Capitolo 45

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Manuel

 
Un gradevole tepore mi culla sulle braccia di Morfeo.
Sento che piano i miei occhi cominciano ad aprirsi mentre delle morbide e profumate lenzuola avvolgono il mio corpo ancora addormentato, come un manto vellutato che mi accarezza.
Mi guardo attorno frastornato non ricordando esattamente dove mi trovo.
La mia mente corre a ritroso e l'odore che sento nell'aria è così dolce e impalpabile che placa tutti i miei sensi.
Quell'effluvio così familiare, così inebriante, così stuzzicante che una sola donna possiede.
Guardo le mie gambe ancora attorcigliate lungo il lenzuolo chiaro, una leggera luce sbircia la mia figura dall'orlo della tenda mal tirata. Quella piccola fessura basta per dare la possibilità ai raggi solari di affievolire le tenebre, concedendomi di mettere a fuoco lo spazio circostante.
Sono nella stanza di Elide.
Stremato da tutte le vicende trascorse, che si sono accavallate tra loro, stanotte sono crollato senza potermi opporre alla stanchezza. Non è da me dormire in letti che non mi appartengono, ma se devo essere completamente sincero, non volevo scappare per l'ennesima volta da lei, non dopo le cortesie che mi ha rivolto ieri e le domande scomode che gentilmente mi ha negato. Volevo provare la sensazione di svegliarmi con accanto la donna che da settimane occupa la mia mente e anche se ero riluttante a verificare ciò, devo ammettere di stare bene.
Si, sto bene.
Nessuna sensazione di disagio, nemmeno quell'opprimente voglia di dileguarmi da braccia di cui avevo voglia solo per una notte, in cui ero in cerca di piacere, il nudo e crudo desiderio di unirmi a dei corpi senza dare importanza a ciò che racchiudessero, l'istinto di appagare la mia voglia senza curarmi di giustificare la mia assenza.
Giro la testa verso la parte opposta del letto, i miei occhi cercano invano di catturare quella pelle candida e soffice sotto il manto dai lunghi capelli oro, la cerco come fosse un tesoro nascosto, ma purtroppo ciò che trovo è solo un letto gualcito e delle lenzuola fredde.

Mi ha ripagato con la stessa moneta con cui io l'ho pagata troppe volte, mi sta bene, me lo merito.
Goffamente mi metto a sedere sul letto mentre la mia mente sveglia mi riporta alla realtà, con il peso di ciò che vorrei dimenticare ma che ho solo accantonato per qualche ora. Cerco di individuare i miei vestiti, ricordo di essermi spogliato malamente mentre entravo nella camera con addosso il mio unico indumento preferito: la mia dolce Elide, che tutto sembrava fuorché piccola e dolce.
È questo che mi piace di lei, quel mostrarmi sempre lati del suo carattere che mi sorprendono, che riesce ad alternare con una naturalezza semplice e spontanea.
Da dolce ad arrogante, da passionale ad intimidita, da emancipata a remissiva in un battito di ciglia, riuscendo ad istigarmi come nessuna ha fatto mai.
Mi volto verso il comodino e solo adesso noto tutti i miei vestiti piegati e ben riposti sul mobile, la mia giacca sulla poltrona ai piedi del letto e la tuta di ieri sera anch'essa piegata e riposta sul comodino. Ancora nudo mi alzo per prendere il cellulare dalla tasta della mia giacca, controllo i messaggi e le chiamate in arrivo, decine di notifiche intasano l'apparecchio e adesso anche i miei pensieri. Mi sono permesso il lusso di staccare la spina in uno dei modi migliori, ma adesso devo tornare alla mie vicissitudini. Lancio il telefono sul letto mentre controvoglia mi vesto, godendomi gli ultimi momenti di questo meraviglioso silenzio.
Se solo ripenso all'inferno passato nelle ore precedenti questa pace mi sembra surreale.

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora