Capitolo 36 - Giochi pericolosi

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Non attendere la felicità.
Inseguila e se vuoi essere felice,
comincia ad essere felice.
-Lev Tolstoj

Aveva visto tante cose che l'avevano lasciato a corto di parole nella sua vita

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Aveva visto tante cose che l'avevano lasciato a corto di parole nella sua vita. Paesaggi mozzafiato, opere d'arte dei più grandi pittori, costruzioni architettoniche mai più replicabili, ma nessuna poteva essere paragonabile all'immagine che aveva davanti agli occhi in quel momento.

Ember era nuda sopra di lui, le gote arrossate e i capelli spettinati. Le labbra erano schiuse in una smorfia di piacere, mentre la testa era reclinata leggermente all'indietro. Si muoveva in modo cadenzato, rendendogli impossibile togliere le mani dalle sue cosce.

«Cazzo, è tardi» lo avvisò, lanciando una veloce occhiata alla sveglia che teneva sul comodino. Il giorno della partenza di Damian era arrivato, ma quella mattina, invece che prendersi tutto il suo tempo per prepararsi, aveva preferito intrattenersi diversamente con la ragazza.

Il professore sbuffò, non contento di quella notizia, perché significava che avrebbe dovuto sbrigarsi se non voleva perdere il suo volo. La ragazza aumentò il ritmo dei suoi movimenti, facendogli emettere alcuni gemiti gutturali. Qualche minuto dopo, Damian raggiunse l'orgasmo, conficcando i polpastrelli nelle sue cosce e tendendo i muscoli delle gambe.

«Odio non farti venire» le disse, tirandosi a sedere e parlandole a fior di labbra.

«Mi hai fatto venire due volte prima, con le dita» gli ricordò, sorridendo.

«Uhm, non è la stessa cosa» rispose, lasciandole un bacio sulla bocca, per poi alzarsi e andare subito sotto la doccia.

Nel frattempo, Ember sistemò il letto, indossando nuovamente l'intimo nero in pizzo e andando a preparare del tè caldo. Damian uscì di fretta dalla sua camera, trascinandosi dietro la piccola valigia. Finì di allacciarsi la camicia, mentre controllava per la centesima volta di aver preso ogni cosa. «Il taxi è già qui sotto» l'avvisò, afferrando il cappotto.

La ragazza versò quella bevanda all'interno di un bicchiere d'asporto, per poi porgergliela. «Per colpa mia non riuscirai a fare colazione, almeno durante il tragitto potrai bere questo» gli disse, stringendosi nelle spalle.

Damian l'attirò a sé, poggiandole una mano alla base della schiena nuda. «Mi fai venire voglia di perdere quel dannato volo» commentò, per poi baciarla con passione.

Lei si staccò qualche secondo dopo. «Posso farmi una doccia prima di uscire?»

«Certo» acconsentì lui. «La porta si chiude da sola quando esci, ma per sicurezza, in questi casi, gli dò anche un giro di chiave da fuori. Prendi il mazzo di riserva e fallo tu quando esci» le spiegò poi.

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