Otto

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"I tuoni rimbombano nella notte e la pioggia ha trasformato le strade in fango," narrò Ludovica, scandendo le parole con lentezza, come se avesse paura di impappinarsi. "Rainbow, la locanda del Calice Spezzato ti appare un rifugio sicuro dopo il tuo lungo viaggio. All'interno, è asciutto e fa caldo. La locanda è affollatissima a quest'ora, piena di avventori di ogni sorta..."

Nel vedere che gli altri giocatori stavano attenti e silenziosi ad ascoltare, Ludovica iniziò a prendere slancio, completando la descrizione della taverna con voce sempre più limpida e sicura, gesticolando con moderazione per tracciare la sagoma di una porta o la forma della stanza. Senza alcuno sforzo, Alina vide comparire nella sua immaginazione la locanda fumosa, il fuoco scoppiettante nel camino, la variegata marmaglia che occupava i tavoli e il bancone.

Ludovica si interruppe per rivolgersi direttamente a lei. "Rainbow, cosa fai?" le chiese.

Alina esitò, colta alla sprovvista. "Non lo so... cosa posso fare?"

"Puoi fare quello che vuoi," rispose l'altra, incoraggiante. "Pensa a cosa faresti se fossi il tuo personaggio e ti trovassi veramente in questa locanda."

"Allora, ehm... mi siedo a un tavolo libero e, boh, ordino da bere," buttò lì Alina, sperando di non stare sbagliando tutto.

Ludovica annuì e sorrise, come se trovasse quella risposta perfettamente soddisfacente. "Non ci sono tavoli liberi, ma vedi una sedia non occupata accanto a un nano, un elfo e una giovane sacerdotessa umana. Sembrano amichevoli, anche se hanno armi e armature."

Mario e Saverio si guardarono, tutti eccitati per essere finalmente entrati in scena. "Avoja, siamo amichevolissimi!" esclamò Saverio, agitando una mano per salutare Alina dall'altra parte del tavolo da gioco, come se entrambi fossero veramente alla locanda del Calice Spezzato. "Vieni a sederti con noi, maga!" disse, con una voce un po' impostata che fece capire ad Alina che stava parlando in prima persona nei panni di Rudolf il nano. "Siamo una compagnia molto più gradevole di tutta questa gentaglia!"

Alina lo guardò, poi si rivolse a Ludovica — che aveva ancora in viso l'espressione di chi vede andare tutto secondo i suoi piani — e disse: "Ok, vado a vedere cosa vogliono."

La loro Dungeon Master continuò a raccontare, lasciando ogni volta delle pause che permettessero agli altri giocatori di intervenire. Dopo le prime incertezze, Alina trovò che inserirsi in quella narrazione corale era facile e spontaneo, proprio come nei giochi d'immaginazione che faceva da bambina e che la sua fantasia, evidentemente, non aveva mai dimenticato.

Quando aprì la bocca per rivolgersi a Saverio, la sua voce era diventata quella di Rainbow e davanti a sé non vide seduto il suo compagno di classe, ma il nano dalla folta barba nera.


"Se dunque la conversazione era un pretesto," disse Rainbow, "desidero sapere perché sto parlando con voi. I maghi non hanno tempo da perdere."

L'elfo e il nano si scambiarono un rapido sguardo, nel quale vibravano ammirazione e divertimento. Zadoka rimase impassibile e silenziosa.

Rudolf scostò dal tavolo piatti e boccali e spiegò sulla superficie di legno una vecchia pergamena ingiallita, sulla quale era stata tracciata — chissà quanti anni o decenni addietro — una mappa.

"Perché stai parlando con noi?" ripeté il nano, con il sogghigno del giocatore d'azzardo che sta per svelare la sua carta vincente. "Oro, sangue, ricchezze e gloria, ecco perché."


Ludovica stese una mappa in mezzo ai giocatori. Alina era talmente presa dal gioco che a malapena si accorse che era stata disegnata su un comune foglio da disegno Fabriano 4, come quelli che usavano durante le lezioni di educazione artistica. Mario prese la parola.

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora