Quindici

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Alina avrebbe voluto sentirsi felice per le imminenti vacanze di Natale, ma era di pessimo umore e il pensiero di trascorrere un altro lunedì a scuola le faceva venire il magone alle budella. Non solo il sabato si era concluso in quella maniera schifosa, ma la domenica Noemi le aveva dato buca adducendo impegni familiari; per giunta aveva piovuto tutto il giorno, così era dovuta rimanere a casa a rimuginare e ad annoiarsi. A colazione, nella fretta di non fare tardi, aveva rovesciato la tazza e sparso latte e cereali sul pavimento, facendo infuriare la mamma (già nervosa di suo, per colpa del Comune di Roma e di certi straordinari che non le erano stati pagati); avevano litigato per quasi tutto il tragitto.

Alina era appena scesa dalla macchina, che scorse Mario e Saverio venirle incontro, marciando in coppia come pretoriani. Già sapeva che cosa le avrebbero chiesto.

"Ohi, ciao Alina. Ma allora?" esordì Saverio, che aveva una faccia smunta e malaticcia. Si interruppe per soffiarsi il naso con un fazzoletto di carta già usato un paio di volte di troppo. "Che dice Ludo, come hanno fatto i suoi a sgamarla?"

"Giochiamo ancora a D&D, oppure no?" aggiunse Mario, battendo i piedi a terra per scacciare il freddo.

Alina ebbe un moto d'irritazione. "Guardate che mica sono la portavoce di Ludovica," ribatté, aggiustandosi lo zaino sulla spalla e dirigendosi verso il portone a lunghi passi, costringendo i due ragazzi a tenerle dietro. "Perché non l'avete chiesto a lei?"

"Scusa eh, ma secondo te non glielo chiedevamo, se la vedevamo?" protestò Saverio, trotterellandole al fianco con fare indispettito. Alina aveva i suoi dubbi: nonostante giocassero insieme da più di un mese, Saverio ancora evitava di rivolgere la parola a Ludovica quando erano a scuola, limitandosi a salutarla con discrezione e a non partecipare alle prese in giro nei suoi confronti. Di solito, Alina riusciva a non biasimarlo troppo: le regole della scuola erano ben diverse da quelle del tavolo di D&D e nessuno voleva correre il rischio di essere marchiato come impopolare e diventare vittima dei bulli. Quella mattina, però, non aveva nessuna voglia di fargli sconti per la sua vigliaccheria.

"Non l'abbiamo vista oggi," spiegò Mario. "Non è ancora arrivata, per questo abbiamo chiesto a te."

Alina si fermò, perplessa. Mancavano solo cinque minuti alla campanella, e a quell'ora Ludovica era sempre davanti alla scuola, pronta a entrare.

Guardò Saverio e Mario, impalati davanti a lei con quelle loro facce interrogative. "Vabbè, Ludo ha avuto una sfiga pazzesca," sospirò Alina, girando intorno un paio di occhiate per assicurarsi che nessuno stesse origliando la loro conversazione. "Suo padre ha fatto un incidente in macchina mentre giocavamo; non s'è fatto quasi niente, però è andato al pronto soccorso per il colpo di frusta e l'hanno trattenuto qualche ora. La madre di Ludo è andata a raggiungerlo all'ospedale e voleva avvertirla che avrebbero fatto tardi e di non preoccuparsi."

"Ma lasciare un biglietto sul tavolo no?" sbottò Saverio, per poi dare un'altra soffiata al naso con lo stesso fazzoletto ormai a brandelli.

"La madre di Ludo tende un po' ad angosciarsi," disse Alina. "Non era nemmeno sicura che Ludovica avesse le chiavi, perché pare che a volte il sabato non le prenda, tanto trova sempre la madre a casa. Lei però ce le aveva, per la cronaca."

"Che ansia," commentò Mario. "E insomma?"

"Insomma, lei sapeva che Ludo stava in biblioteca, così ha chiamato la Flaminia, quella dove va sempre. Ovviamente i bibliotecari le hanno detto che Ludo non c'era, così è andata nel panico. Allora ha chiamato un'altra mezza dozzina di biblioteche. Per fortuna mia madre non era di turno a Villa Leopardi!"

"E poi?" la incalzò Saverio.

"A questo punto," proseguì Alina, "la madre di Ludo ha pensato che poteva essere a casa di qualcuno. Prima ha chiamato a casa mia, ma i miei stavano in centro a fare una passeggiata, e mio fratello da un amico suo. Poi ha provato da Elisa, ma erano tutti al ristorante a preparare per l'apertura. Non so se ha chiamato al ristorante, mi sa di no, fatto sta che ha cominciato a telefonare a tutti quelli che stanno in classe con noi, in ordine alfabetico."

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora