Cinque

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Se qualcuno, solo un mese prima, avesse detto ad Alina che un giorno si sarebbe seduta a fare i compiti insieme a Elisa e Ludovica, lei non solo non ci avrebbe creduto, ma avrebbe anche risposto a quel qualcuno di abbandonare l'uso di sostanze stupefacenti, se non voleva finire come i tizi con gli occhi bianchi di quella terrorizzante Pubblicità Progresso sui pericoli della tossicodipendenza.

Eppure eccole lì tutte e tre, con i libri e i quaderni aperti sul grande tavolo della sala da pranzo di Ludovica, intente a destreggiarsi fra storia, scienze e matematica. Alina non si ricordava l'ultima volta che aveva fatto tutti i compiti per il giorno successivo, per giunta portandosi avanti anche con quelli del resto della settimana.

Ecco cosa succede ad andare in giro con Elisa e Ludovica invece che con Noemi, rimuginò, divertita. A dire il vero, non aveva nulla di cui lamentarsi: avevano speso un'ora e mezza a fare cose che, da sola, le avrebbero preso almeno il doppio del tempo e le sue amiche erano state bravissime a spiegarle dei concetti sui quali si rompeva la testa da giorni.

Stavano finendo di rispondere a un questionario di geografia quando la madre di Ludovica era comparsa sulla porta, preceduta da un profumo appetitoso e portando con sé una merenda sufficiente a sfamare una classe intera: tazze di tè, ciambellone, fette biscottate e marmellata, girelle Motta e pan di stelle.

Quella montagna di cibo quasi nascondeva alla vista la figura della signora De Angelis, che era una donna esile ed evanescente, con i capelli già grigi. Ad Alina sembrò terribilmente vecchia per essere una mamma: non poté trattenersi dal guardarle le rughe, gli occhiali grandi e fuori moda, i vestiti dimessi da casalinga.

"Non sapevo cosa preferivate," spiegò la signora De Angelis, appoggiando il vassoio al centro del tavolo. "Allora ho deciso di abbondare. Prendete quello che volete."

"Grazie mille, davvero!" esclamò Alina, alzando la voce e facendo dei gesti d'entusiasmo esagerati per scacciare l'imbarazzo. La mamma di Ludovica diede un piccolo sussulto, come qualcuno a cui fosse scoppiata una miccetta tra i piedi, ma poi le sorrise con gentilezza.

"Di nulla, cara. Non potevo lasciarvi a bocca asciutta. È passato tanto tempo dall'ultima volta che Ludo ha invitato delle amiche a fare compiti! Tu sei... Elena?"

"Alina," corresse lei, avventandosi sulle cibarie come un chitarrista glam su un mucchio di cocaina.

"Alina," ripeté la madre di Ludovica, gettando un rapido sguardo al mostro ghignante che adornava la felpa della sua interlocutrice. "Che nome originale! Se posso chiederlo, coma mai i tuoi genitori hanno scelto proprio questo?"

Alina aveva già addentato una girella, disposto una pila di biscotti a fianco della tazza e si stava tagliando una fetta di ciambellone, ma notò ugualmente che Ludovica iniziava a mangiarsi le unghie, a disagio.

"Non lo so," rispose, ma non era vero: aveva ascoltato cento volte il racconto di come la bisnonna Adelina avesse tanto voluto che quella bambina bionda portasse il suo nome e di come i suoi genitori avessero acconsentito — previa la rimozione di due lettere, per risparmiarle il destino di chiamarsi come una delle oche de Gli Aristogatti. Papà lo aveva fatto come ultimo regalo all'amata nonna gravemente malata; tuttavia, il regalo non era stato l'ultimo, dal momento che la vegliarda Adelina Moretti si era ripresa dai suoi malanni poco dopo la nascita della pronipote, era ancora viva e, lassù a Campodimele, aveva appena festeggiato il novantacinquesimo compleanno.

Alina preferì tagliare corto. "Mia madre lo avrà trovato in qualche libro," rispose. "È una bibliotecaria." Sull'ultima parola, sputacchiò qualche briciola di pan di stelle.

Elisa le diede un calcio sotto il tavolo.

"Ahi!" fece Alina. "Che c'è?" Nel voltarsi verso l'amica con la tazza in mano, Alina rovesciò un po' di tè sulla tovaglia. "Oh cazzo," sibilò tra i denti.

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora