Capitolo 58

9 0 0
                                    




Tre settimane dopo

Elide

"Mi raccomando, non faccia movimenti bruschi e indossi il tutore giorno e notte. Tra due settimane ci rivedremo per togliere tutto e cominciare la fisioterapia"

Ringrazio il dottore e prendo il foglio d'uscita dell'ospedale che per un mese è stato la mia fissa dimora.

Sono stata cinque giorni in coma e per il forte trauma cranico, sono stata privata di tutti i miei ricordi.
I miei genitori non mi hanno lasciata sola nemmeno un attimo.
È stato devastante non riconoscerli quando mi sono svegliata, per me erano due perfetti sconosciuti.
Sono stati giorni difficili, mi ritrovavo in un corpo che quasi non conoscevo più attorniata da visi di cui non distinguevo più le forme, le fisionomie, la dolcezza dei loro sguardi.
Mi sono sentita persa, scaraventata in una vita che non possedevo, la mente un foglio bianco da riscrivere.
Ci vollero giorni prima di ricordare qualche brandello di me, andai a ritroso nella mia vita lentamente.
Sentii dei profumi, vidi delle foto, ascoltavo racconti che non mi appartenevano, finché come grandine i miei ricordi ripiombarono dissetando il deserto che viveva dentro di me. Adesso la mia memoria è del tutto tornata, ho ancora qualche vuoto ma i medici dicono che sia normale.
Durante la degenza sono passati tutti a farmi visita, ma davvero tutti, tranne una persona.
Ferretti fu tra i primi a venirmi a salutare. Avevo già rimesso insieme alcuni pezzi della notte del rapimento e Aldo mi ha aiutato a ricordare placando la mia curiosità. Lui pazientemente mi ha raccontato tutta la storia che si celava dietro quella notte, diceva che meritavo di sapere visto l'evolversi delle cose. Il suo racconto mi estraniò come se non l'avessi vissuto in prima persona, forse il mio cervello per la paura vissuta aveva deciso di archiviare volutamente quella faccenda per non soffrire, come una protezione verso il buon funzionamento di sé stesso.
Fui soddisfatta nel sapere che tutti i pezzi del puzzle erano tornati al loro posto, che finalmente la felicità aveva accarezzato le loro vite tormentate per anni.
Incontrai anche Barbara, l'unica donna che Aldo aveva amato nella vita e anche se non mi avesse detto chi fosse, dai loro sguardi complici e amorevoli avrei comunque capito cosa ci fosse tra loro.
Una scossa di gioia attraversò la mia schiena constatando che il mio sacrificio era valso a qualcosa. Alvarez non era più una minaccia e tutti, compresa Suelle e la sua famiglia, potevano riprendere le redini delle loro vite. La cattura del boss della mafia più sanguinario dei nostri tempi fu trasmessa su tutti i canali, per giorni i giornali e televisioni non parlavano di altro, elencando tutti quelli coinvolti nei loschi affari. Gli arresti furono centinaia e tra questi una faccia mi colpì più di tutti. Quando la vidi  fui percossa dalla stessa sensazione di frustrazione che avvertì quando uscì dal locale con l'uomo che speravo fosse solo mio.
Katia Lambert, escort di lusso e la donna di Gregory Alvarez, arrestata per droga e ricettazione.
Mi aveva detto la verità.
Mi ha sempre detto la verità.

Come ultimo tassello mancante chiesi ad Aldo di Manuel. 
Era il mio tasto dolente, la nota stonata in questa nuova melodia perfetta che tutti tranne me stavano sperimentando.
Ero rinata con una corona di spine che trafiggeva le mie tempie, le mie notti, i miei giorni.
Una costante che mi gettava in una depressione perseverante che ero costretta a nascondere agli occhi di tutti.
Mi ero svegliata con il suo nome impastato tra la bocca, di lui ricordavo ogni minimo dettaglio, le sue mani, il suo viso, il sapore delle sue labbra, l'elettricità che sentivo al suo tocco.
Pensavo di impazzire.
Mi sono svegliata e ciò che desideravo di più era avere davanti ai miei occhi lui.
Come un'ossessa lo cercavo negli sguardi di tutti, nelle fattezze degli uomini che mi si presentavano davanti, ero in una piena crisi d'astinenza inghiottita dall'insoddisfazione, dal senso di impotenza, di vuoto, di rabbia, di disperazione.
La mia ripresa fu difficile anche per questo, per i comportamenti passavi che non miglioravano la mia psiche.
L'unica cosa diversa adesso, è che riesco a reggere lo sconforto pur di avere informazioni che lo riguardano.
Anche Aldo mi disse che era scomparso, nessuno sapeva dove si fosse cacciato.
Melissa era l'ultima persona che lo aveva sentito, avvisandolo del mio risveglio.
È stata una fortuna che gli avesse risposto perché in tanti avevano provato a chiamarlo senza avere mai risposta.
Adesso sono stata dimessa e i miei genitori hanno insistito per portarmi con loro a Sausalito, sono certa non si fidino a lasciarmi sola.
Come dargli torto.
Avrei preferito tornare a San Francisco per poter stare da sola e meditare, ma ho già spaventato e ferito la mia famiglia, non voglio rinnegare la loro vicinanza, sarebbe da egoisti.


"Tesoro vuoi che ti dia una mano a salire in auto? Riesci a sederti?"

Dissetami come pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora