Capitolo 22

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Manuel

Il colore del cielo, del mare, degli orizzonti infiniti che l'occhio umano non riesce a vedere, ma dai quali rimane affascinato perché non riesce a scorgere la fine o l'inizio. Cristalli preziosi che con le sue mille sfaccettature rendono ancora più vividi le gradazioni di quell' azzurro accesso.

Due occhi. Due fari.

Due zaffiri infuocati di voglia trepidante.

Mi sento già un coglione per quello che ho appena fatto. Per come non riesca a redimere i miei istinti in sua presenza.

Ritrovarmi in un cesso di un ristorante per placare la voglia di lei.

Assurdo.

Ho provato a scacciare via il pensiero, le fantasie, che stasera mi hanno aleggiato in mente ad ogni gesto, ad ogni sguardo. Ho ingannato il tempo cercando di farla impazzire, di metterla a disagio, mentre le mie mani si inoltravano nei posti non esposti del suo corpo provando un sadico godimento nel vederla arrossire, guardandosi attorno per non essere scoperta. Ma non potevo immaginare che più alimentavo il suo disagio, meno il mio corpo riusciva a tenere sotto controllo il piacere, nel volerne di più, subito.

Adesso siamo qui pelle contro pelle, con i polmoni a corto di fiato e il battito cardiaco accelerato dall'imminente orgasmo liberatorio, e mentre lei continua a sfiorarmi il sesso con le sue piccole mani, io non so se prenderla di nuovo o spingerla il più possibile lontano da me e uscire da questo dannato bagno.

Non so davvero come sia possibile che io provi un senso di appartenenza così forte per la sua nudità che, così calda e avvolgente, mi dona sensazioni talmente appaganti da annullare tutte quelle antecedenti.

Un'amante per eccellenza, fin ora la mia preferita.

Sarei stato un pazzo a voler tagliare i ponti con lei, ma la paura che possa provare qualcosa di più del semplice ma intenso rapporto che abbiamo, mi ha destabilizzato. Mi ha assicurato che non sia così ed io non ho insistito, forse perché se sapessi davvero la verità avrei dovuto mantenere le distanze da lei, perdendomi chissà quanti orgasmi come questo o addirittura migliori.

No, non voglio davvero saperlo mi basta il suo tacito consenso, la facciata pulita per non macchiare la mia coscienza, per illudermi che non ferisca i suoi probabili sentimenti.

La fisso mentre la mia affermazione riguardo la prigionia in bagno l'hanno sicuramente affascinata e nel contempo spaventata, tintinnante le sue pupille zampillano nei miei occhi fermi, sicuri, veritieri, e quando capisce che dietro le mie parole non si nasconde nessuna incertezza, interrompe il contatto visivo scostandosi da me.

Mi dà le spalle lasciando il mio membro ancora turgido libero dalla sua dolce presa, a passo incerto si avvicina al lavabo per lavarsi le mani e passare dell'acqua fredda sul collo e sulle guance arrossate. La fisso dallo specchio davanti a lei seguendo le goccioline che lente le ricadono a picco dalla base del collo alla scollatura della camicetta aperta, le rigano la pelle incandescente mentre lo scrosciare dell'acqua si infrange ancora una volta sulle mani e sui polsi, per placare il calore che ci ha appena investiti come il vento secco e afoso che soffia nel deserto.
Stacca degli asciugamani monouso dal dispenser tamponandosi le parti in cui le gocce continuano a cadere, ravviva i capelli scompigliati, sistema la gonna scura sulle sue gambe sode e mi inchioda di nuovo con lo sguardo attraverso lo specchio.
Solo adesso mi rendo conto che intento ad osservarla sono rimasto ancora mezzo nudo esattamente per come mi ha lasciato. Ancora una volta mi sorprende, mi confonde, abbozza un leggero sorriso malizioso girandosi nella mia direzione.
Bambina e donna, candida e sexy, impacciata e sicura di sé, cambiamenti continui che non mi permettono di darla per scontato in nessuna situazione.
Si gira di scatto, facendo svolazzare i suoi capelli che come fili di miele mi incatenano a lei, stavolta i suoi occhi mi scrutano senza alcuna barriera. Mi prendo del tempo per osservarla mentre molto lentamente mi alzo gli slip sistemando meglio possibile la prova della mia eccitazione ancora tangibile, sistemo la camicia dentro la vita dei miei pantaloni e con poche falcate mi accosto a lei.
Le mie mani calde si scontrano con l'acqua gelida, imito i suoi gesti senza prestarle attenzione, ma le sento le sue pozze chiare marchiarmi il corpo e per quanto voglia resistere, so benissimo che questo piccolo intrattenimento non le sia bastato, che questi pochi minuti di un amplesso selvaggio sia stato solo un assaggio che non può saziare.

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora