Capitolo 9: Gli artigli del felino

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Cari lettori adorati, questa parte contiene scene poco innocenti. Quindi se non volete leggerle non fatelo e non criticate. Grazie e buona lettura a tutti <3

Mark era attaccato alla parete e Nathan gli stava addosso con metà della sua camicia di seta slacciata. Intravide il suo fisico, muscoloso, in forma ma con la stessa armonia di un tempo.

-N...Nathan che vuoi fare?- Mark era pietrificato, cosa stava succedendo a Nathan? Cosa voleva fargli?

-Lo vedrai caro Mark.-disse sorridendo con un ghigno. Nathan avvicinò il suo viso a quello di Mark e lo baciò, Mark non riusciva a ribellarsi. Nathan in quel momento era la tigre, e lui era la preda. Le mani di Nathan scesero lungo il suo petto fino ai fianchi, gli alzò la maglietta e infilò la sua mano nei pantaloni di Mark. Mark la percepì, era fredda come il ghiaccio ma si scaldò. Quella sensazione era piacevole, ma la situazione in cui era e in cui stava avvenendo no. Ansimava mentre era ancora attaccato alle labbra di Nathan. Nathan scese a baciarlo sul collo, sentiva Mark ansimare e gemere. Sapeva che gli piaceva e che si sentiva a disagio.

-N...Nathan...- gemette Mark

-Ssh, adesso sono io a dominare tra noi due caro Mark.- gli disse nell'orecchio

Mark doveva fare qualcosa, non poteva lasciarsi mettere i piedi in testa in quel modo. Ma una parte di lui lo faceva stare fermo, immobile, a subire ciò che Nathan gli stava facendo.

Nathan fece sdraiare, con la forza, Mark in terra. Non tolse la mano dai pantaloni, ma con l'altra gli alzò la maglia e gli accarezzò il petto.

-Non hai perso il tuo fisico Mark, anzi devo dire che ti trovo in forma. I muscoli del petto e delle braccia sono proprio quelli di un portiere.- gli baciò il petto 

-Avanti Nathan...ti prego...-

-Ricordi quando ero io a pregarti? Si erano momenti piacevoli per entrambi, ma sono io il dominatore.- sfilò la mano dai pantaloni di Mark e si sedette su di lui, prese le sue mani e iniziò a baciarlo. Mark cercava di divincolarsi per liberarsi dalla presa di Nathan, quando ci riuscì lo fece sdraiare per terra e si posizionò sopra di lui.

-Nathan...si può sapere che ti prende?- Nathan rise sardonicamente

-Semmai cosa succede a te...-

-In che senso? Io non ti riconosco più...sei il Grande Imperatore, e inoltre...un tempo avresti aspettato prima di...-

-Di cosa? Di fare questo forse?- si liberò una mano e la infilò velocemente nei pantaloni di Mark,  che gemette improvvisamente.

-Sono cambiato molto Mark...ho meditato, ho imparato e ho capito cosa voglio veramente.- Mark guardò Nathan negli occhi, continuava ad ansimare e a gemere ma riuscì a vedere che negli occhi di Nathan, per qualche secondo, brillò un bagliore viola.

-Non sai di cosa parlo eh? Te lo spiego, oltre a voler dominare il calcio giovanile voglio estendere il mio potere anche su quello degli adulti e dei bambini. E chissà...magari estendermi anche su altri sport....o altri paesi oltre al Giappone.- Mark non poteva credere che quelle parole uscissero dalla bocca di Nathan. Poco dopo, Nathan tolse la mano dai pantaloni di Mark che si sdraiò sudi lui sfinito. Nathan gli accarezzò i capelli.

-Averti qui mi sta facendo ricordare i bei tempi...non trovi anche tu?- Mark non disse niente, cercò solo di riprendere le forze. Si mise seduto, si richiuse i pantaloni e abbassò la sua maglietta.

-Che ti prende Nathan?-

-Niente Mark, proprio un bel niente. - Mark notò ancora quel bagliore violaceo negli occhi di Nathan. Mark si alzò in piedi e si sistemò.

-Non è che forse...qualcuno ti controlla?-  Nathan si alzò in piedi

-A me non controlla proprio nessuno, in questo posto sono io ad avere la carica più alta.-

-E chi c'è sopra di te?-

-Nessuno, caro Mark.-il telefono di Mark squillò, era sua sorella. Era preoccupata e lo stava cercando.

-è meglio che tu vada, tua sorella potrebbe preoccuparsi ulteriormente.- Nathan non aveva bisogno di dire a Mark di non dire niente sul loro incontro, perchè sapeva che sarebbe stato zitto.

-A presto, caro Mark.- disse Nathan

Mark uscì e tornò a casa, era tarda sera ed era sicuro che sua sorella stesse dando di matto dalla preoccupazione. A volte i ruoi tra i due si invertivano, ed era lei a essere la paranoica.Quando arrivò a casa sua sorella gli corse incontro e lo abbracciò.

-Mark...mi stavo preoccupando.-

-Tranquilla, ho solo avuto un piccolo contrattempo.-

-Ne sei sicuro?-

-Si, hai già mangiato?- disse lui tentando di cambiare discorso

-No, ho voluto aspettarti.- Si sedettero a tavola, malgrado Mark non avesse appetito mangiò lo stesso.

-Sei pronto per domani fratellone?- gli chiese

-Si, domani inizia il Torneo...i nostri primi avversari saranno i giocatori del Collegio Via Lattea.-

-Stai attento con quelli...-

-Perchè dici così?-

-Oltre a esserci un imperiale in squadra i giocatori hanno uno stile molto sleale...diciamo che sono soliti a usare dei subdoli trucchetti.-

-Non preoccuparti, andrà tutto bene. Voi contro chi giocherete?- sua sorella sorrise

-Giocheremo contro la Ultramegaedera. Batterli sarà uno scherzo.-

-Non dire così...magari sono molto forti.-

-Ti dico solo che di loro si sa poco, ma le poche squadre che li hanno affrontati hanno detto che non sono un granchè.-

-Sei sempre la solita...-

-In che senso scusa?-

-Da quando frequenti la Royal Academy sei molto più sicura di te e spesso sottovaluti gli avversari, anche se questi si rivelano più deboli di voi.-

-Sono semplicemente sicura di vincere fratellone.- Mark sorrise mentre la guardava mangiare, anche se frequentava una scuola diversa dalla sua era sempre la sua sorellina. Aveva un cuore d'oro e un animo dolce, anche se in campo si rivelava una spietata macchina da guerra.


Il Grande Imperatore si stava rilassando con la visione del campo da gioco della partita del giorno dopo. Il suo ciondolo brillava con il chiaro di luna.

-Domani è il grande giorno mio signore.-

-è vero, non vedo l'ora.-

-Però...abbiamo un problema.-

-E quale sarebbe?-

-Lei non è l'unico a essere candidato come Grande Imperatore.-

-Se è per Hillman non dovete preoccuparvi, quel vecchio sa il fatto suo ma non è completamente idiota.-

-Non è per lui mio signore, guardi qui.-

-E allora per chi?- il suo aassistente gli mostrò lo schermo del computer portatile. C'era un'immagine che a prima vista non riconobbe e nemmeno il nome, ma qualcosa gli diceva che doveva fare attenzione a quell'uomo.




Mark e Nathan (Enkaze)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora