Capitolo 41

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Elide

L'aria diventa infiammabile.
Mi guarda stoico trucidando Josè a pochi centimetri da me.
I suoi occhi spasmodici cercano di intrappolare più dettagli possibili fino a soffermarsi sulle nostre mani ancora unite.
Diventa lui il motore dei miei pensieri, il fulcro della mia confusione, i miei muscoli si tendono e senza nemmeno accorgermene, mi alzo sciogliendo le dita da quelle dell'uomo accanto a me .
Piombo in un silenzio imbarazzante annullando il vociare e il sottofondo della musica, uno scontro silenzioso di messaggi in codice, in cui le parole risultano superficiali.
Siamo solo io e lui, il resto si dissolve come nebbia al sole, ma presto questa realtà parallela va in frantumi non appena sento la voce squillante di Martina riportami sulla terra ferma

"Elide, cazzo ma non hai sentito il telefono? Ti ho chiamato una miriade di volte!
Cosa è successo?... Oh ma mi senti?"

Mi scuote leggermente la spalla interrompendo bruscamente il mio stato di trace. Metto a fuoco la sua figura cercando una vana giustificazione che, seppur non convincete, non tarda ad arrivare

"Si Marti, scusa io, io... Non l'ho sentito"

"Vuoi spiegarmi che cazzo succede? Sai benissimo che stasera non volevo mettere piede qui dentro e tu hai pensato bene di ubriacarti, cosa che non hai mai fatto nella tua vita.
Proprio adesso? Proprio stasera!"

Un colpo di tosse improvviso ci fa trasalire entrambe,

"Ragazze, preferisco lasciarvi sole, non vorrei finire nel mezzo delle vostre animate discussioni, mi raccomando nessun spargimento di sangue!"

Josè si alza con ancora il cocktail tra le mani. Un sorriso sornione di chi ha capito troppe cose aleggia sul suo viso e la conferma mi arriva quando, prima di andare via, mi sussurra una frase che mi estorce appena un sorriso

"Sembra che il fantomatico Manuel sia un po' troppo geloso, non voglio morire giovane! Buona fortuna baby"

Ammicca divertito prima di scomparire tra i vari tavoli posti sulla tettoia di legno bianca adornata da piccole luci calde. Se gli occhi potessero incendiare qualcuno in questo momento credo che Josè stesse bruciando vivo, visto l'odio con cui lo guarda allontanarsi.

"Elide adesso basta! Posso sapere perché mi hai detto un'enorme cazzata solo per farmi venire qui? Perché è chiaro che non sei affatto ubriaca, sicuramente rimbecillita non so da cosa e non è una novità ma no, non hai un tasso alcolico così alto da non reggerti in piedi come mi hai fatto credere al telefono!"

Sospiro amaramente contro la sfuriata di Marti, sapevo che era una pessima idea dirle una fesseria simile, ma cos'altro avrei potuto inventare? Lo sto facendo per il suo bene o almeno spero.
Per il momento però il cruccio maggiore rimane Manuel che ancora ammutolito mi sta fissando come se avessi appena commesso un adulterio. Senza esserci promessi fedeltà reciproca.

"Colpa mia, è stata solo una scusa per attirati qui, visto che ultimamente scappi da me e mi eviti come la peste!"

Alle nostre spalle Kevin la sovrasta chiarendole il vero motivo della mia telefonata. Mi sento una traditrice, abbasso gli occhi per chiedere venia alla mia amica che mi guarda incredula pensando di essermi alleata con il nemico, ma capirà presto che il fine giustifica i mezzi, e se per farli chiarire era necessario il mio aiuto, di certo non potevo tirarmi indietro e infatti non l'ho fatto. Il mio sesto senso mi dice che nonostante non avessi una buona reputazione su Kevin, sia l'unico a poter far breccia sul suo cuore, dopo avermi confidato i suoi sentimenti la mia idea su di lui è cambiata totalmente, ammetto di aver sbagliato a trarre conclusione affrettate basandomi solo sulla sua fama da uomo narcisista e donnaiolo.
Mentre vengo distratta da tutti questi avvenimenti, come uno tzunami la sua voce mi sfonda l'orecchio riportando la piena attenzione su di lui che non ama essere messo in secondo piano, da nessuno e per nessun motivo

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora