Capitolo 43

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Elide

Mi trascino fuori dalla porta come fossi un automa, scendo le scale del mio appartamento priva di volontà, scalino dopo scalino con forza sovrumana. Un sonoro sbadiglio fa eco all'interno del palazzo mentre apro il portone principale e il profumo di terra bagnata impregna le mie narici.
Nonostante il periodo estivo sia alle porte, la giornata uggiosa che si presenta peggiora notevolmente il mio umore. Sono consapevole di essere meteoropatica, ma in questo caso il clima è solo un fattore aggiunto a un periodo disastroso.
Altro problema da non sottovalutare è la stanchezza.
Il mio cervello sembra non spegnersi nemmeno quando dormo, elabora incubi che mi ripropone durante la notte svegliandomi di soprassalto e non riuscendo più a chiudere occhio, sto accumulando ore di sonno perse che mi rendono irrequieta e nervosa.

Mi appoggio al freddo muro riparandomi sotto il portico, attendendo l'arrivo di Aldo per andare a lavoro. Non avere la macchina e non poter essere indipendente mi infastidisce ulteriormente.
Ho sempre cercato di sorridere alla vita ma ci sono alcuni momenti in cui anche per me risulta impossibile essere positivi, oggi senza dubbio è il mio giorno no, in cui concentro tutto ciò che di negativo ho accumulato.
Il suono assordante e breve di un clacson mi fa rinsavire, risvegliandomi dai miei turbamenti, posiziono malamente la borsa sopra la testa e mi avvio verso la macchina del mio accompagnatore, aver dimenticato l'ombrello è ovviamente il classico chiché.
Mi accomodo sul sedile passeggero, frizionando le mani per eliminare l'acqua in eccesso, prendo poi un fazzoletto per tamponare la borsa grondante di pioggia.
La macchina riparte e mi giro verso Aldo per salutarlo come spesso facciamo quando siamo da soli.
Gli stampo un bacio sulla guancia, ma solo adesso noto che il suo aspetto non è fresco e riposato come sempre. Lo conosco bene, per me è diventato un amico, un confidente, una sorta di zio, sa tutto del mio passato e in punta di piedi ha sempre cercato di aiutarmi anche senza che glielo chiedessi.

"Buongiorno Aldo, tutto bene?"

Chiedo sospettosa mentre aspetto da parte sua una risposta che mi auguro sia veritiera. È da qualche tempo che lo vedo strano, pensavo fosse una mia impressione ma il mio sesto senso poche volte sbaglia

"Si, perché questa domanda?"

"Hai il viso stanco, occhiaie profonde e un accenno di barba che mai ho visto sul tuo viso, diciamo che non sei impeccabile come tutte le mattine.
Spero che sia stata una donna a ridurti in questo stato..."

Provo con un approccio scherzoso che non lo metta in allarme, se crede che io sospettassi qualcosa diventerebbe ancora più elusivo evitando qualsiasi argomentazione in riguardo

"Elide, Elide... Nessuna donna. Lo sai bene che ho scelto la carriera,  non sono un uomo capace di troppi sentimentalismi e voi donne preferite tutt'altro genere piuttosto che un avvocato evasivo, impegnato e poco incline ai rapporti amorosi"

"Aldo, me lo hai detto tante volte che essere un avvocato non è una semplice professione ma una filosofia di vita che richiede costanza ed impegno, ma credo che non sia giusto estraniarti da tutto il resto.
So che il lavoro è una componente importante della tua vita ma vorrei che non fosse la sola.
Sai quanto ti sono affezionata e se ti dico questo è solo perché ultimatamente ti vedo sempre più assorto nei tuoi pensieri, spossato.
Credo avresti bisogno di svagarti, di non pensare per un paio di ore al lavoro che ti sta inghiottendo senza che tu te ne accorga. Fai una vacanza, gira il mondo, la tua mezza mela sarà da qualche parte e aspetta solo te!"

Gira leggermente il viso in mia direzione, lo guardo ammiccando mentre un sorriso gli inarca le labbra. Sono un'inguaribile romantica e vederlo così solitario mi attanaglia il cuore. Non tutti desiderano avere una relazione, vivere un rapporto di coppia serio e non sta a me dire cosa sarebbe giusto per lui, ma sono fermamente convinta che quando il lavoro prende il sopravvento nella nostra vita è perché siamo noi in primis a volerlo, perché inconsciamente pensiamo che è ciò di cui abbiamo bisogno.
Succede quando dobbiamo riempire dei vuoti, delle lacune, che pensiamo siano incolmabili.
Preferiamo allora ingannarci, far finta che la vita frenetica che viviamo ci basti ad iniziare un giorno dopo l'altro in un rituale che piano piano, senza rendercene conto, ci porta a vivere una vita parallela in cui fingiamo di essere noi stessi perché troppo impegnati a trovare soluzioni a mali minori.
Sembriamo forti, realizzati, a tratti oserei dire felici, ma questa è solo la facciata che vogliamo mostrare agli altri per non far vedere le nostre crepe, le nostre paure.

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora