Capitolo 14

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Manuel

Nemmeno l'acqua riesce a togliere l'odore di Elide dalla mia pelle. Guardo le mie mani, mani che fino a qualche ora fa la toccavano, la bramavano, la stingevano. Sotto il mio tocco si contorceva in preda all'orgasmo, la sento riecheggiare il mio nome tra gli ansimi e non basta nemmeno lo scrosciare dell'acqua tra le pareti della doccia a interrompere i miei pensieri che brulicano silenziosamente. La vorrei di nuovo qui, adesso, dentro questa doccia, per poi posarla, ancora bagnata a letto, in un comodo letto stavolta e farla di nuovo mia, finché io sia appagato nel vederla e sentirla. Mi bastano questi pensieri a far crescere il mio desiderio già pronto ad attendere qualcuno che non c'è. L'urgenza con la quale ho fatto sesso è nuova per me, ho sempre saputo aspettare il momento giusto, gustarmelo, ma con lei il mio istinto ha preso il sopravvento consumando nell'auto come non facevo da anni.
È tutto questo mi fa sorridere e mi fa spaventare nello stesso tempo perché non so resisterle a lungo.
Vorrei averla già dimenticata adesso che l'ho scopata.
Perché era questo che volevo, togliermi la voglia e invece no, la desidero più forte di prima.
Il suo sesso così bagnato e pronto per me, le sue pareti incandescenti e strette mi hanno accolto in paradiso. Cammino su un terreno minato. Non posso, non devo e non voglio provare sentimenti per lei e per nessun'altra donna. Il mio cuore deve continuare solo a pompare sangue lasciando il comando al mio cervello come è sempre successo.
Non sono un uomo romantico, non lo sono mai stato.
Ho visto troppe persone amarsi per poi distruggersi. Quanti clienti ci hanno ingaggiato come detective per scoprire i loro rispettivi mariti o mogli tradirli, quanti amici ho visto ingannati da donne solo per i loro soldi, quante ragazze ho conosciuto violentate e picchiate da un amore insano e malato.
L'amore non fa per me.
È un sentimento che esasperato porta all'odio, ed anche se ho avuto come esempio l'amore dei miei genitori, tutto quello che ho vissuto tramite esperienze altrui mi ha congelato. Come la morte di mia madre che però ho vissuto sulla mia pelle.
E non volevo più affezionarmi a nessuno per paura di soffrire, di essere lasciato solo, di ridurmi in frantumi com' è successo a me e mio padre.
Nessuno sarebbe arrivato al mio cuore.
Mai più.

Stamattina ho appuntamento direttamente con Aldo al tribunale. Oggi ci sarà la prima udienza a porte chiuse per Suelle Alvarez. Dopo ore di dibattiti, è stata riconosciuta come collaboratore di giustizia e verrà ben presto portata in un luogo segreto sotto protezione. Solo in quel momento potrà avere una nuova identità e forse, ricominciare una vita normale. Dopo l'udienza decido di non andare in ufficio, ho bisogno di sbollentare le idee, non vorrei che Elide prima ancora di vedermi in faccia potesse notare il rigonfiamento perpetuo nella patta dei pantaloni che incessantemente mi spinge a pensare a lei.
So cosa ci vorrebbe per alleggerirmi, anzi chi ci vorrebbe, ma devo essere nuovamente padrone dei miei impulsi prima finire in grossi guai.

Passo tutto il pomeriggio e la sera a casa.
A niente è servito isolarsi dal mondo, allenarmi incessantemente, guardare la tv, lavorare.
Niente, il mio membro non vuole redimersi e dunque il mio cervello è obbligato a pensarla costantemente. Mi balena un' idea, ma non posso farlo, non stasera, non voglio espormi troppo.
È passato un solo giorno, un solo fottutissimo giorno e già ho di nuovo fame di lei, non è possibile, credo che abbia messo nel caffè una pozione magica per farmi impazzire oppure dovrei credere nel karma, che mi punisce per tutte le volte che ho fatto infatuare una donna per l'unico scopo di portarla a letto. Qualcosa di potente mi è stato scagliato contro perché non può essere normale tutto questo desiderio per lei. Stasera non cederò a nessuno, nemmeno a lei.
Ho un unico modo per calmarmi e il mio sesso dovrà accontentarsi.

Elide

Oggi finalmente è sabato. Sto sistemando le ultime cose e nel tardo pomeriggio vado a Sausalito dai miei. Preparo sempre un piccolo borsone con qualche abitino visto che nel week end esco sempre con le ragazze. Stasera dovremmo andare in una festa di un amico di Martina, ci ha preparato psicologicamente a una notte di baldoria e se lo dice lei, sono certa sia davvero così. Sono già consapevole di doverle accompagnare una ad una a casa perché alzeranno il gomito più del solito.
Ieri Manuel non è venuto a lavoro, Ferretti mi ha detto che aveva delle cose urgenti da sbrigare.
Volevo essere io la cosa urgente da sbrigare, qualsiasi cosa fosse non si meritava di essere prima di me. Avrei voluto mi dicesse qualcosa riguardo quella sera a fare sesso in macchina, avrei voluto mi dicesse che sia stato passionale, che sia stato disastroso, che non volesse vedermi più, o che bramava nel riavermi.
Anche quando mi ha riaccompagnato, in macchina non abbiamo spiccicato parola, eravamo presi dai nostri pensieri, l'unico gesto dolce che mi ha rivolto è stato un bacio sulla fronte prima di scendere.
Un bacio in fronte casto e puro, che avrei anche potuto apprezzare se venti minuti prima non eravamo complici a scambiarci gemiti, saliva e umori.
Non lo capisco proprio, passa dall'essere rude e burbero a simpatico, passionale e dolce, mi sembra un labirinto in cui mi sono persa e non so più individuarne l'uscita.
Non so niente, mi ha lasciato di nuovo nell'oblio.
Lo so che è solo sesso e visto che ho accettato, voglio decidere anche io quando usufruirne. E ne sentivo la necessità ieri, oggi, domani, anche più volte al giorno, come una cura da prescrizione medica in cui la cosa importante è la costanza del trattamento.
Il mio trattamento prevede Manuel almeno due volte al giorno prima o dopo i pasti, sabato e domenica inclusi. Per fortuna non ho il suo numero altrimenti avrei fatto già una qualche cazzata enorme.
Finisco di mettere in ordine ed è già ora di andare.
Direzione casa.

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