Capitolo 16 - La caduta della fortuna

5K 266 618
                                    

Quando ero giovane e pieno di follia
mi sono innamorato della malinconia.
-Edgar Allan Poe

Seduto sotto quel porticato, il ragazzo stava aspettando pazientemente ormai da più di mezz'ora

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Seduto sotto quel porticato, il ragazzo stava aspettando pazientemente ormai da più di mezz'ora. Osservava gli alberi di quel giardino, imponenti, adornati sempre meno da foglie giallastre e arancioni. I colori dell'autunno erano agli sgoccioli, così come il mese di ottobre, che presto avrebbe lasciato spazio a rami spogli e candida neve.

Era la notte di Halloween, la festa preferita di Ember. Il giorno in cui non era l'unica ad indossare una maschera, in cui tutti fingevano e non solo lei.
Chiusa nella sua stanza, era intenta a prepararsi per il party al quale lei e i suoi amici sarebbero andati.

Carter l'attendeva. Passava il tempo osservando alcuni studenti che camminavano in lontananza. Tutti in costume e diretti a qualche festa, esattamente come lui.

Quell'anno aveva deciso di prendere ispirazione da una delle sue serie tv preferite in assoluto: American Horror Story. Si era travestito dallo spirito Papa Legba, dipingendosi la metà superiore della faccia di bianco, indossando dei pantaloni neri e una camicia bianca con alcuni ricami. Sulle spalle teneva poggiato un lungo impermeabile scuro e sulla testa un cappello a cilindro decorato da alcuni teschi.

Non sapeva che cosa avesse scelto di indossare Ember, perché quella volta aveva deciso di non comprare dei costumi coordinati, come l'anno precedente, in cui avevano impersonificato Morticia e Gomez Addams.
L'unica cosa di cui era certo, era che ormai la stava aspettando da più di mezz'ora.

E proprio quando stava per alzarsi e andare a bussare alla porta della sua stanza, Ember comparve davanti ai suoi occhi. E Carter decise di restare seduto ancora per qualche secondo, ammirandola mentre camminava verso di lui.

Indossava un abito in latex, bordeaux ed estremamente aderente, che metteva in risalto ogni sua forma. Era corto, arrivava sopra la metà della coscia e aveva una specie di corsetto incorporato, che le stringeva il busto e delineava i seni prosperosi. Ai piedi portava degli stivali con il tacco, del medesimo materiale e colore, che le arrivavano sopra al ginocchio.

Si era truccata gli occhi con delle sfumature di nero e dei glitter dall'effetto bagnato. Aveva decorato i lati della bocca con del sangue finto e sbavato di proposito il rossetto. I capelli erano volutamente spettinati e sulle spalle indossava un lungo cappotto nero.

«Dobbiamo proprio andarci a quella festa?» le domandò Carter, quando le fu davanti, facendo risalire i suoi occhi dalle gambe fino al viso di lei.

«Perché?» chiese Ember di rimando, alzando un sopracciglio.

«Perché l'unica cosa che vorrei fare adesso è andare in camera tua e toglierti tutto tranne quegli stivali» confessò, alzandosi e avvicinandosi a lei.

MilkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora