Cinque

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Alina aveva avuto intenzione di rivelare lo spiacevole cambio di programma alle amiche il lunedì seguente: si sarebbe scusata molto, avrebbe spiegato come si fosse impegnata con Noemi fin da prima le vacanze di Natale e avrebbe augurato a entrambe buon divertimento, nella speranza che potessero presto tornare a giocare tutte insieme.

Una cosa facile, razionale, da persone mature. Forse era per questo che, dieci giorni dopo quel lunedì, Elisa e Ludovica non sapevano ancora niente e Alina era congelata dall'imbarazzo al pensiero di dir loro che dava buca al grande evento del ventinove gennaio per andare alla festa di Noemi.

Se avesse avuto una qualsiasi altra motivazione per non presenziare, sentiva che le sue amiche sarebbero state comprensive; ma il fatto che c'entrasse Noemi, ritornata nel frattempo una galoppina di Milena a pieno titolo, la rendeva sicura del fatto che entrambe se la sarebbero presa a morte. Di certo, non la aiutava il fatto che Ludovica scoppiasse di entusiasmo e non parlasse d'altro che del divertimento che le aspettava, e di quanto fosse sicura che sua madre avrebbe finalmente cambiato idea su D&D e le avrebbe dato nuovamente il permesso di giocare.

"Ho telefonato a Saverio. Vengono anche lui e Mario," l'aveva informata Ludovica. Sembrava si trattenesse a stento dal mettersi a saltellare in giro. "Ci pensi? Il nostro gruppo torna insieme, finalmente!"

Alina aveva fatto un sorriso rigido, sentendo dentro di sé una gran voglia di fuggire in Norvegia.

Dopo aver sperato invano per giorni che Noemi rimandasse la festa, o che gli organizzatori annullassero l'evento, o che un meteorite precipitasse su Roma togliendola dall'imbarazzo, alla fine Alina — maledicendo la sua codardia e il destino avverso — decise che il venerdì avrebbe inventato una scusa per dare buca: un malore improvviso, oppure una qualche punizione da parte dei suoi (un'eventualità che risultava sempre credibile).

Pur facendola sentire un verme, questa soluzione aveva il pregio di non tirare in ballo Noemi, permettendole di aggirare il problema principale. Una volta detta la sua bugia, doveva solo resistere fino alla fine di sabato ventinove.

Due giorni prima di quella fatidica data, Alina arrivò a scuola in ritardo. Salì le scale a tutta velocità, passò davanti a Luciano guadagnandosi i suoi borbottii di disapprovazione, arrivò davanti alla porta della terza C, bussò ed entrò lanciando uno squillante: "Scusi il ritardo!" in direzione della Pepieri.

La prof, intenta a scrivere alla lavagna, le indicò con gli occhi il suo banco, senza sentirsi in dovere di aggiungere altro. Felice per aver schivato una ramanzina, Alina buttò lo zaino accanto alla sedia, indirizzò un saluto a Ludovica e uno a Elisa e si accomodò sulla sedia con un sospiro soddisfatto.

Guardò nuovamente verso Ludovica e si accorse, a quel punto, che c'era qualcosa che non andava: nonostante si fosse sforzata di ricambiare il sorriso che Alina le aveva rivolto, la sua amica aveva l'espressione abbattuta delle occasioni peggiori, ed era tornata subito a guardare verso la professoressa, con il capo appoggiato pesantemente sulla mano, come se sorreggerlo le costasse un'enorme fatica.

Alina si voltò verso Elisa. "Che cos'ha Ludo? È successo qualcosa?" sussurrò.

Elisa le rispose dall'angolo della bocca, senza staccare gli occhi dalla lavagna. "Non è niente, Ali. Si sente solo un po' giù. Ne parliamo dopo."

"Come, giù? Qualcuno l'ha presa in giro come al solito?"

"Dopo, Ali," sussurrò Elisa, mettendosi a prendere appunti sul quaderno in un modo che fece capire ad Alina che non ci sarebbe stato modo di distrarla fino al suono della campanella successiva.

Alina sbuffò piano, sperando di suscitare nell'amica una reazione che non arrivò. Capita l'antifona, aprì lo zaino, distribuì sul banco quaderno, libro e penne e si dispose a seguire la lezione e magari prendere qualche appunto.

Ho attraversato le terre selvaggeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora