Alina prese la quarta crocchetta di pollo, la tuffò nella vaschetta di salsa barbecue, la addentò e mandò giù il boccone con un sorso di Coca, quasi senza masticare. Cambiò posizione sulla scomoda sedia di plastica, alzò gli occhi su Debora e Valentina da sopra l'orlo del bicchierone di carta e si ripeté, per l'ennesima volta, che era stata una cattiva idea rimanere lì.
Noemi, seduta accanto a lei, era occupata a farsi raccontare dalle altre due una caduta di Valentina avvenuta sulle scale mobili della Rinascente, proprio sotto gli occhi di un commesso fighissimo ma evidentemente gay; il tutto punteggiato da risate, risatine, strilletti ed esclamazioni di imbarazzo.
Alina taceva, sconcertata. Erano passati dieci minuti da quando si era seduta, e già aveva una gran voglia di lasciare a metà il pasto, annunciare a gran voce che si era rotta le scatole e andarsene senza aspettare una risposta.
Sarebbe stata una scena molto soddisfacente, ma cosa avrebbero pensato quelle due vipere? Che non sopportava la loro presenza? Che aveva paura di loro? E poi, avrebbe messo Noemi in imbarazzo.
Alla fine dell'aneddoto ci fu una breve pausa nella conversazione.
"Allora, l'hai più sentita Milena?" chiese Noemi, rivolgendosi a Debora. Alina drizzò le orecchie.
Debora si incupì, mise una mano sulla fronte e sospirò come chi deve portare un enorme fardello. "Le ho telefonato, ma sua madre ha detto che non c'era," rispose. "Secondo voi mi ha detto una bugia?"
Valentina annuì con aria di commiserazione. "Milena è ancora fissata che non vuole sentirti," affermò. "Mi dispiace. Può essere così infantile, a volte."
"Vi giuro che non l'ho detta quella cosa su lei e Francesco," proseguì Debora, sottolineando il giuramento con ampi gesti delle mani. "Quella deficiente di Maura si è inventata tutto, come al solito. Non la sopporto, quando fa così. Io ho solo detto una cosa chiarissima, cioè che Storaro non ci tiene veramente a Milena. È chiaro che vuole solo starci in tresca. Io l'ho detto proprio per Milena."
"Figurati se Milena può ammettere di essersi sbagliata," disse Noemi, scuotendo piano la testa. "Io le voglio bene, ma purtroppo è sempre stata così. Ho provato a spiegarle le cose e mi ha trattata malissimo. Hai visto, no, Vale? C'eri anche tu."
Valentina annuì. "A volte se la prende anche con me," confessò, esitante. "Poi però mi chiede scusa, e amiche come prima..."
"Sì, chiede scusa e poi lo fa di nuovo," incalzò Noemi. Fece una pausa e risucchiò dalla cannuccia un lungo sorso di Fanta. "Io mi sono stufata, però."
Valentina la fissò, a disagio. "Ho capito Noe, ma che dobbiamo farci? Milena c'ha il carattere suo, però è la mia migliore amica."
"Vale, però secondo me una vera migliore amica non avrebbe detto che..." iniziò Debora, poi girò gli occhi verso Alina per la prima volta in dieci minuti, sembrò ricordarsi all'improvviso della sua presenza e chiuse la bocca.
Noemi si voltò. "Ali, non andrai a raccontare a Milena quello che stiamo dicendo qui, vero?" chiese, sorridendo con aria complice.
"Ma ti pare?" esclamò Alina, sbalordita dall'assurdità di quella domanda. "Quando mai vado a parlare con Milena? Lo sai che la odio!"
Valentina sbarrò gli occhi di fronte a quell'evidente mancanza di rispetto verso la sua leader, ma a Debora sfuggì una risata.
"Visto?" fece Noemi, scambiando il bicchiere di Fanta con il cheeseburger lasciato a metà. "Di Alina ci possiamo fidare. Non ha mai fatto la spia in vita sua."
Valentina la squadrò con scetticismo. "Ha dato un pugno in faccia a Debora però, non so se ti ricordi," disse, aspra.
"E tu non so se ti ricordi cos'era successo," ribatté Alina, d'impulso. Sentì la faccia che diventava calda, per la rabbia e la vergogna che ancora le procurava il ricordo di quell'episodio. Decise che era il momento di andarsene.
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Ho attraversato le terre selvagge
Teen FictionAlina e Noemi frequentano la terza media in una scuola del quartiere Flaminio, a Roma: impulsiva e irruenta l'una, spensierata e socievole l'altra, le due amiche sono diversissime fra loro, eppure inseparabili. Elisa è studiosa, pacata e solitaria...