Capitolo 12

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Manuel

Ci guardiamo in faccia sorpresi quanto delusi dall'essere stati interrotti così bruscamente. Lei è ancora tremolante, bloccata in quella posizione mezza svestita. Rimaniamo paralizzati mentre io cerco di tornare in me e pensare chi potrebbe venire in ufficio oltre l'orario di chiusura.
Il campanello suona di nuovo. Guardingo mi alzo da lei e faccio segno ad Elide di stare lì, visto la sua espressione e il rossore che la mia barba sfregando le ha provocato sulla pelle, non riuscirebbe a nascondere l'accaduto.
Decido di andare ad aprire io.
Chiudo la porta dello studio e mi dirigo verso l'entrata.
Non devo dimenticare che stiamo trattando un caso delicato e che la prudenza non deve mai sfuggirmi di mano, dal monitor noto solo una figura nascosta da un lungo trench, apro la porta di scatto

"Sei ancora qui! Ero certa avessi dimenticato il nostro appuntamento"

Trovo Avelyn davanti a me a braccia conserte con un sorriso indagatore. Cazzo, avevo rimosso di averle detto di bere qualcosa insieme dopo il lavoro, volevo farmi perdonare per averla mollata al pub qualche giorno fa.

"Certo che no, ho fatto tardi"

"Sei da solo?"

"Si. Aspettami qui prendo la ventiquattrore e andiamo"

Socchiudo la porta d'ingresso ed entro nello studio trovo Elide che si sta ricomponendo silenziosa, immagino abbia sentito tutto ma non ho tempo per dare spiegazioni né a lei né ad Avelyn, che mi farebbe il terzo grado.
Se la vedesse in volto capirebbe subito cosa è appena successo e non mi va, soprattutto dopo il discorso del divorzio e dei ricordi della nostra storia passata.
So quanto Avelyn sia ostinata e sono certo che non sia qui solo in veste di amica.
Elide non mi guarda ma so che sta nascondendo la rabbia.
Prendo la borsa mi avvicino a lei e le do un bacio sulla tempia come per farmi perdonare, ma sono sicuro che non basterà.
Sento nell'aria l'odore della gelosia, del pentimento e dell'indignazione. Ma non importa, troverò il modo di riportarla da me in quella stessa posizione, stavolta però soddisfacendo le nostre voglie senza essere bruscamente interrotti.
Ormai non posso più tornare indietro. L'importante è che sia solo sesso, puro e semplice godimento, perché non posso darle altro.

***

Elide

Niente. Non ha detto una parola. Se n'è andato lasciandomi lì dentro come se volesse nascondermi.
Mi sono sentita come l'amante in mezzo a due fidanzatini del cazzo.
Mi sono sentita debole, succube di lui, usata e gettata per andare via con un'altra, lo odio.
Mai nessuno mi ha trattata così, perché non ho permesso a nessuno di farlo. Pensavo provasse qualcosa per me, ma mi sbagliavo.
È solo istinto primordiale.
Del resto sarei stata un'illusa a pensare che a parte il sesso, potesse volere altro da me e peggio, pensavo di farlo cedere ai miei piedi mostrandomi disinibita e determinata e invece in soli due minuti la situazione si è ribaltata, ero io sciolta come cioccolato fuso sotto le sue abili mosse di seduzione.
Stamattina ci siamo incrociati solo una volta, ed io per evitarlo ho fatto finta di rivolgere la mia totale attenzione ad un'e-mail, poi è uscito con Ferretti e non sono più tornati nello studio.

"Elide forza con quei pesi, oggi mi sembri la bell'addormentata, SVEGLIA"

Sam mi urla all'orecchio e io cerco di stargli dietro, non è stata una buona idea venire in palestra oggi.

"Non c'è bisogno che urli, ti sento" "Non mi pare, eri in catalessi" sbuffo.

Continuo i miei esercizi e tra una pausa e l'altra scorcio un viso familiare

"Josè ciao, quanto tempo"

"Elide ciao! Non vedevo l'ora di vederti"

Ci abbracciamo calorosamente, come se non ci vedessimo da anni

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora