una manciata di secondi prima di essere di nuovo riportata sulla terra, si allontana, la bocca socchiusa a mezz'aria "Dammi tempo, Cameron."
Dammi tempo.
Sciogliamo ogni tipo di contatto, lui resta appoggiato alla staccionata, io muovo qualche passo intorno prima di rientrare nella villa bianca.
Dammi tempo.

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