Capitolo 32

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Elide 

Cerco di ridere, di sembrare spensierata e divertita ma non ci riesco, dentro ho un macigno che mi ha schiacciato tutto. Non posso credere a quello che ho visto, quella vicinanza allarmante e quel tocco che pensavo riservasse solo a me, gli occhi languidi con cui la stava divorando e adesso la starà facendo sua, esattamente come ha fatto con me, per hobby, per divertimento. Mi sento un' idiota, speravo che quando mi diceva di non essere l'unica lo diceva solo per non farmi sentire importante e invece non è così.
Tutto ciò che dice si basa su un fondo di verità.
È sempre stato sincero, è vero, è solo sesso e non lo fa solo con me.
Sono una povera illusa, ancor di più se pensavo di poter reggere il confronto con le bellissime donne che gli ronzano attorno, lui dice che sono scontate però ne è affascinato, le circuisce e se le porta a letto. Allora perché oggi in ufficio mi ha baciata? Perché era infastidito che stessi parlando con Paul?
Mi sta fondendo il cervello sono due fottutissime ore che non penso ad altro e quell'immagine di lui flirtare con lei mi torna davanti agli occhi come una diapositiva. Non mi sono mai ubriacata ma stasera mi sa che ci andrò vicino, mi accomodo sullo sgabello e chiedo al barman un quattro bianchi che bevo come fosse acqua ghiacciata, mi sono allontanata un attimo da Martina con la scusa di andare in bagno, non riesco più a fingere che vada tutto bene e non la voglio annoiare raccontandole quello che ho visto entrando.
Stasera sentivo che dovevo starmene a casa, ma Marti ha insistito perché Kevin l'aveva invitata a questa stupida serata da vip reclamando la sua presenza, di certo non la mia.

Flashback

"Elide so che la tua voglia di fare nottata è inesistente, ma non voglio andare da sola sarebbe troppo scontato!"

"Marti l'invito parla chiaro, è richiesta solo la tua presenza"

In realtà a parte non avere la voglia di uscire, non voglio fare il terzo incomodo, è ovvio che Kevin ha un interesse per lei, li ho già visti insieme durante quella cena e il desiderio che provavano l'uno per l'altra era decisamente palese, non capisco perché si faccia tutti questi problemi ad uscire da sola con lui, lei che non si è mai tirata indietro su niente.

"Forse non ci siamo capiti, tu stasera vieni con me. Odio fargli intendere che basti un invito esclusivo per entrarmi nelle mutande soprattutto lui, il classico narcisista e egomaniaco del cazzo, per me è una sfida e sai bene che odio perdere."

Non credo di avere altra scelta se non quella di accondiscendere, come sempre del resto. Qualcosa mi dice che Kevin abbia stuzzicato interessi che finora nessuno sia riuscito a suscitare in lei e il fatto che sia un uomo bellissimo, benestante e corteggiato da non so quante donne, la incita a voler dimostrare di non essere la classica ragazza da una botta e via. Vuole essere l'esatto contrario di ciò che lui si aspetta e di come lei si comporta con tutti gli uomini con cui finora ha avuto a che fare

"Ok..."

"Perfetto, ti passo a prendere alle 21:00, e lo avviso che se vuole la mia presenza sarà scontata anche la tua. Vediamo fin dove è disposto ad arrivare pur di portarmi a letto, per ora può solo sognarla"

Accavallo le gambe lasciate scoperte dal mio abito verde smeraldo e mi guardo attorno cercando di scorgerlo tra la gente, non c'è e non c'è nemmeno qualcuno che attira la mia attenzione come solo lui potrebbe. Vorrei sbattere la testa contro il marmo di questo bancone se solo servisse a far uscire una volta per tutte Manuel dal mio cervello e dal mio cuore, non dovrei nemmeno pensarlo soprattutto dopo quello che ho visto, lo dovrei cancellare con un colpo di spugna.
Fanculo.
Mando un messaggio a Marti dicendole che torno a casa con un taxi, sono certa che saprà cavarsela perfettamente anche senza di me.

Esco finalmente fuori dal locale con il mio secondo bicchiere tra le mani, bevo un ultimo sorso facendo una smorfia di disgusto, è davvero troppo forte. Guardo il liquido cristallino del mio superalcolico, non ha senso ubriacarmi o demoralizzarmi, peggiorerei solo la situazione mentre a lui non fotterebbe niente di me. Devo reagire e alla svelta, tra meno di due giorni parto per Los Angeles e non voglio di certo rovinarmi il week end arrovellandomi così. Digito il numero e chiamo un taxi che tra pochi minuti sarà qui. Mi appoggio al muretto con ancora il cocktail tra le mani, devo ammettere di non sentirmi benissimo, ho gli occhi lucidi e la testa un po' troppo leggera, con la coda dell'occhio noto una figura avvicinarsi a me, impreco mentalmente che non sia l'ennesimo caso umano come ciliegina sulla torta di una serata di merda, non ho la forza e la voglia di parlare con nessuno, ma più viene avanti più somiglia all'unico uomo che in questo momento non vorrei vedere.

"Basta bere o finirai per non reggerti in piedi"

Mi toglie prepotentemente il bicchiere dalle mani e lo poggia sul muretto, come se adesso sia interessato a come mi sento. Lo fisso annebbiata da un sentimento che impetuoso si impossessa di me come un fiume pronto a straripare. Solo ora si preoccupa di fissarmi, di non distogliere lo sguardo come invece ha fatto poche ore fa.

"Sei stato un po' troppo sbrigativo, non ti soddisfava abbastanza?"
Sputo con una rabbia incontrollabile, non volevo dargli questa soddisfazione ma sono troppo incazzata
"Ti ripeto che posso fare..."

"Lo so, puoi fare quello che vuoi, sei libero di fare sesso con chi ti pare, ma sono incazzata e non puoi impedirmi di essere disgustata da questo tuo atteggiamento menefreghista che odio"

Scoppio come un vulcano in eruzione, gli urlo contro, mi sento andare a fuoco. Era meglio che continuava la sua attività fisica con quella donna, avrei avuto il tempo di sbollentare e tornare ad essere razionale, ma no, adesso non ci riesco. Prendo il cocktail e glielo lancio addosso, lo guardo con disprezzo e mi incammino dalla parte opposta alla sua, lui mi strattona per un braccio facendomi avvicinare pericolosamente al suo petto, lo spazio che separa le nostre labbra è talmente minimo che sento il suo fiato caldo sul mio viso, cerco di spingerlo indietro ma non si muove di un centimetro

"Ma si può sapere che cazzo ti prende?"

Ah, se lo chiede pure, come se non fosse ovvio

"Mi prende che sono stanca di te e dei tuoi giochetti del cazzo. Ora lasciami e scompari dalla mia vista"

Forse è la prima volta nella mia vita che mi inviperisco così tanto da non badare al mio linguaggio, le parole mi escono di getto dettate solo dalla rabbia che mi circola in corpo. Una macchina si ferma dal verso opposto della strada e capisco che è arrivato il mio taxi

"Smettila di parlarmi così. Ti accompagno a casa"

Esorta come se fossi una bambina che sta facendo i capricci, tenendomi ancora stretta sotto la sua morsa, ma voglio che il mio messaggio arrivi forte e chiaro una volta per tutte

"Fottiti Manuel"

Mi divincolo il braccio dalla sua presa lasciando il calore del suo corpo che stavolta mi trasmette fastidio, odio, gelosia, salgo sul taxi quasi correndo, lo guardo dal finestrino mentre è lì inerme che mi fissa adirato e sorpreso.
Pensavo di riuscirci, ma vederlo con un'altra mi ha fatto sbottare.
Non riesco a sopportarlo, nè adesso, nè mai.

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora