Uno

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Alina aveva deciso da tempo che il giorno di scuola peggiore dell'anno non era il primo, a settembre, ma quello del rientro dopo le vacanze di Natale.

Certo, il primo giorno di scuola significava la fine dell'estate e nove interminabili mesi di studio, compiti e interrogazioni che si stendevano a perdita d'occhio, ma c'era anche un'innegabile eccitazione per le novità portate dal nuovo anno scolastico. Rientrare dopo le feste natalizie significava soltanto riprendere da dove si era lasciato, senza che fosse trascorso abbastanza tempo da far cambiare le cose e proprio quando uno stava cominciando ad abituarsi alla libertà spensierata delle vacanze (ma molto prima di potersene annoiare), con l'unica prospettiva della pioggia, del freddo e delle pagelle del primo quadrimestre.

Non c'era nessun dubbio, pensò Alina, mentre si avviava verso l'edificio scolastico con lo zaino pesante come un'incudine: il primo giorno di scuola dopo Natale era il peggiore dell'anno.

Intorno a lei, gli studenti marciavano intontiti, chinando la testa sotto la pioggia sottile. Nessuno sembrava avere la forza di allungare il passo o alzare la voce. Sembravano gli zombi de La notte dei morti viventi, un vecchio horror in bianco e nero che aveva visto per metà con i suoi genitori e Maurilio, prima di ritirarsi in camera sua, annunciando che il film era noioso e l'aveva stufata (una bugia: in realtà era spaventata a morte, ma mai e poi mai l'avrebbe ammesso davanti a suo fratello).

Ludovica ed Elisa erano già arrivate e la aspettavano al riparo dell'androne. La prima aveva un'aria ancora più sofferente del solito: Alina era sicura che avrebbe preferito il trasferimento in una colonia penale australiana al ricominciare la scuola (se non altro, in Australia non ci sarebbero stati Milena e Storaro). Elisa sorrise nel vederla, ma aveva una faccia stanca e tirata.

Le tre amiche si guardarono e fra loro serpeggiò un filo d'imbarazzo. Nonostante si fossero telefonate diverse volte, erano riuscite a incontrarsi solo una volta durante le vacanze: Elisa aveva spiegato di essere particolarmente impegnata al ristorante, mentre Ludovica aveva addotto delle incombenze di famiglia che Alina temeva fossero, in realtà, i tentativi dei suoi genitori di dissuaderla dal frequentare "cattive compagnie" e magari rimettersi a giocare a D&D.

Alla fine erano riuscite ad andare al bar di Piazza Melozzo per sorseggiare tè e cioccolata calda insieme e fare due chiacchiere. Alina e Ludovica avevano ringraziato Elisa per i regali di Natale: una raccolta di racconti di Conan il Barbaro per Alina, I miti degli dèi di De Crescenzo per Ludovica. Erano rimaste insieme solo un'oretta, prima di salutarsi.

Tornando a casa, Alina era stata colta dal pensiero sgradevole che forse la loro amicizia aveva un senso solo intorno al tavolo da gioco: senza Dungeons & Dragons a fungere da appuntamento fisso, sarebbero tornate a stare insieme a scuola come modo per guardarsi le spalle l'un l'altra dalle angherie delle loro compagne di classe, ma niente di più.

Adesso erano una di fronte all'altra e nessuna delle tre sembrava aver voglia di rompere il silenzio. Alina decise che doveva pensarci lei, se non altro per impedire a quel brutto pensiero di rimettere fuori la testa.

"Allora ragazze, tutto bene?" chiese, sbattendo lo zaino per terra e molleggiandosi sugli anfibi per simulare un po' di vitalità. Il suo tono suonava forzato e stridulo alle sue stesse orecchie. Quanto avrebbe voluto essere ancora sotto le coperte, con le cuffie del walkman sulle orecchie e una bella pila di cassette sul comodino!

"Mah, insomma," mugugnò Ludovica. Cominciamo bene, pensò Alina. Forza, Ludo. "Siamo di nuovo qui, eh? Mi è sembrato che le vacanze durassero tre giorni."

"Cinque mesi alla fine della scuola," commentò Elisa, stringata.

"Sì, e poi abbiamo l'esame!" esclamò Ludovica.

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora