Sotto la pioggia battente, nel crepuscolo arrivato troppo presto, Roma si era trasformata in un labirinto grigio di strade, automobili e palazzi, spazzato dalla pioggia e dal vento e crivellato da pozzanghere grosse come i trabocchetti nei dungeon di D&D.
Alina era riuscita a prendere un autobus a Corso Italia e a raggiungere Piazzale Flaminio; il conducente le aveva indicato quale mezzo prendere per arrivare, da lì, al lungotevere, ma la sua fortuna doveva essersi esaurita, perché l'autobus in questione non arrivava e la pioggia non accennava a smettere. I fulmini squarciavano il cielo oltre l'arco di Piazza del Popolo, seguiti da tuoni che facevano vibrare l'aria tutt'intorno. Non c'era nessuno alla fermata, quasi nessuno in giro a piedi e la gente imbottigliata nel traffico si girava a guardarla dai finestrini, sicuramente pensando che doveva essere matta a star fuori da sola senza ombrello.
Dopo aver aspettato più di dieci minuti ed essersi inzuppata a dovere, Alina decise di raggiungere il lungotevere a piedi e riprese a correre.
Correre, fosse sulle sue gambe, in bici o sullo skate, l'aveva sempre aiutata a liberarsi dei cattivi pensieri. Ciò che era successo alla festa di Noemi era rimasto a inseguirla da lontano: con gli anfibi che battevano sull'asfalto e schizzavano l'acqua delle pozzanghere, i vestiti bagnati che la appesantivano e la pioggia che continuava a sferzarla, Alina non aveva tempo di pensare a nulla, se non ad andare avanti e arrivare in biblioteca prima che chiudesse. Dedicò solo una breve considerazione al fatto che sua madre si aspettava di andarla a prendere a casa di Noemi, e avrebbe dovuto avvertirla di essere da tutt'altra parte — per non parlare della faccia che i suoi genitori avrebbero fatto nel sapere che era stata tutto quel tempo in giro per Roma da sola, sotto il diluvio.
Alina continuava a mettere un piede dopo l'altro, a prendere fiato e a far oscillare le braccia, come se Guerreschi l'avesse messa a fare cento giri di palestra per punizione. Doveva arrivare alla Centrale Ragazzi e parlare con le sue amiche. Doveva provare a sistemare le cose. Tutto il resto poteva aspettare.
Attraversò Ponte Regina Margherita. Di sotto, il Tevere scorreva color grigio e marrone, furioso e gonfio di pioggia. Era tornato a essere quello che era stato un tempo: una forza della natura, non un mansueto fiume di città addomesticato. Alina rivide nella sua immaginazione Rainbow e i suoi compagni d'avventura, nel giorno in cui avevano sfidato le rapide del fiume Idawth sulla barchetta rubata all'eremita cannibale, affrontando l'Idra che faceva la guardia alle rocce sulla sponda opposta. Voglio tornare a giocare con gli altri, si disse, per spronarsi ad andare avanti. Voglio sapere come va a finire, se riusciamo a sconfiggere il Re del Male oppure no.
Alina corse sul lungofiume per diversi minuti, senza riuscire a trovare una fermata dei mezzi pubblici; maledisse il fatto di essere vissuta a Labaro tutta la vita e non essere pratica del centro storico. Rallentando fino a un passo da maratoneta, per riprendere fiato, cercò di ripensare all'ultima volta che era stata da quelle parti. Doveva essere stato in agosto.
Un fulmine schioccò nell'aria come una frusta incandescente, vicinissimo, facendola sobbalzare. L'esplosione del tuono arrivò quasi allo stesso momento. Alina si schiacciò, d'istinto, le mani sulle orecchie e chinò la testa.
Ferma sul lungotevere, con piccole sadiche gocce di pioggia che le colavano dai capelli giù nel colletto della camicia, Alina pensò per la prima volta di lasciar perdere, trovare un telefono pubblico e chiamare la mamma.
Poi, un ricordo improvviso dell'estate riaffiorò nella sua mente: una passeggiata che aveva fatto da quelle parti, con i suoi e Maurilio, per andare al cinema e poi a prendere un gelato. Se avesse proseguito ancora per qualche centinaio di metri, sarebbe arrivata all'altezza di un ponte del quale non ricordava il nome. Piazza Cavour era poco distante, ed era abbastanza sicura che da quelle parti passasse il 280, che percorreva tutto il lungotevere tra Castel Sant'Angelo e Piramide. Doveva solo sperare che arrivasse presto.
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Ho attraversato le terre selvagge
Teen FictionAlina e Noemi frequentano la terza media in una scuola del quartiere Flaminio, a Roma: impulsiva e irruenta l'una, spensierata e socievole l'altra, le due amiche sono diversissime fra loro, eppure inseparabili. Elisa è studiosa, pacata e solitaria...