Capitolo 14

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Novembre.
Sono appena arrivata in campo, sugli spalti, oggi c'è l'allenamento per la seconda partita dell'anno agli inizi di dicembre.
«ALLORA STYLES? CI MUOVIAMO?» urla Louis dall'altra parte del campo, «Sto correndo!» lo informa Harry.
Dalla fine degli spalti si scorge una figura, Eleanor, «Ciao!» mi sorride, «Ciao.» mormoro, «Come stai?» mi domanda, «Tutto alla grande.» rispondo secca, «Ci credo...» ridacchia, «Scusami?» corruccio la fronte, «Con Liam è ovvio. Tutto è alla grande.» afferma emettendo un risolino fastidioso accompagnato dal mio.
I ragazzi corrono, tirano qualche rigore e fanno qualche serie di addominali, «Sei qui per Tomlinson?» le domando, «A te cosa dovrebbe interessare?» controbatte, «Nulla.» dico, «CAZZO!» urla Harry facendo sobbalzare entrambe, «HARRY!» esclamo preoccupata, Zayn e Niall corrono in direzione del riccio, a quanto pare ha ricevuto una pallonata. Scendo dagli spalti e mi avvicino alla rete, «Ragazzi? Che succede?» domando? «Pallonata sulle palle.» dice Liam facendomi scoppiare a ridere, «Come va?» mi domanda, «Tutto bene. E a te?» rispondo, «Stesso. Vedo che c'è la Miss.» ridacchia, «Già. Speravo che Manchester la tenesse legata lì.» alzo gli occhi al cielo, «Credo che tutti l'abbiamo sperato.» obietta, io annuisco, «TE LO MERITI, STYLES!» esclama Louis, «CHE CAZZO DI PROBLEMI HAI? I TUOI GENITORI NON TI HANNO INSEGNATO L'EDUCAZIONE? TUA MADRE NON TI HA INSEGNATO A CHIEDERE SCUSA? A RINGRAZIARE? FAI SCHIFO, TOMLINSON!» esclama Harry, «Meglio se vado...» ammette Liam impacciato, «Certo certo.» lo sollecito, «STAI SCHERZANDO? STYLES TU NON SAI UN CAZZO DI ME E TI PERMETTI DI DIRMI CHE FACCIO SCHIFO! NON SAI SE HO UNA MADRE, SE HO UN PADRE... ECCO... ORA SAI CHE NON HO UNA MADRE, CONTENTO?» ribatte furioso il liscio allontanandosi da lui e uscendo dal campo, «Spostati.» mormora a denti stretti spingendomi, «Vaffanculo.» sussurro raggiungendo in campo i miei amici, «Haz! Come va?» chiedo preoccupata, «Va' meglio.» mi rassicura, «Mi sento una pezza. Un cretino...» ammette, «Noi due dobbiamo parlare.» lo informo con tono serio, lui annuisce, afferra la mia mano e usciamo tutti dal campo.
Esco fuori una volta preso lo zaino, seguita da Eleanor, «Sta meglio il tuo ragazzetto?» mi domanda, «Non stiamo insieme.» dico, «Però scopate.» ammette, «Cosa te lo fa pensare?» domando, «Uhm... per uno figo come lui, beh, sai... quanti ne fai? Hai un certo prezzo?» mi punzecchia, «Ascolta... cara Eleanor, la puttana di sicuro non sono io, ma tu. Hai baciato Liam, hai fatto la troia alla festa di Halloween, cosa ci trovi nell'infastidire le persone? Provi piacere? Soddisfazione? Perché fa davvero schifo.» controbatto, «Quella che ne cambia uno alla settimana non sono io di certo.» ridacchia, «Pensi che rompere il cazzo alla gente li renda più deboli e così potrai riderci sù? Ti sbagli.» dico, «Posso rompere il cazzo quanto voglio, posso baciare chi voglio, posso scoparmi chi voglio. E nessuno può dirmi cosa possono non poso fare, specialmente una carogna come te che pensa di essere amica con tutti soltanto grazie ad un vestito un po' piu corto e una maglia scollata.» sputa, «Non voglio essere amica di tutti, per esempio con te no.» rispondo sarcastica, «Ed io dovrei essere la carogna? Sei una persona maligna, senza pudore e senza un minimo di buonsenso. Sei un egoista del cazzo e Louis ha fatto bene a lasciarti!» esclamo nervosa, «Ah si? Sai almeno cosa abbiamo passato, eh? QUEL FIGLIO DI PUTTANA DEL TUO AMICO HA DETTO COSE POCO CONSONE IN CAMPO! SEI IMPAZZITA?» esclama spintonandomi, «LUI HA UN NOME ED È HARRY, NON PERMETTERTI MAI PIÙ A DIRE CH'È UN FIGLIO DI PUTTANA! SAI ALMENO COME SI SENTE ORA? UNO SCHIFO!» contesto, «CREDO CHE FACCIA BENE! È SOLO UNA FEMMINUCCIA DEL CAZZO! INTANTO TE LO SCOPI PURE!» protesta facendomi ribollire il sangue nelle vene... non ci vedo più, la spintono verso terra facendola cadere, «Puttana!» urla alzandosi e tirandomi uno schiaffo, «Sei una troia, Calder!» ammetto tirandole i capelli, mi tira una gomitata e si libera dalla mia presa tirandomi un pugno nello stomaco, «Mi fai schifo.» mormoro, «Ascolta bel faccino, permettiti un'altra volta di fare una cosa del genere e ti mando all'ospedale morta.» sussurra ad un centimetro del mio volto, stringendomi le guance, ci guardiamo per qualche istante poi mi libero dalla sua presa tirandole uno schiaffo, «Sei brava solo a succhiare cazzi sin dalle medie, hai rubato il mio fidanzatino ti ricordo.» mi rammenta, «Almeno con me era felice, eri insopportabile e la cosa non cambia ora.» rispondo ovvia, «EHI!» esclama una voce zittendoci, «Che cazzo succede qui?» ci domanda Liam, «La tua fidanzata è solo una donna dai facili costumi.» spiega la mora, «Non siamo fidanzati e non lo è a priori. Lasciala in pace.» le ordina, «Andiamo, Cel, hai i capelli tutti scompigliati e dei graffi.» ridacchia, «Già.» ammetto.

Arriviamo a casa di Liam, mi suscita varie emozioni, mi rammenta vari momenti all'inizio di tutta questa storia. Noi, la borsa di studio, il letto... «Siediti pure sul letto, prendo dell'acqua ossigenata.» mi informa, «No, non preoccuparti, non c'è bisogno, davvero.» lo rassicuro ma alla fine si presenta lo stesso con in mano la boccetta e del cotone, chiude la porta e si siede di fianco a me, «Cos'è successo?» mi domanda, «Ha cominciato a stuzzicarmi dicendo cose sul mio conto, su Harry...» mormoro imbarazzata, «Del tipo?» insiste curioso, «Che me la faccio con tutti, che sono una puttana e cambio tipo ogni settimana.» spiego, «Ma so che non è vero, perciò non ascoltarla.» mi rassicura, «Fanno male le ginocchia?» mi domanda, «Si.» ammetto, «Posso controllare?» chiede, «Ehm... dovrei togliermi i jeans però.» lo informo impacciata, «Se vuoi puoi fare da sola.» mi sorride, «No no, non preoccuparti, cioè... ehm... mi hai già vista.» ridacchio, «Lo so, però non voglio metterti in imbarazzo, perciò ti do un mio pantaloncino.» dice, io annuisco. Tolgo i jeans, mi porge i suoi vestiti e in tutta fretta li indosso per poi risedermi sul letto facendomi medicare la ferita, «Brucia?» chiede, «Si.» ammetto, «Scusami, ma altrimenti non potrà mai guarire.» dice, «Ascolta... io vorrei ringraziarti. Sei stato davvero gentile per la chitarra e mi è piaciuta davvero tanto la poesia. Ogni tanto la strimpello.» confesso, «Sono contento.» mi sorride, «Sai suonare qualcosa tu?» domando, «Solo il pianoforte. Me lo insegnò mia madre.» dice, «Ecco fatto.» conclude, «Grazie. Non smetterò mai di ringraziarti.» gli sorrido, «Non devi.» mi rassicura, mi avvicino azzerando le distanze, facendo scoppiare scintille, un bacio intenso e casto. L'energia del desiderio ci spinge ad andare oltre, mentre il moro è intento a esplorare e baciare ogni centimetro della mia pelle, sfiorarmi con le punte delle dita e a farmi arrivare alle stelle, rimaniamo entrambi senza vestiti nel giro di pochissimi istanti.
Io mancavo a lui, lui mancava a me, mancava unirci, assaporare i nostri corpi, le nostre rosee e calde labbra. Sentirci vivi per poco, ma quel poco che dura un'infinità.

Between love and competition || One DirectionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora