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"Ma ti ha lasciato il suo numero?"
Prendo un sorso del mio milkshake alla vaniglia mentre guardo Aaron discutere con Daffodil.
"No, e quella stronza di Marissa non mi accetta la richiesta né su Instagram né su Snapchat." la ragazza emette uno sbuffo stizzito mentre stringe tra le mani l'iPhone lilla "Si ricorderà di me no?"
"Ma certo che si ricorda di te." continuo io per lei "Magari trova un modo per contattarti. Sono passati solo due giorni."
"Sì, giusto il tempo di entrarmi nelle mutande." borbotta.
"Tesoro, gliel'hai permesso tu."
Guardo Aaron cercando di non ridere.
"Ne è valsa la pena , però." aggiunge il moro.
"Dio Benedetto, se ne è valsa la pena." mormora rilasciando un sospiro.
"Non vogliamo risentire i dettagli, grazie." la fermo prima allungando una mano "Me li ricordo da sabato."
"No, Cameron, non hai capito. ECCOME se vogliamo risentirli." guardo Aaron interdetta e scuoto la testa.
"Dai Gwenny, non fare la suora. Avresti voluto anche tu che Styles si piegasse sulle ginocchia per te." il moro indugia su di me facendo ballare le sopracciglia.
"Ew, Aaron!" esclamo "Penso che alcune cose debbano rimanere private, tutto qua."
"È bravo quindi?" Aaron mi ignora ed io mollo la presa.
"Ha un tocco." parla Daffodil "É veramente soffice, il modo in cui ti stringe, dolce, premuroso ma sexy. È stato davvero bellissimo. Poi dopo siamo rimasti nel letto abbracciati, mi ha accarezzato i capelli per minuti interminabili. Era bellissimo. Siamo rimasti in quella posizione per un'ora, semplicemente abbracciati. Anche se io avrei ricominciato dall'inizio."
Trattengo una risata imbarazzata e scuoto la testa guardando Daffodil. Ricambia lo sguardo e sorride.
"Arriverà il tuo momento, Gwenny." annuisce "E sarà bello come Edward."
"Non ho fretta." mormoro. Il braccio di Aaron sfiora il mio lanciandomi una sottilissima gomitata. Lo guardo e sorrido. Cerco di ripetermi ogni giorno che non è sbagliato se non ho ancora avuto le mie esperienze, se sono ancora vergine, se non ho mai avuto un primo appuntamento, un fidanzato, una scappatella ad una festa, un bacio con lingua sulla spiaggia. Me lo ripeto ogni giorno mentre sento i miei amici parlarne. Non sono sbagliata. Non è sbagliato. Posso stare bene anche così.
"Non sarò io comunque a cercarlo." Daffodil ricomincia a parlare "Non ho bisogno di un uomo."
"Sì, Dallas, sì." le faccio verso e prendo un po' di panna con la parte finale della cannuccia "Non mi serve un uomo ricco, io sono un uomo ricco."
"Piantala Gwen, l'accento inglese ti viene davvero male." mi rimprovera la mora.
"Lo so però mi fa ridere." ammetto.
"In effetti fa un po' ridere la voce di Edward." ridacchia il ragazzo alla mia sinistra.
"Non è vero, è paradisiaca." commenta Daffodil.
Aaron mi guarda in cerca di conforto.
"Dai parla troppo piano. Per fare un discorso devi prenderti una giornata intera." continua il moro.
Trattengo una risata beccandomi un leggero schiaffo da Daffodil.
"Scusa Collins é esilarante." mi difendo "Però ha una bella voce Edward." annuisco "E non mi dispiace che parli piano, ci sono già io a mangiarmi le parole."
"La smettete di parlare del mio ragazzo?!"
"Del tuo che?"
"Del mio ragazzo."
Ridacchio guardando i due battibeccare e prendo un altro sorso della mia bevanda. Sembra che ognuno abbia trovato l'anima gemella quest'estate.
"Ragazzi." la sento mormora "Mi ha scritto."
Mi unisco al piccolo urlo emesso dal moro e sorrido annuendo.
"È tuo."
Abbasso lo sguardo sul mio bicchiere semivuoto. Quando tocca a me?
"Se li invitassi alla spiaggia oggi pomeriggio?" propone.
"Direi che è un'ottima idea. Jackson c'è, no?"
"Sì certo."
"Andata."
Prendo il cellulare e digito velocemente sul gruppo "Crackheads ✨⭐🌻🍯🐻🧩🍀"

da Gwenny:
10:12am
Oggi alla spiaggia alle 4. Ci sono anche Marissa ed Edward. Depilati @Jack

da Peter:
10:13am
@Jack consiglio costume largo

da Jack:
10:13am
Vi odio

Ridacchio davanti allo schermo e lo infilo nello zainetto giallo prima di saltare in piedi e dare un cenno di saluto ai ragazzi davanti a me.
"Vuoi uno strappo?" mi chiedono, quasi all'unisono.
"No semmai glielo do io, Aaron. Nella macchina dei maschi si sale solo alle feste perché noi dobbiamo bere." sento Daf blaterare e rido sotto i baffi.
"No, grazie ragazzi. Ho lo skate." annuisco e li saluto, lasciando alle spalle il bar e il milkshake che sicuramente mi avrà pagato Aaron.
Infilo le cuffiette che Ethan mi ha con  tenerezza portato da St Louis e faccio partire la riproduzione casuale che sceglie per me Take A Walk dei Passion Pit. Neanche a farlo apposta.
Portland è silenziosa stamattina. Prendo una leggera rincorsa e salgo sulla piattaforma con le ruote. Altro regalo di Ethan, risalente a circa due anni fa. Mio fratello è l'unico che crede ancora al gesto dei regali. Vede qualcosa che potrebbe piacermi? Lo compra. Poi magari sta mesi nell'armadio e appena mi vede triste attraverso lo schermo del computer durante una videochiamata, me lo spedisce per posta. Oppure si presenta semplicemente sei mesi dopo Natale con un pacchetto tra le mani ed un bigliettino natalizio, un sorriso ed un scusa il ritardo. C'è un legame speciale con Ethan. Ho seguito sempre le sue orme, un passo alla volta. Prima la scuola, poi il surf, poi lo skate. È sempre stato il mio punto di riferimento quando papà era in giro per il mondo e mamma non aveva tempo per noi dovendo stare dietro al lavoro. Abbiamo imparato a cucinare insieme, a fare la lavatrice nonostante Dorothy, la donna delle pulizie, ci impedisse ogni volta di avvicinarci a quel magico aggeggio per paura che ne combinassimo una delle nostre e la colpa ricadesse su di lei. Sono così grata di averlo con me.
Raggiungo casa in un bagno di sudore. Abbandono lo skate vicino alla porta e mi avvio verso la cucina in cerca di una bottiglia d'acqua. La casa è silente.
"Gwendoline?"
Come non detto.
"Sì." borbotto prima di attaccarmi al beccuccio del contenitore di plastica e bere a grandi sorsate il liquido fresco.
"Sei a casa per pranzo?" guardo mia madre, indossa un tailleur corto rosa tenue, tacchi a spillo neri intonati alla borsetta di vernice che tiene sotto la spalla.
"Sì."
"Okay bene. Stavo pensando che potreste raggiungermi in centro, tu e Ethan, e potremmo recuperare la cena dell'altra sera. Dovrebbe esserci anche papà."
"Quando è tornato?!" esclamo presa alla sprovvista.
"Non è ancora tornato, è in viaggio." spiega.
"A cosa dobbiamo l'onore?"
"Puoi evitare di rispondere utilizzando o monosillabi o toni sprezzanti? Lo sai che non mi piace." gira i tacchi e si avvia alla porta "Mi fai il piacere di venire?"
"È uguale." annuisco.
"Metti qualcosa di carino, fatti consigliare da Daf che ne sa di più." sorride appena "Io vado."
"Dove vai?"
"Lo sai che ci sono gli esami." sbuffa "Lo devo ripetere ogni anno? Fare la preside.."
"Non vuol dire essere in vacanza d'estate. Lo so." roteo gli occhi al cielo e trattengo uno sbuffo sonoro.
"Non guardarmi con quegli occhi Gwendoline."
"Ci vediamo a pranzo."
Abbandono la cucina alle mie spalle e mi fiondo sotto la doccia fredda. Non vedo l'ora di andare al college. Lasciare questo mondo fatto di glitter, vestiti eleganti, ristoranti lussuosi e parole non dette qua a Portland e ricominciare. Non so dove, non so come. Ma voglio respirare aria nuova. Aria mia.
Sciacquo i capelli dallo shampoo e mi infilo nell'asciugamano che fermo appena sotto le braccia. Il mio telefono squilla nell'altra stanza. Sbuffo e cerco di gocciolare il meno possibile sul parquet di legno chiaro.
"Sì?" mormoro incastrando l'apparecchio tra la guancia e la spalla.
"Ciao Gwendoline."
"Papà!" esclamo sorpresa "Hai ancora il mio numero."
"La simpatia non manca mai." lo sento commentare "A pranzo mi fai la cortesia di presentarti?"
Alzo gli occhi al cielo trattenendo il labbro tra i denti per non uscirmene con l'ennesimo sbuffo che potrebbe fare scatenare una polemica evitabile. È incredibile mia madre. È veramente incredibile.
"Sì. Desidera altro?"
"Gwendoline." sospira "Ci vediamo là."
Chiudo la chiamata lanciando il cellulare sul copriletto grigio. Guardo l'armadio disordinato e focalizzando l'attenzione sul vestito rosso davanti a me. Riprendo l'iPhone e scatto una foto.

a Aaron:
11:39am
Pranzo da Beppe's in centro con famiglia al completo.
* allegato foto *
Sì o no?
ps- tarderò in spiaggia, lo so già..

Asciugo velocemente i capelli e metto a scaldare la piastra mentre cerco l'intimo coordinato nel disordine del mio cassetto.

da Aaron:
11:44am
Dov'è finita la Gwenny che si presenta al ristorantino con Vans e shorts di jeans? Significa proprio che Cameron Senior è a casa. Bellissima. Se entro le sei non arrivi, veniamo a recuperarti però.

Ridacchio fissando lo schermo e mi mordicchio l'unghia del pollice. Qualche anno fa è successo davvero. Mi sono presentata ad una cena di lavoro organizzata da mio padre in salopette di jeans e sneakers ai piedi. Skateboard sotto braccio. Avevo visto il vestito Gucci di mia madre sgualcirsi solo alla vista delle mie condizioni impresentabili. È stato un momento memorabile.
Infilo l'abito rosso e piego i capelli in alcune onde morbide, infilo i tacchi nei piedi e la borsa in spalla.
"Ethan?????" la mia voce gracchia per il corridoio "Sei pronto?"
Lo guardo uscire dalla camera e fisso lo sguardo sui suoi pantaloni eleganti abbinati ad una polo bianca.
"Non ci credo." mormoro scuotendo la testa. Gli occhi chiari sgranati, i suoi blu divertiti.
"Non è possibile." lo sento ridere prima che mi offra il braccio per scendere le scale.
"Ho sentito i tuoi neuroni scontrarsi con i miei."
"Già, li ho sentiti anch'io." rido.
Ha i pantaloni rossi. Come il mio vestito.

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