ManuelProprio stasera io e mio padre dovevamo incontrare un cliente con cui avevamo pattuito un colloquio da settimane. Non potevo mancare.
"Signori se abbiamo finito vi lascio, mi è sorto un imprevisto e non posso unirmi a voi per cena"
Li saluto porgendogli la mano e a grandi falcate mi dirigo fuori, ma mio padre sospettoso mi rincorre
"Manuel, questo appuntamento è stato pianificato da settimane, devi necessariamente assentarti per cena?"
"Papà hai ragione, ma se non fosse davvero così importante, rimarrei qui"
Mi guarda con una strana luce negli occhi e so già la sua prossima domanda
"Figliolo, si tratta di una donna?"
"Papà dai, ci sentiamo in questi giorni"
Non aggiungo altro, ma il suo sorrido a 32 denti mi fa capire che abbia frainteso il mio appuntamento.
Si è con una donna, ma niente di sentimentalmente serio, solo fisiologicamente importante, necessario e appagante. Meravigliosamente appagante.
Mio padre aspetta con ansia il giorno in cui gli presenterò la mia ipotetica ragazza, non gli ho dato mai questo onore e credo mai glielo darò.
Non so se abbia intuito che tipo di relazioni instauro, ma di certo non credo possa mai immaginare che non cerco un rapporto stabile, anzi è l'unica cosa che voglio evitare.Il traffico rallenta la mia corsa verso casa, nel frattempo che sono in fila noto un'enoteca.
Parcheggio la macchina in doppia fila e scendo.
Del resto non si va mai ad un invito a mani vuote.
So che una buona bottiglia di vino sarà ben accetta, soprattutto perché stavolta la sceglierò io.Sono le 21.40 sono in un ritardo catastrofico, ho fatto tutto di corsa ma non sarei riuscito a fare prima di così. Scommetto sia incazzata nera ma non ho nemmeno il suo numero per poterla avvisare. Potevo fare in modo di averlo, ma non voglio usare la mia professione per ottenere dati sensibili quando posso chiederle alla diretta interessata.
Per non parlare del fatto che avrei dovuto saziare la sua curiosità nello spiegarle come sia riuscito ad estrapolarlo.
No, non posso di certo dirglielo.
Mi ha già sfidato invitandomi da lei senza darmi il suo indirizzo.
Suono il campanello ed aspetto. Niente.
Risuono.
Nessuna risposta.Mi guardo attorno, la sua macchina è parcheggiata qui sotto.
È sicuramente in casa ma troppo arrabbiata per rispondere.
Non sono il tipo che aspetta troppo o che chiede scusa, sono in ritardo è vero ma tirarsela così tanto mi fa innervosire.
Non serve a nulla, se aveva voglia di vedermi stasera non credo che mezz'ora di ritardo cambi la situazione.
Decido di aspettare ancora qualche minuto quando sento il cancelletto aprirsi.
Vado verso l'androne, e non sapendo a che piano abiti, cerco il suo nome sulle targhette del citofono, in realtà mi rendo conto che non conosco nemmeno il suo cognome, non faccio in tempo nemmeno a posare gli occhi sull'elenco che una voce metallica mi da l'informazione che cerco
"Terzo piano"Pigio il tasto sull'ascensore che mi porta davanti la sua porta già aperta. La trovo scalza in accappatoio bianco con i capelli legati in modo spettinato e con uno sguardo adirato e un po' perso
"Prego si accomodi"
un finto sorriso stampato sulle labbra in netto contrasto con l'espressione dei suoi occhi, è la prima volta che la vedo così, sembra addirittura brilla. Varco la soglia del suo ingresso, continuando la sua ramanzina
"Ringrazi il mio animo gentile signor Ortiz, perché l'avrei fatta marcire lì fuori!"
Sbatte la porta alle mie spalle dirigendosi dalla parte opposta alla mia
"Adesso se non le dispiace vado a vestirmi"
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Dissetami come pioggia
RomansaSpesso l'amore non è così facile da riconoscere. Alle volte è difficile da accettare, sopratutto in un cuore convinto di non sapere amare. Ma quando pensi sia più facile donare solo il tuo corpo per appagare gli istinti, qualcosa dentro di te si far...