Sedici

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Il buonumore di Alina, sebbene un po' incrinato dallo sgradevole episodio mattutino, resse per tutta la giornata scolastica, aiutato da una sufficienza in matematica strappata con i denti (e che non avrebbe mai raggiunto, senza l'aiuto provvidenziale di Elisa davanti al portone).

Al suono dell'ultima campanella, Alina scoprì di non aver voglia di mischiarsi alla calca dei compagni di scuola che sgomitavano per essere i primi a uscire. Si defilò in bagno senza averne realmente bisogno, appese il walkman ai pantaloni, si sciacquò mani e viso e rimediò un'occhiataccia da Luciano, intento a svolgere le sue mansioni di bidello con la ramazza in pugno e un mozzicone di sigaretta all'angolo della bocca.

Attraversò il cortile e uscì dal cancello, ma prima che potesse inforcare le cuffie e far spazio alla voce di Ronnie James Dio, le arrivarono alle orecchie le risate alte e stridule di Milena e delle sue fiancheggiatrici. Fu sul punto di ignorarle, accendere il walkman e mettere un coperchio sul mondo; ma il pensiero di Noemi la costrinse a guardare cosa stesse accadendo.

Maledicendo il suo masochismo emotivo, Alina procedette fra la folla che andava diradandosi: le quattro compagne erano all'angolo della strada, e avevano messo in mezzo Ludovica, forse cogliendola impreparata nella sua convinzione di aver ricevuto l'intera dose di umiliazioni quotidiane e ignara di essere stata selezionata per un supplemento.

Lo zaino di Ludovica era aperto ai suoi piedi. Debora era riuscita in qualche modo ad impossessarsi del diario della compagna e stava leggendo qualcosa ad alta voce. Ludovica, diventata vermiglia per la rabbia impotente e la vergogna, titubava fra l'allungarsi verso Debora per cercare di riconquistare il maltolto e restare sul posto per proteggere lo zaino. Le persone intorno — ragazzi e adulti — facevano finta di niente, gettando solo qualche breve occhiata distratta per poi tornare ai fatti loro.

Alina non aveva alcuna voglia di affrontare di nuovo Milena, tanto meno di vedere Noemi fare gruppo con le reginette della classe. Pensò di voltarsi nell'altra direzione e raggiungere la fermata dell'autobus facendo il giro della scuola: le sarebbe costato solo cinque minuti di ritardo.

"Le ombre si addensano cupe sul Regno di Anodea, da quando il Re del Male ha posato i suoi occhi di ghiaccio sui domini degli uomini," stava leggendo Debora a voce alta. "Spietati eserciti di non-morti già marciano oltre i confini delle Terre Selvagge, uccidendo e riducendo in schiavitù chi osa opporsi..." Debora evitò un inutile allungarsi di Ludovica e passò il diario a Milena. "A De Angelis, ma quante cazzate scrivi?"

"Ci stanno pure il Principe Azzurro e la fatina buona nella tua storiella?" fece Milena, sfogliando il diario con l'aria di chi ha trovato qualcosa di sgradevole incollato alla scarpa. "Perché giusto quelli ci vogliono, per trasformarti in una persona normale."

Alina scoprì che i suoi piedi la conducevano verso le ragazze. Non aveva idea del perché lo stesse facendo. Sapeva solo di essere di nuovo arrabbiata e che preferiva quella sensazione al girare sui tacchi, andarsene e dover ammettere di avere anche paura.

La prima ad accorgersi di lei fu Valentina.

"Ragazze, ferme tutte, ci sta Caritas!" esclamò, con la faccia di chi ha scoperto che verrà servito un secondo dessert dopo il primo. Alina notò il sorriso di Noemi che si irrigidiva in una smorfia d'imbarazzo e decise di concentrare la sua attenzione su Milena, che dal canto suo già si stava leccando i baffi.

"A Caritas, dove l'hai lasciata Involtini?" chiese l'ape regina, con la lingua che stillava veleno. "Non t'ha scaricato pure lei, vero? Stavate bene insieme! Giusto con una secchiona cinese puoi andare in giro. O con questo rotolo de coppa." Lanciò il diario ai piedi di Ludovica, che si affrettò a raccoglierlo dal marciapiede umido.

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora