Capitolo 8

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Manuel

Ma come mi è saltato in mente di accarezzarle il viso?
Cioè desideravo farlo da sempre ma stavolta è come se il mio braccio si fosse mosso senza la mia volontà, come stregato dalla voglia matta di toccarla.
Quella pelle morbida e calda sotto le dita mi ha scosso le viscere. Sono affascinato dai suoi lineamenti così belli, naturali.
Ho potuto scorgere i dettagli dei suoi occhi, due pozze di acqua limpida, cristallina in cui mi sono specchiato, un celeste deciso con dentro tante scaglie di argento che brillavano quando la luce le rifletteva.
Le labbra, quelle labbra carnose che ad ogni parola si schiudevano, si incollavano, per distendersi all'insù.
Avrei voluto morderle, per poi sigillarle alle mie come un cazzo di francobollo di cera.
Oddio, pure i miei pensieri sono diventati smielati.
Ci ho pensato tutta la notte, senza darmi tregua.
Kevin ci ha interrotti presentandomi alcuni suoi amici. Tutti volti emergenti della vita politica, non ricordo né i nomi né le facce, ero perso nel pensiero di quel breve incontro, di quella intensa parentesi in cui ho visto Elide sotto un altro punto di vista.
Dopo averla accompagnata dal suo gruppo di amici la persi dal mio campo visivo. In realtà volutamente ho evitato di cercarla con lo sguardo, le sensazioni che mi aveva provocato in così poco tempo mi avevo allarmato e lo fanno tutt'ora.

Ho avuto solo una storia seria durata poco più di un anno dopo la morte di mia madre. Avelyn.
Eravamo amici dai tempi della scuola, sapevo però, che avesse una cotta per me da sempre. Era bellissima ed ostinata e dopo aver appreso la notizia della morte di mia madre, cercò di starmi accanto prendendosi cura di me nonostante io cercassi di allontanarla. Pensai di esserne innamorato e così ci mettemmo assieme.
Mi sentivo amato, mi spronava a divertirci ed a studiare ma tra di noi sapevo mancasse qualcosa, non ero abituato a storie serie. Fino a qualche mese prima mi divertivo in giro cambiando spesso ragazza, Avelyn fu un'ancora di salvezza che mi resi conto di sfruttare solo per non sentirmi solo.
Poi mi arruolai nell'esercito. La distanza e le lunghe missioni ci fecero piano piano allontanare rendendomi conto che in tutto quel tempo forse l'avevo illusa, perché per lei non provavo amore, ma solo affetto.
Ci lasciammo, anzi la lasciai e mi sentii uno schifo perché, anche se lei lo teneva nascosto, sapevo di averla ferita.
Nonostante tutto non riuscì a lasciarla andare del tutto, provavo sincero affetto per lei, era un punto di riferimento e, assieme a Kevin, un appiglio a cui potevo sempre aggrapparmi perché sapevo che ci sarebbe stata per me.
Ci sentiamo ancora, le racconto di me perché so che nonostante tutto posso fidarmi.
Si è trasferita in Germania, è diventata un designer di automobili per un noto marchio ed è lì che ha conosciuto il suo attuale marito. Sta vivendo la vita che desiderava e che io non avrei mai potuto darle.
Perché sono come una terra arida, dalla quale non può nascere nessun fiore, nessun frutto.
Non so come sono arrivato a questo punto, non posso dare la colpa solo alla morte di mia madre, anche prima di questo avvenimento non riuscivo a legare anima e corpo a qualcuno, mi sono sempre sentito indipendente, libero e non volevo incatenarmi, non volevo restrizioni.
Volevo stare da solo pur avendo compagnia occasionale.
Adesso continuo a sentirmi così ma con un aggravante, ho capito di non saper amare, forse semplicemente non tutti riescono a farlo.
Sono stato privato dell'unico affetto sicuro e vero che avevo, l'unico che non avrei mai messo in dubbio e non avrei lasciato per nulla al mondo. Il vuoto, la paura, l'angoscia, che mi ha lasciato questo tragico evento ha peggiorato la mia natura. Non voglio nessuna a cui legarmi perché so che l'amore per una madre o per un genitore in generale resta indissolubile, ma tra uomo e donna è tutto più aggrovigliato, spinoso, complicato, io non volevo più soffrire.
Semplicemente volevo mettere da parte i sentimenti e vivere solo per soddisfare i miei bisogni, mi bastavo e non desideravo altro che ripararmi dalle schegge che un amore frantumato poteva infliggermi.
Non volevo farmi per l'ennesima volta, catapultare nell'oblio dello smarrimento.
Rialzarti una volta è più semplice perché non sai cosa ti aspetta,
non sai ancora quanto difficile sia il percorso che devi intraprendere per rinascere, per tornare a vivere una vita normale o apparentemente normale, ma farlo una seconda volta è difficile se non impossibile. Riaffiorerebbe tutto, senza nessuna distinzione tra presente e passato e sarebbe un'onda troppo alta, troppo impetuosa per non portare solo distruzione, perché non sempre puoi risorgere, non sempre riesci a convincerti ad alzarti le maniche e scavare per trovare una via d'uscita, per rivedere di nuovo la luce fuori dai massi che ti hanno schiacciato fino a toglierti la voglia di ricominciare.
Mi conoscevo, sapevo che se volevo vivere con un minimo di serenità non dovevo permettere a nessuno di entrarmi dentro il cuore. L'amore non faceva per me ed evidentemente, viste la moltitudine di donne che ho incontrato, nemmeno io per lui.
***

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora