Capitolo 30 - Prendere o Lasciare

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Le follie sono le uniche cose
che non si rimpiangono mai.
-Oscar Wilde

Il tempo è relativo

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Il tempo è relativo. A volte sembra scorrere estremamente veloce e altre pare non passare mai.

Il silenzio riempiva quell'aula universitaria, venendo interrotto solo dal rumore delle dita che picchiettavano sulle tastiere dei computer.

Hailey lanciava fugaci occhiate all'orologio, mordicchiandosi le unghie laccate di smalto, mentre rifletteva sulle risposte che aveva dato a quelle domande. Mancava poco alla fine dell'esame e a lei sembrava che i minuti fossero volati senza il minimo preavviso.

Ember se ne stava con un gomito poggiato sul banco e la mano a sorreggerle la testa. Lo sguardo annoiato si spostava dallo schermo di quel computer, al professore che era seduto dietro la cattedra. Aveva finito di rispondere a tutte le domande da un pezzo ormai e le sembrava che quelle due ore non passassero mai.

Damian leggeva le ultime mail sul suo portatile, ma la sua mente era assente.
Oliver ed Elizabeth erano partiti da una settimana ormai e con loro sarebbe dovuta andare anche sua moglie. Ma, Adelaide aveva deciso di fermarsi ancora per un po', sostenendo di voler passare del tempo con lui e che amasse quella cittadina. Quindi, il professore, era stato costretto a trascorrere tutto il suo tempo assieme a lei, visto che i corsi dovevano ancora riprendere.

Alzò gli occhi, puntando lo sguardo sulla ragazza. Stava disegnando cerchi immaginari, con l'indice, sulla superficie scura di quel banco. Gli occhiali dalla montatura fine le incorniciavano il viso, ricadendole di qualche millimetro sul setto nasale. Sentendosi osservata, Ember, smise di prestare attenzione ai suoi pensieri. Nel momento in cui tirò su la testa, incrociò il suo sguardo con quello di Damian.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo, consapevoli che quella fosse la prima volta in ormai due settimane che si rincontravano. Non erano stati loro ad allontanarsi a vicenda, ma eventi esterni che li avevano costretti a non sentirsi e non vedersi. E in quel momento, mentre si guardavano, si resero conto di aver avvertito, per tutto quel tempo, una certa mancanza reciproca.

Ember si passò la lingua sul labbro inferiore, facendogli serrare la mandibola. Avevano estremamente voglia l'uno dell'altra. Il professore spostò lo sguardo sull'orologio che aveva al polso, seguendo smaniosamente la lancetta dei secondi e aspettando che scattasse l'ora.

«Okay, ragazzi. Il tempo è scaduto, inviate i file e spegnete i computer» disse poi, con qualche secondo di anticipo, alzandosi in piedi e poggiando le mani sulla superficie di quella cattedra.

«Cazzo, cazzo, cazzo» sussurrò Hailey, passandosi una mano sul volto.

«Che c'è?» chiese Ember, voltandosi verso di lei.

«Ho risposto male a tutte le domande»

«Vedrai che sarà andato bene» la rassicurò, recuperando il suo zaino e alzandosi da quella sedia. Non capiva perché si preoccupasse tanto, se poi alla fine c'erano sempre dietro i suoi genitori a sistemare tutto.

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