Capitolo 9 - Cinquemila chilometri di Oceano

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C'è una saggezza della testa...
e una saggezza del cuore
-Charles Dickens

Londra era esattamente come l'aveva lasciata: tranquilla nella sua caoticità e piena di sfumature grigie date dal cielo plumbeo

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Londra era esattamente come l'aveva lasciata: tranquilla nella sua caoticità e piena di sfumature grigie date dal cielo plumbeo.

Gli era mancata.
Gli era mancata da morire.

Osservava il paesaggio scorrere veloce fuori dal finestrino di quel taxi nero. I sobborghi, con le loro villette tipiche, andavano diradandosi, mano a mano che ci si allontanava dall'aeroporto, lasciando spazio a palazzi più moderni e vitalità più frenetica, caratteristiche del centro città.

I suoi suoceri, come lui e la moglie, abitavano proprio in uno di quei sobborghi dall'aria antica e dove il tempo pareva essersi fermato in una di quelle epoche storiche caratterizzate da vestiti sontuosi, cavalli e romanticismo.
Paul e Gemma vivevano in una villa che richiamava quasi le fattezze di una dimora reale, ma quel giorno, per festeggiare il compleanno, si era deciso di andare a casa del fratello di sua moglie, che, ancora scapolo e completamente dedito al lavoro, abitava in uno splendido attico in centro.

In realtà, Damian era arrivato a Londra già da due giorni, ma non era andato a casa. Aveva preferito passare il weekend nell'hotel proprio accanto all'aeroporto, non sentendosi pronto a tornare a casa con sua moglie. Sapeva che il sabato e la domenica lei non lavorava e sapeva ancora meglio quanto fosse difficile passare intere giornate assieme, senza urla, discussioni e inutili minacce.

Perciò aveva prenotato una stanza in quell'hotel, mentendo a tutta la famiglia e dicendo che sarebbe arrivato la mattina del giorno stesso di quella festa.
Dopotutto era solo una semplice, piccola, bugia bianca, detta a fin di bene.
Il suo bene.

Aveva approfittato di quei due giorni per preparare le nuove lezioni, scrivere e leggere. Si era rilassato e soprattutto aveva avuto anche il tempo di schiarirsi le idee.
O almeno ci aveva provato.

Al termine di quel weekend era arrivato alla conclusione che, la confusione nella sua testa non poteva essere placata. Non sapeva perché la sua mente continuasse a fargli pensare a lei e non sapeva nemmeno perché la cosa non gli dispiacesse.
Si era scervellato per cercare di comprendere quella provocazione con la quale Ember lo aveva lasciato.

"Le cose vecchie hanno strane voglie."
Gli aveva detto, prima di andarsene, dopo averci esplicitamente provato con lui.

Ma, Damian non capiva il senso di quelle parole. O forse, semplicemente, si rifiutava di farlo, perché gli conveniva di più restare nell'ignoranza del momento, piuttosto che affrontare i suoi pensieri più reconditi e scoprire che, in realtà, la teoria della ragazza fosse più che veritiera.

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