Capitolo 21

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Elide

Gli uomini si differenziano dagli animali per la loro razionalità, per la ragione. La nostra vita è regolata da leggi, limitata dalla cultura, succube dei sentimenti che ci priva dell'infallibile istinto di vivere senza costrizioni e pienamente liberi.
Ma è davvero così?
È davvero così semplice zittire il nostro istinto?
Credo di no, suppongo invece che dentro di noi abbiamo conservato una buona dose delle nostre discendenze animali, perché in questo momento l'impulso di perdere la ragione è pressante. La naturale e incrollata reazione di plasmarmi ed accogliere il corpo di Manuel dentro di me supera tutti i limiti imposti.
Potrei non curarmi degli sconosciuti che potrebbero guardarmi, del posto poco adatto, dei miei gemiti che scandalizzerebbero perfino l'aria che c'è qui dentro. Potrei far vincere l'istinto, senza aver paura delle conseguenze.

Il cameriere dopo una breve tiritera è appena andato via, e quando ci volta le spalle tutti, compreso Manuel, assaggiano le prelibatezze scenicamente poste sul piatto, proprio mentre i nostri amici rivolgono la loro attenzione al cibo, le dita di Manuel con uno scatto improvviso si inoltrano tra le mie piaghe.

Calde. Pronte. Desiderose.

Scatto sul posto facendo stridere la sedia dal movimento brusco che la sua invasione mi ha causato.
Tutti mi guardano, Martina corruccia la fronte tintinnante, ingoio un fottio di saliva

"Devo...Devo andare in bagno"

Balbetto mentre mi alzo lentamente, sentendo le dita sfilarsi da me, mi volto a guardarlo ma sembra intento ad assaporare un piccolo blinis con caviale che prende con la stessa mano che pochi istanti prima frugava nella mia fessura. Mentre io perdevo il controllo, lui dominava a pieno i suoi gesti e la sua espressione non tradisce la placidità con cui mi infliggeva la tortura. Con le gambe barcollanti lascio la piccola sala alle mie spalle. Camminando l'umore prodotto dal breve contatto mi inumidisce l'interno coscia che senza la barriera degli slip sento scendere in picchiata.
Cerco di respirare, di calmarmi.
Metto i polsi sotto il getto dell'acqua fredda dell'elegantissimo bagno del ristorante, nella speranza che il mio battito cardiaco torni alla norma, con una salvietta pulisco l'interno delle mie gambe recitando un mantra che mi faccia arrivare a fine serata senza compiere atti osceni in luogo pubblico.

Stabilita la normalità ormonale precaria, torno al mio posto. Mi rendo conto di aver impiegato più tempo del previsto, notando i loro piatti vuoti

"Elide, poi mi spieghi come impieghi tutto questo tempo in bagno!"

Vorrei tanto spiegarglielo ma adesso non mi sembra il caso. Faccio un debole sorriso di circostanza, prendendo la forchetta e crogiolandomi nel gusto di questo antipasto sublime.

"Martina ci stava raccontando alcuni vostri aneddoti divertenti"

Mi blocco con la posata a mezz'aria, guardo la mia amica torva. Ci sono troppe avventure sconce che io e Marti abbiamo condiviso, troppe pazzie che raccontate potrebbero sembrare assurde rispetto che viverle, mi auguro soltanto sia rimasta su circostanze banali tanto per argomentare gli spazi di silenzio che possano essersi susseguiti.

"Beh, anche quella di stasera può essere catalogata come aneddoto divertente"

Cerco di portare l'attenzione a ciò che hanno vissuto anche loro assieme a noi, senza dover svelare cose del passato che possano rivelare a Manuel le figure di merda in cui mi sono sempre cacciata.
Marti, capendo al volo il mio voler sviare l'argomento e curiosa di conoscere qualche dettaglio, interroga gli uomini di questo tavolo

"Voi invece? Siete amici da tanto tempo?"

"Ho perso anche il conto di quanti anni abbiamo passato insieme, sicuramente troppi. Se ripenso a quando marinavamo la scuola, alle prime sbronze o nottate a scorrazzare con le moto, beh lui era sempre con me e viceversa"

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora