Capitolo 40 - Assillante

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Ci sono tante forme di amore
quanti sono i momenti nel tempo.
-Jane Austen

Il periodo che arrivò dopo quella telefonata tra Ember e Damian non fu semplice per nessuno

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Il periodo che arrivò dopo quella telefonata tra Ember e Damian non fu semplice per nessuno.

La ragazza e il professore non si erano più sentiti e, al di fuori delle lezioni, non si erano nemmeno visti. Per la prima volta nella sua vita, lei aveva provato davvero a fare il primo passo per sistemare le cose e aveva ricevuto una porta in faccia.

Damian non voleva parlarle, sentiva di avere bisogno di stare da solo. Perciò non aveva risposto ai suoi messaggi e perciò era andato via senza nemmeno considerarla quando lei si era fermata in classe per provare a chiarire.

Era arrabbiato e deluso, oltre ad avere ancora una gran confusione nella testa.
Confusione che non veniva aiutata dallo strano riavvicinamento di Carter nei suoi confronti.

Sul momento non ci aveva fatto tanto caso, avendo parecchi pensieri ad assillarlo. Si era semplicemente detto che entrambi erano stati presi in giro da Ember ed entrambi erano arrabbiati con lei, questo poteva giustificare il perché il ragazzo avesse deciso di continuare a parlargli come se nulla fosse mai successo.

Anche se comunque qualcosa di strano, in quel repentino cambio d'umore di Carter, c'era. Perché era come se lui si fosse scordato del fatto che anche Damian gli avesse mentito, quando invece, solo qualche giorno prima, si era presentato a casa sua accusandolo proprio di non essere stato sincero. Ma il professore aveva scelto di credere alla solidarietà, piuttosto che al rancore, giustificando così quel comportamento come un tentativo del ragazzo di avere accanto qualcuno che potesse comprendere ed empatizzare con il suo stato d'animo deluso.

La lezione di quel giorno era stata più impegnativa del previsto, in vista dell'esame finale che prevedeva il corso. Damian aveva cercato di spiegare ogni cosa al meglio e sperava di esserci riuscito. Il suo obbiettivo era quello di far passare ogni suo studente con ottimi voti e sapeva che se ciò non fosse accaduto sarebbe stata anche colpa sua, per non essere stato in grado di spiegare e far interessare i suoi alunni agli argomenti. Era fiducioso però, perché ognuno di loro gli era sembrato sempre appassionato alle sue lezioni.

Lanciò un'occhiata ad Ember, che stava ritirando il portatile dentro lo zaino, mentre parlava con la sua solita amica. Osservò il modo in cui quella camicetta bianca le fasciasse perfettamente il seno e il punto vita, scomparendo poi in parte dentro quei pantaloni dal taglio largo. La frangetta le incorniciava il volto come sempre e i suoi occhi erano privi di qualsiasi traccia di trucco che non fosse del semplice mascara.

La ragazza non aveva più provato a cercarlo, da dopo quella volta in cui lui l'aveva lasciata da sola in aula senza nemmeno ascoltare cosa avesse da dirgli. Non era solita compiere quei gesti, fare il primo passo dopo una lite, eppure, con lui, era capitato più di una volta. E in ogni caso le era andata bene, perché Damian aveva sempre ceduto, dimenticando quello che era successo.

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