☞︎COMPLETA☜︎
⚠︎︎Storia riservata ad un pubblico adulto⚠︎︎
Una vita vissuta a metà.
La tristezza strozzata nel fumo di una sigaretta.
E un'opportunità che sembra essere una via d'uscita.
O forse è solo l'ennesima fregatura?
Damian Turner è l'uomo...
Non è quello che diciamo o pensiamo che ci definisce, ma quello che facciamo. - Jane Austen
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«Stronzate Johnson! Non esiste che quelli della Stanford riescano a batterci alla fiera di robotica» disse Carter, con tono sicuro, mentre afferrava la sua fetta di pizza.
«Non puoi esserne certo, magari loro hanno realizzato un qualcosa come l'armatura di Iron Man e allora sì che il vostro robot capace di operare come i chirurghi diverrebbe inutile» rispose l'altro, sedendosi meglio su quel telo, poggiato sull'erba morbida e rigogliosa.
«Nessuno nella realtà è mai riuscito a scoprire un elemento così piccolo e così potente in grado di alimentare quel tipo di armatura» puntualizzò Ember. «E se mai qualcuno ce la farà, saranno i nostri vicini del MIT» aggiunse, indicando con la testa un punto in lontananza, dove si trovava l'altra università. Adorava intromettersi in quei discorsi che lei definiva: "estremamente e piacevolmente da nerd".
«Ma non basterebbe collegarlo alla presa di corrente?» Hailey si intromise in quella conversazione, distogliendo per qualche secondo lo sguardo dallo schermo del suo cellulare.
«Dici sul serio?» domandò Kaden, fissandola sconvolto. Ember sogghignò, scuotendo la testa e finendo di mangiare la sua porzione di pizza al salame piccante.
«Mi spieghi come cavolo hai fatto a entrare ad Harvard tu?» chiese Carter, dando finalmente voce a un dubbio che lo attanagliava sin dal momento in cui aveva conosciuto quella ragazza.
«Beh... i miei genitori finanziano gran parte dei laboratori e credo che sia grazie a loro se siete riusciti ad ottenere quella stampante 3D e quel laser di cui vi vantate tanto» rispose Hailey, facendo spallucce. «E comunque, di cosa vi preoccupate? La Stanford non fa nemmeno parte della Ivy League» aggiunse poi, tornando a concentrare la sua attenzione sul cellulare che teneva tra le mani.
Hailey Bennett era così, una persona che molti avrebbero definito superficiale e a tratti anche altezzosa. Proveniente da una ricca famiglia di Atlanta, che commerciava nell'energia rinnovabile. Aveva una concezione del tutto diversa, dal suo gruppo di amici, di quelle che erano le priorità nella vita.
Per lei, prima di tutto venivano i soldi, la sicurezza di potersi permettere di indossare ogni giorno vestiti diversi da abbinare a costosissime borse. Non era una cattiva persona, era solo stata cresciuta con ideali diversi e si era abituata a contare solo sul conto in banca dei suoi genitori per fare qualsiasi cosa.
Ma agli altri non dispiaceva stare in sua compagnia, li faceva divertire con le sue uscite ingenue, dettate dal fatto che fosse davvero poco pratica in quel tipo di materie, che non riguardassero la moda o la vita delle celebrità. E poi era anche una persona piacevole, sempre pronta ad aiutare e preoccuparsi per chi le stava vicino.
Quel mercoledì, come qualsiasi altro mercoledì del mese passato lì ad Harvard, nel loro gruppo vi era la tradizione di ordinare la pizza e mangiarla nell'enorme giardino del campus. Almeno finché le temperature lo permettevano, perché con l'arrivo dell'inverno il loro pranzo si spostava in camera di Ember.