"Che palle, mia madre mi farà pelo e contropelo," si lamentò Alina, guardando dalla finestra la pioggia che batteva fitta sulla strada. "Di nuovo."
"Almeno la Messina ha messo una nota anche a Debora e Valentina," commentò Elisa, appoggiandosi al davanzale accanto a lei. "Anzi, era sicuramente più arrabbiata con loro che con te."
"Che consolazione," sbuffò Alina. "Tanto la madre di Valentina non le dice niente; anzi, ai prossimi colloqui è capace che se la prenda con la Messina per essere stata così severa e ingiusta con la sua povera innocente immacolata figlioletta. Bleah."
Era ricreazione e la maggior parte dei loro compagni era in giro per i corridoi a sgranchirsi le gambe. In classe erano rimaste loro due, in piedi davanti alla finestra, Ludovica, ancora seduta al banco, e Marco Piovani, appollaiato sulla seggiola troppo piccola per lui e chino sull'ultimo Dylan Dog.
"Grazie, Ali," disse Ludovica, alzando gli occhi su di lei e offrendole un sorriso tirato, ma sincero. "Non volevo correre via in quella maniera, davvero. Volevo dirgliene quattro. Ma appena ho aperto bocca mi sono messa a piangere come una scema." Si tolse gli occhiali, si massaggiò la cima del naso, fra gli occhi, ed esalò un lungo sospiro. Sembrava esausta e molto triste.
"Lascia perdere, Ludo," la confortò Alina. "Non ci pensare a quelle due. Non hanno mai detto una cosa intelligente in vita loro."
"Sono stupita," aggiunse Elisa, "che abbiano avuto il coraggio di aprire bocca senza che ci fosse Milena a dir loro cosa fare."
Oppure Noemi, pensò Alina, con fastidio.
Ludovica annuì in direzione di entrambe, riconoscente. Si alzò e andò ad affiancarle presso la finestra. "Mi dispiace davvero tanto che non possiamo più giocare insieme. Non so proprio come convincere i miei a darmi il permesso."
"Ludo, io parlo da esperta," affermò Alina, "secondo me basta che fai la scena di essere pentita e ti prendi la punizione senza fiatare. Poi, devi solo essere un angioletto in casa, aiutare nelle faccende, fare tutti i compiti... dai, per te dovrebbe essere facilissimo, è quello che fai sempre, no? Una settimana e avranno cambiato idea."
Ludovica fece di no con la testa. "Guarda Ali, mi piacerebbe, ma mia madre adesso è veramente preoccupata per questi giochi, come li chiama lei," rispose, con una sfumatura amareggiata nella voce. "Ha visto anche quell'Alberino Liguori quando ha parlato male di D&D in televisione. Che idiota. Se giochi di ruolo diventi pazzo, ti convinci che esiste davvero la magia, fai i riti satanici, non pensi ad altro che ai giochi e magari ti suicidi, così ha detto. Anche quei brutti voti che ho preso il mese scorso, ovviamente, adesso per i miei genitori sono colpa di D&D. Perché passo troppo tempo a preparare le avventure, a quanto pare..."
"Quali brutti voti?" esclamò Alina, sgranando gli occhi. "C'è qualcosa che mi sono persa?"
"Ho preso sufficiente in storia e sufficiente meno in matematica."
"Ma stai scherzando?" strepitò Alina, mettendosi le mani nei capelli con un'enfasi tale da strappare una risata alle amiche. "Lo sai che se io prendo sufficiente meno in matematica sparo più botti che a Capodanno?"
"Ali, tu sei un caso a parte," la punzecchiò Elisa, rimediando una linguaccia in risposta.
"I miei si aspettano di più," sospirò Ludovica, tracciando con l'indice un fulmine sulla condensa che ricopriva il vetro della finestra. "Me lo dicono sempre, tutti e due. Devo studiare, andare bene a scuola, così da grande potrò avere un buon lavoro, invece di sgobbare tutta la vita per due spicci. Devo essere responsabile e non pensare ai giochi, che ormai sono grande."
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Ho attraversato le terre selvagge
Teen FictionAlina e Noemi frequentano la terza media in una scuola del quartiere Flaminio, a Roma: impulsiva e irruenta l'una, spensierata e socievole l'altra, le due amiche sono diversissime fra loro, eppure inseparabili. Elisa è studiosa, pacata e solitaria...