L'autobus rombava e sobbalzava sul lungotevere ed Elisa ne seguiva il percorso sul Tuttocittà che teneva aperto sulle ginocchia, sbirciando i nomi delle vie dal finestrino. Casa di Saverio, verso la quale Alina, Elisa e Ludovica erano dirette, si trovava vicino a Piazza Mazzini e nessuna delle tre aveva familiarità con quella zona.
Novembre aveva elargito una rara giornata di sole. Alina se ne stava seduta con le scarpe sul sedile di plastica e le ginocchia contro il petto (nessun ammontare di occhiatacce da parte degli altri passeggeri l'avrebbe indotta a sedersi composta) e guardava sfilare dal finestrino i platani ingialliti. Ludovica era in piedi, con lo zaino carico di materiale da gioco sulle spalle, ed era agitatissima: continuava ad allungare il collo per scorgere dove le avrebbe condotte il tragitto del 280, per poi sbirciare la mappa, e infine chiedere lumi a Elisa su dove erano arrivate.
"Oddio, è questa?" domandò, mentre il mezzo svoltava su una piccola piazza con un giardinetto al centro.
"No, questa è Piazza del Fante," rispose Elisa, paziente. Ludovica sospirò e prese a mangiarsi un'unghia.
"Secondo me era meglio andare a giocare a casa tua," disse Alina, che dal canto suo si stava godendo la gita alla grande. Aveva le cuffie del walkman appese al collo, con i Pink Cream 69 che suonavano a basso volume, batteva il tempo con le mani sui polpacci e ogni tanto si concedeva una piccola fantasia nella quale Andi Deris la faceva salire sul palco a suonare la chitarra con lui.
"Ali, te l'ho detto," replicò Ludovica, "non potevo far sapere a mia madre che giocavamo a D&D con due maschi. Sarebbe stata tutto il tempo a girare intorno al tavolo, oppure avrebbe proprio detto di no!"
"Che differenza c'è se ci sono due maschi?" esclamò Alina, cambiando posizione e tentando di incrociare le gambe sul sedile troppo stretto. "Dobbiamo solo giocare di ruolo, mica facciamo un'orgia!"
Ludovica sbatté le palpebre e arrossì come un semaforo. "Ma che dici, scusa?" balbettò, coprendosi la faccia con una mano. "È che mia madre poi pensa che... che... uffa, lascia perdere," sbuffò, voltandosi dall'altra parte.
"Sempre raffinatissima, Ali," commentò Elisa, scocciata.
Alina spalancò mani e occhi. "Che ho detto di male?"
Elisa guardò dal finestrino, poi sul Tuttocittà, poi di nuovo l'amica. "Non puoi sederti come una persona normale?"
"Ma io non sono una persona normale," replicò Alina, facendo il gesto delle corna con un sogghigno. "Sono una metallara, per tua informazione. E se andate in giro con me non siete normali manco voi. Rendetevene conto!"
Elisa alzò gli occhi al cielo, ma ad Alina sembrò che si girasse verso il vetro per nascondere un sorriso.
"Se mia madre ve lo chiede, ricordatevi che oggi siamo andate a giocare a D&D in biblioteca, ok?" si raccomandò Ludovica, dando un momento di tregua alle sue unghie. "Solo noi tre. E ovviamente non in biblioteca dove lavora tua mamma, Ali."
"Sì Ludo, me la ricordo la versione dei fatti," sorrise Alina.
Ludovica sembrò rilassarsi un poco. Alina si chiese cosa avrebbe pensato la madre della loro Master se avesse saputo che non solo avrebbero speso una buona parte del pomeriggio chiuse in casa con due ragazzi, ma non ci sarebbe stato nessun adulto nei paraggi: Saverio aveva assicurato loro che i genitori sarebbero stati fuori, in visita a certi zii.
Scesero a Piazza Mazzini, rabbrividendo per un soffio di vento che spazzò cartacce e foglie secche nella loro direzione. Le tre amiche si strinsero nelle giacche e seguirono la mappa fino al numero diciassette di Via Sabotino.
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Ho attraversato le terre selvagge
Novela JuvenilAlina e Noemi frequentano la terza media in una scuola del quartiere Flaminio, a Roma: impulsiva e irruenta l'una, spensierata e socievole l'altra, le due amiche sono diversissime fra loro, eppure inseparabili. Elisa è studiosa, pacata e solitaria...