Capitolo 15.1 - Lode e...

5.3K 270 496
                                    

Rinuncia al tuo potere di attrarmi
e io rinuncerò alla mia volontà di seguirti.
-Shakespeare

Poggiò la penna sulla superficie in legno lucido di quel banco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Poggiò la penna sulla superficie in legno lucido di quel banco. Alzando lo sguardo dai fogli che teneva sotto gli occhi e portandolo davanti a sé.

Guardò il resto dei suoi compagni, che se ne stavano con la testa piegata e le mani impegnate a scrivere frettolosamente. Osservò il professore che sedeva alla cattedra, aveva l'attenzione concentrata quasi completamente sul portatile che teneva davanti, non si era accorto del suo gesto.
E infine lanciò un'occhiata all'orologio rotondo che era posto sulla parete di fronte a lei.

Quarantasette minuti.
Erano passati quarantasette minuti da quando aveva preso posto a quel banco, i fogli le erano stati consegnati e lei aveva iniziato a svolgere quel primo esame parziale dell'anno.

Quarantasette minuti, su due ore di tempo, le erano bastati per terminare di rispondere a tutte le domande e svolgere quelle formule, mentre la maggior parte dei suoi compagni sembrava ancora in alto mare.

Aggrottò le sopracciglia, spingendo gli occhiali verso l'alto, facendoli aderire perfettamente al setto nasale. Era abituata a terminare un test o un esame prima di tutti gli altri, ma quella volta sembrava aver dato davvero il meglio di sé.

Ricontrollò di aver risposto a tutte le domande, accertandosi di non aver lasciato nulla indietro. Si disse che probabilmente avrebbe fatto bene a rileggere tutto da cima a fondo, ma era già sicura di aver scritto ogni cosa nel modo più corretto possibile e non aveva alcuna voglia di fare quel passaggio.

Perciò, afferrò quei fogli e la penna, alzandosi in piedi e attirando l'attenzione di qualsiasi persona presente in quella piccola aula. Si incamminò verso la cattedra, tra gli sguardi confusi dei suoi compagni e quello curioso del docente.

«Professore Kaplan» disse, una volta che gli fu davanti. «Io avrei terminato» poggiò quelle pagine sulla cattedra, facendole scorrere verso le sue mani. L'uomo alzò un sopracciglio, iniziando a sfogliarle.

Era il primo anno in cui si ritrovava quella ragazza nel suo corso, ma già sapeva chi fosse. Chiunque lì ad Harvard sapeva chi fosse Ember Cooper. I suoi risultati impeccabili e decisamente sopra la media non passavano inosservati a nessuno. E i tanti riconoscimenti che aveva ottenuto nei suoi anni di studio lì, erano motivi di vanto per l'università.

Gabriel Kaplan sapeva che fosse brava, ma non si aspettava che sarebbe stata in grado di concludere quella parte di esame in così poco tempo. Eppure, dando uno sguardo veloce alle sue risposte, si rese conto che il lavoro che aveva fatto non era approssimativo, al contrario, sembrava essere davvero perfetto.

MilkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora