cinquantatré

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"Chiama appena arrivi." mormoro mentre mi stringo a Jackson "E per qualsiasi cosa chiamaci. Veniamo a salvarti. Ho letto che i francesi non si lavano."
Ridacchia mentre passa una mano trani miei capelli "È una voce di corridoio quella, Gwenny. Sono sicuro che ce le hanno le docce."
"Sì ma non le usano."
Lo sento ancora ridere piano mentre scioglie l'abbraccio, aumento la presa "Gwen." ride "Dovrei andare."
"Hai preso la lampada?!" esclamo separandomi finalmente dal suo corpo.
"Certo." annuisce.
"Bene, stasera ti mando un mi manchi." soffio un bacio a distanza "Mi raccomando."
"Ci vediamo presto." mi guarda fisso negli occhi "Promesso."
Annuisco mentre mi faccio da parte tra le spalle di Ed e Peter "Buon viaggio."
"Grazie." mormora impugnando le valigie "Okay, bene." sbuffa una risata "È ora di andare." Annuisco piano e sventolo una mano nella sua direzione prima che qualcuno alle nostre spalle richiami la nostra attenzione.
"Marissa." bisbiglia il moro. Bene, finirò per piangere anche sta volta.
"Hey." mugugna la bionda "Ehm.. Non voglio rovinare niente, volevo solo salutarti. E chiederti scusa. Spero tu possa partire con un bel ricordo di me, e di tutto quanto."
Ci allontaniamo di poco per lasciarli parlare, li guardo stringersi in un abbraccio che non vorrebbe mai essere rotto "Cazzo." impreco "Che merda."
Aaron sbuffa una piccola risata "Sempre fine." annuisce "Però hai ragione."
"Penso sia meglio così." guardo Ed che ha appena parlato "Marissa l'avrebbe fatto soffrire molto di più. La lontananza gli farà bene."
"Prevedi il futuro?" mormoro mentre tiro leggermente l'orlo della sua t-shirt bianca.
"No." ricambia lo sguardo "Però conosco Marissa e anche un pochino Jackson. E so che lui è troppo buono per lei."
"Mmmmh." sospiro "Io so solo che mi mancherà tantissimo. Anzi, mi manca già adesso."
Peter allunga un braccio nella mia direzione, mi infilo sotto la sua spalla mentre Marissa ci raggiunge. Soffio l'ennesimo bacio in direzione di Jack e sospiro rumorosamente. E siamo a due. Tra due settimane tocca a me e vorrei solo non arrivasse mai quel giorno. Ero così eccitata all'idea di andarmene da qui. Un anno fa non vedevo l'ora arrivasse questo momento. Ora è arrivato. E ho paura.

due settimane dopo

"Questo lo porto?" sventolo l'abito a fiori davanti agli occhi del moro "Nah secondo me no."
"Okay, bene." annuisco e rimetto nell'armadio "Non so .." sbuffo "Ho paura di non portare niente di utile."
"Gwen, quello che ti manca lo compri là."
"Sì, Aaron, ma ho l'armadio pieno di vestiti. Non posso comprarne altri duecento là. Poi quando tornerò di nuovo?"
Lo sento sospirare rumorosamente "Semplice, non porti niente indietro. Avrai due armadi separati, uno al college, e uno qua." scrolla le spalle "Se i miei avessero deciso di farmi vivere una settimana da papà e una da mamma, cose pazze che fanno i genitori separati, avrei dovuto fare così anch'io."
Mi siedo accanto a lui sul letto "Scusa." bisbiglio "Non ti ho mai più chiesto come fossero le cose a casa..." mi passo le mani sul viso stanco "Sono un po' sovrastata, scusami."
"Non c'è bisogno, Gwenny." strofina una mano sul mio ginocchio coperto dai jeans chiari "Sei scusata. Poi c'è poco da dire, ce lo si fa andare bene e basta." annuisce leggermente "Poi ancora un mesetto e poi mi tolgo anch'io da quella casa infernale."
Ridacchio leggermente "La convivenza con Peter sarà più dura di quel che pensi."
"Sarà uno spettacolo."
"Quando ci rivedremo sarete in un centro di recupero a disintossicarvi." scoppiamo entrambi a ridere, in sottofondo qualche band alternativa di quelle che piacciono ad Aaron.
"Mi mancherai." bisbiglia "Forse più di tutti."
Aggrotto la fronte allungando l'indice sul suo petto "Lo dici solo perché io sono qui. Falso."
Ridacchia e scuote la testa "No, perché tu mi parli con gli occhi. E non vederli sempre sarà difficile."
"Dio.." bisbiglio e lo attiro tra le mie braccia "Cos'ho fatto per meritarmi voi?"
"Suppongo sia stato solo destino." risponde. Non ho mai creduto al destino. È forse ora di iniziare?

"Quindi non mi vuoi dire dove stiamo andando?" mormoro.
Il riccio scuote la testa "Assolutamente no."
"Okay." sbuffo "Fai quello che vuoi."
"Fino a prova contraria sto guidando io." risponde "Quindi sì."
"Dai, ti prego." bisbiglio "Dimmi dove andiamo. Giuro che accetto tutto senza lamentele, voglio solo saperlo."
"Gi." mi richiama "Ma non ti piacciono proprio le sorprese?"
"Non mi piace stare in macchina, lo sai."
"Lo so." lo guardo cambiare marcia mentre accelera, è esageratamente attraente "Infatti cinque minuti e siamo arrivati."
"Mmmmm."
"Pensi di potercela fare?" mi guarda velocemente prima di tornare alla strada.
"Sì... Però parlami, il silenzio mi mette l'ansia."
"Uhm, allora." mormora "Posso dirti che stiamo andando a fare un picnic. Nel bagagliaio infatti c'è un cestino e una borsa frigo."
"Wow." commento "Davvero?"
"Già, però è un posto speciale."
"Okay..." annuisco leggermente "Allora ho fatto bene a mettere la gonna a fiori e la camicia bianca che ho indossato al nostro primo appuntamento da non ancora fidanzati?" domando allungando l'indice nella direzione del riccio "Ammettilo, non l'avevi notato."
"Ovvio che l'avevo notato." ribatte "Anche la bralette oro sotto la camicetta. Quella l'avevo già notata ai tempi."
"Che poco di buono." scuoto la testa.
"Quando ti ho vista ero al telefono con mio padre e per un attimo ho perso la capacità di parlare." spiega "Ho pensato cavolo, si è vestita così bene per uscire con me, cos'ho fatto per meritarmelo? Poi te l'ho anche detto. Che stavi bene."
"Mi sono vestita bene per me stessa."
Ferma la macchina dopo averla sistemata nel parcheggio a lisca di pesce "Certo, però l'hai fatto anche per me."
"Mmm." mugugno ripensando a quel giorno, l'avevo decisamente fatto per lui "Forse."
"Poi sono io quello testardo." stende un braccio sulla spalliera del mio sedile prima di chinarsi verso quelli posteriori a recuperare un paio di coperte. Mi allungo e bacio la sua guancia "Lo sei. Ma lo sono anch'io."
"Arrivati, comunque." mi avverte prima di scendere dall'auto e recuperare cestino e borsa frigo "Fatti aiutare." lo richiamo "Assolutamente no." ridacchia mentre mi fa strada "Preparati."
"Un bosco?" guardo Ed.
"Un tipo di bosco particolare."
"È la riserva naturale?" biascico "No, è il laghetto artificiale."
"Hai finito?!?" lo sento sbuffare divertito "Tra mezzo secondo vedrai e capirai tutto."
Mi porto una mano alla bocca "Cazzo." ammiro il sole che ha fatto capolino da dietro gli alberi abbassarsi, mentre si specchia sulla distesa d'acqua. Lo seguo fino alla passerella di legno a cui è legata una piccola barca. Sto boccheggiando.
"Che posto è..." bisbiglio "Oh Dio."
Ridacchia mentre sistema le cose "Ed, ti prego..." sono commossa "È meraviglioso."
"Ci venivo spesso con mamma i primi tempi che siamo venuti qui." annuisce "È tutta per noi."
"Tutta per noi?" aggrotto la fronte.
"L'ho affittata, per stasera."
"Mi stai prendendo per il culo." borbotto "Tu mi stai veramente prendendo..."
"Gi." mi richiama mentre mi raggiunge abbassando il viso sul mio "È la nostra ultima sera."
"Perché l'hai detto.." mugugno.
"Non devi preoccuparti di niente." annuisce "Siamo io e te." mi bacia "Okay?"
"È una delle cose più belle che qualcuno abbia fatto per me." ammetto.
"Allora vuol dire che hai dei pessimi amici." ridacchia.
"Non sminuirti sempre." lo riprendo mentre afferro la sua mano che mi aiuta a salire sulla piccola imbarcazione "Sei fantastico. E lo sai."
Scuote i boccoli scuri e sorride leggermente imbarazzato "Sono incasinato come tutti."
Guardo nuovamente il paesaggio intorno a noi "Sei un bel casino, però."
"Smettila di farmi i complimenti e siediti." borbotta trattenendo un sorriso. Prendo posto sulla coperta che ha steso a forma di cuscino e lo guardo incantata. Sono esageratamente innamorata di questo ragazzo. E non penso sarà facile. Non sarà assolutamente facile domani.

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