cinquantaquattro

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Guardo Ethan caricare sulla sua auto, mi  accompagnerà lui all'areoporo,  l'ultima valigia di plastica azzurra. I miei genitori non avevano tempo di darmi uno strappo fin là, d'altronde dopo il fallimentare test d'ingresso alla Northwestern la mia carriera scolastica non li ha più toccati più di tanto. Ascolto mio fratello emettere un leggero sbuffo "Mi saranno uscite tre vertebre per questo sforzo."
"Non credo che le vertebre possano uscire." ridacchia leggermente mentre sistemo anche lo zaino sui sedili posteriori "E invece io credo di sì." ribatte. Sospiro rumorosamente mentre rivolgo uno sguardo ad Aaron, Peter ed Edward sul lastricato del mio cortile.
"Allora...?" mormoro schiarendomi la voce.
"Allora vieni qua e dammi un abbraccio." ridacchio per il tono intimidatorio di Peter e allargo le braccia "Mi raccomando, non fate troppi danni tu e Aaron. Questa combo è pericolosa."
Ridacchia e mi stampa un bacio tra i capelli "Puoi sempre venirci a controllare."
"E lo farò." annuisco "Lo farò."
Sposto gli occhi su Aaron, i suoi sono lucidi, sta piangendo "No, ti prego." bisbiglio "Se inizio a piangere anch'io non credo smetterò mai." ridacchio mentre lo abbraccio "Dai, Collins, per favore."
"No è che.." sospira "Mi spiace che sia tutto così triste."
Sa a cosa si riferisce. Non dico nulla.
"Prenditi cura di te." mormoro "E mi raccomando, studia che lo sbiancamento ai denti lo voglio sul serio." Lo sento ridacchiare leggermente "Solo..." bisbiglia "Non essere un'estranea."
"Lo sai che non succederà." annuisco mentre sciolgo l'abbraccio. Sorride, lo imito senza aggiungere altro. Tu mi parli con lo sguardo.
"Uhm.." Ethan guarda l'ora sullo schermo del cellulare "Vi diamo cinque minuti." mi avverte "Poi è davvero ora di partire."
Rivolgo un cenno disinteressato ad Ethan, che si allontana di un paio di metri con i miei migliori amici, ma non riesco a pensare a nient'altro se non al fatto che sta veramente succedendo. Ci stiamo davvero per dire addio.
"Cinque minuti, uhm?" mormora il riccio. Una t-shirt bianca addosso ed un paio di jeans. Semplicissimo. Bello come la prima volta che l'ho visto.
Si china su di me allacciando le braccia al mio collo "Sono troppo pochi." bisbiglia.
"Sono troppo pochi." ripeto mentre abbraccio la sua schiena "Stamattina non ho chiuso occhio." ammetto "Avrei dovuto recuperare le ore di sonno perse ieri. Ma ho pianto tutta la mattina ascoltando la canzone."
Sbuffa una risatina "Crollerai sull'aereo e ti ritroverai in Islanda."
"No, fa freddo." mi bacia tra il collo e l'orecchio.
"Hai ragione, fa freddo. Allora... in Italia, sulla Costiera Amalfitana."
"Che posto è?" domando. Metto in tasca un po' del suo respiro per quando ne avrò bisogno. Per sopravvivere.
"È bellissimo." bisbiglia "Ti ci porto."
"Quando?" sussurro con la voce spezzata.
"Prima o poi." sospira "Quando ci rivedremo."
"Andiamo in Italia.."
"Andiamo in Italia." ripete. Trattengo le lacrime e sbuffo una risata per non crollare in pezzi "Fa caldo, giusto?"
"Sì, se andiamo in estate decisamente tanto caldo." annuisce "Porta la gonna a fiori."
Sorrido sul suo collo "Quella famosa gonna a fiori?"
"Quella." ridacchia.
Aumento la presa sul suo corpo "Abbiamo ancora due minuti, mi sa." mugugno "Non voglio."
"Nemmeno io, Gi." bisbiglia "Ma lo sai anche tu. È giusto così."
Si allontana leggermente e accarezza dolcemente il mio viso tra le mani ampie, ci poggio le mie sopra "È la tua scuola. Farai quello che ti piace e per cui sei portata. E sarà bellissimo." mi bacia "E avrai l'esperienza più bella della tua vita."
"Difficile." mormoro "Ne ho già avuta una sensazionale."
Sorride. Ha gli occhi lucidi.
"Promettimi che qualunque cosa accada non rinunci di nuovo alla musica." guardo i suoi occhi verdi "Che ci proverai sempre."
"Promesso." annuisce "È quello che voglio fare."
"E non lasciare che nessuno ti dica che sei sbagliato." mi trema la voce "Non lo sei mai stato. E non lo sarai mai."
Mi abbraccia nuovamente "Non te l'ho mai detto. Ma grazie. Credo che... Credo che se non ti avessi incontrato non avrei mai trovato il coraggio di essere così me stesso."
"Non è finita qua, Ed." passo una mano tra i suoi capelli "Lo sai. Questo è stato solo l'inizio." torniamo a guardarci "So che fa paura. Ma non bisogna avere paura di mettersi a nudo. So che ce la farai. E non dovrai più nascondere nulla. Perché sarai amato." avviciniamo le fronti "Ti amo, non dimenticarlo mai."
Memorizzo nella mia testa il sapore del nostro ultimo bacio sperando di non dimenticarlo mai. Sperando che questo ricordo non sbiadisca. Non scompaia. Hi paura che la mia testa lo rielabori a suo piacimento. Come tutto ciò che pensiamo di ricordare ed invece è solo frutto del nostro subconscio. Sono gelosa. Vorrei averlo solo per me. Eterno. Sempre lucido.
Mi allontano a malincuore da quelle labbra rosse "Ho una cosa per te." bisbiglio poi con il cuore in gola per le emozioni. Cerco il mio piccolo cerchio di metallo nella tasca dei miei jeans a palazzo "L'ho fatto allargare. Per te."
Aggrotta le sopracciglia scure mentre cattura sul suo sguardo l'anello d'argento con incisa la scritta "Peace".Non ho contato le volte che ci ha giocherellato mentre stringeva la mia mano e che lo ha complimentato definendolo semplice ma d'effetto "Così lo aggiungi alla collezione. E ti ricordi di me."
"Gi..." sbuffa una risatina malinconica "Ti amo." afferro la sua mano e lo infilo nel medio. Mi bacia ancora una volta.
"Ragazzi." Ethan si schiarisce la voce poco distante da noi "È ora, mi spiace."
Annuisco poco convinta e faccio scivolare le mano giù per il corpo del riccio. Ho metto una boccettina del suo profumo in valigia. Non penso che basterà mai però.
"Uhmm.. quindi.. è tutto qui." mormoro.
Ci guardiamo per quella che potrebbe essere l'ultima volta "Ci vediamo dal parterre, Edward Styles." mormoro. Sorride anche se è commosso.
"Solo.. Non tirarmi uova o pomodori." sbuffa una risatina.
"Promesso."
Salgo nell'auto e guardo i ragazzi "Pet, Aaron. Riguardatevi."
Non diciamo una parola. Ci guardiamo per una manciata di secondi prima di chiudere la portiera dell'auto. Cerco ancora una volta gli occhi di Edward. Annuisce e mima un "Buon Viaggio, girasole."
Saetto lo sguardo davanti a me appena la macchina parte. Ethan non si fa scappare nemmeno una parola. Nemmeno un sospiro. Resto senza fiato e senza parole sul sedile del passeggero. Lo sto facendo davvero. Ho davvero lasciato a Newport Beach l'unica persona che è stata in grado di insegnarmi cosa significa amare?

never too farDove le storie prendono vita. Scoprilo ora