Alina visitò per la prima volta casa di Ludovica il venerdì del ponte di Ognissanti. Dopo aver telefonato in biblioteca per informare la mamma dei suoi programmi e aver divorato due porzioni del risotto ai funghi preparatole da nonna Brunilde, prese l'autobus con i Rainbow nelle orecchie e arrivò a Piazza Melozzo mentre le ultime note di Stargazer sfumavano lontano.
Ludovica era davanti al portone ad aspettarla, infagottata nella giacca a vento; sorrise e agitò la mano quando vide Alina attraversare il cortile interno, spettinata dal vento e saltellante per il buonumore.
"Ciao Alina," la salutò, tirando fuori le chiavi. "Scusa se stavo qui appostata, ma era meglio se non suonavi il citofono. Mia madre non si sente molto bene e sta riposando."
Alina pensò per un momento di chiedere cosa avesse la signora De Angelis, poi decise di non farlo. "Figurati. Farò pianissimo."
Da quello che la sua amica le aveva raccontato della sua famiglia, sapeva già che non ci sarebbero state altre persone a casa: suo padre tornava tardi dal lavoro ogni sera, e Ludovica era figlia unica.
L'appartamento era in penombra, silenzioso come una chiesa e arredato con i mobili vecchi e austeri che Alina era solita associare alle abitazioni delle persone anziane. Ogni superficie era tirata a lucido e vagamente odorosa di detergente. Ludovica le fece subito cenno di togliersi le scarpe, mentre faceva lo stesso con grande cautela; poi, indicò una porta in fondo al corridoio.
Alina osservò che casa di Ludovica era grande, ben più grande di quella modesta tana che condivideva, in maniera non sempre confortevole, con Maurilio e i suoi genitori in quel di Labaro. Anche la camera della sua amica era più ampia della sua. Alina ebbe la soddisfazione di trovarla più o meno come se l'era immaginata: ordinata e pulita, illuminata da una grande finestra e piena di libri da una parete all'altra. Sparsi in giro, c'erano i pezzetti d'infanzia che Ludovica non aveva voluto consegnare agli scatoloni e al ripostiglio: una piccola schiera di peluche sul letto, un cuscino di Lupo Alberto, la foto della comunione e quella delle Coccinelle in uniforme, un Mini Pony rosa un po' scolorito ma ancora capace di conquistarsi un posto d'onore sulla mensola. I disegni di Ludovica, a colori o in bianco e nero, si dividevano le pareti con il poster di un drago e uno di Labyrinth, dal quale David Bowie ammiccava con i capelli cotonati e una sfera di cristallo in mano.
Purtroppo, osservò Alina, il reparto musica consisteva solo di un vecchio stereo portatile a cassette che aveva visto giorni migliori e di un mucchietto disordinato di nastri. Pensò che avrebbe volentieri fornito il suo contributo, per ampliare quella misera collezione.
Ludovica si voltò, scoprendola a girare lo sguardo tutt'intorno. "Camera mia non è troppo imbarazzante, vero?" chiese, con un sorriso incerto. Si morsicò un'unghia, a disagio, quando vide Alina accarezzare distrattamente la criniera arcobaleno del Mini Pony. "Insomma, a me piace. Mi ci trovo bene. Era tanto tempo che non invitavo qualcuno, e..."
"Dai, Ludo, guarda che mi piace!" esclamò Alina, ed era sincera. "La stanza è tua, decidi tu cosa metterci. Devi vedere che casino la mia."
Alina si chinò a leggere i titoli delle musicassette (un controllo che faceva per istinto, senza nessun imbarazzo, ogni volta che visitava casa di qualcuno per la prima volta). Fu colpita a tradimento dagli 883 e Jovanotti, poi occhieggiò un Dire Straits che le diede un po' di speranza. Se non altro, niente Fiorello, Vasco e Festivalbar. Poi c'erano le colonne sonore dei film: Labyrinth, La Storia Infinita, A Kind of Magic dei Queen — l'album con le canzoni di Highlander — e diverse altre. C'era del lavoro da fare, pensò, ma in fondo Ludovica aveva dei gusti discreti.
"Ti piace qualcosa?" chiese Ludovica.
Alina fece spallucce. "Qualcosa, sì. Mettiamo un po' di musica?"
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Ho attraversato le terre selvagge
Teen FictionAlina e Noemi frequentano la terza media in una scuola del quartiere Flaminio, a Roma: impulsiva e irruenta l'una, spensierata e socievole l'altra, le due amiche sono diversissime fra loro, eppure inseparabili. Elisa è studiosa, pacata e solitaria...