Epilogo - Milk

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Forse esiste qualche altro modo di scrivere,
ma io conosco solo questo: di notte,
quando la paura non mi lascia dormire.
-Franz Kafka

Cinque anni dopo

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Cinque anni dopo.

Quante cose erano cambiate.
La loro routine, il loro modo di vedere e percepire il tempo, quella che una volta erano soliti chiamare casa, i loro occhi, i loro volti.
Tutto si era evoluto. O forse no, forse non proprio tutto.

La fiamma di quelle candeline tremava ad ogni minimo spostamento d'aria. Osservava le persone attorno a lui, sorridenti, entusiasti. Sentiva i suoni ovattati, distratto dai suoi pensieri.

Non avrebbe voluto festeggiare quella sera, non gli andava, sarebbe rimasto volentieri nel suo nuovo appartamento. Ma Oliver aveva insistito, organizzando quella serata in un rinomato ristorante nel centro di Londra.

Aveva pensato a tutto, agli invitati, agli addobbi, al menù e ai regali. Era stato molto premuroso e alla fine, Damian aveva dovuto ricredersi. Starsene a casa, da solo, quella sera, non sarebbe affatto stata l'opzione migliore.

Prese un profondo respiro, tornando a concentrarsi sul presente e soffiando su quelle fiammelle, spegnendole. Le persone attorno a lui applaudirono, sorridendogli con gioia. E mentre il cameriere si occupava di tagliare la torta, il professore si rendeva conto di aver appena compiuto quarantacinque anni. Non aveva paura di invecchiare, ma il tempo non era mai stato dalla sua parte e rendersi conto della velocità con cui esso scorreva gli provocava un certa sensazione di ansia.

Non ebbe modo di farsi trascinare nuovamente via dai suoi pensieri, perché Oliver gli passò subito i regali da scartare e poi la festa continuò, tra champagne e qualche chiacchiera scambiata con gli amici.

«Sicuro di non volerti fermare da me a dormire?» gli chiese il cognato, attendendo che i parcheggiatori gli portassero le loro auto.

Damian scosse la testa. «Tranquillo, vado a casa. Domani ho una lezione la mattina presto» rispose, portandosi una sigaretta alle labbra e accendendola. Quello non era cambiato, il suo vizio del fumo era rimasto. Persistente e così soddisfacente.

«Come vuoi. Allora passeremo noi domani a trovarti, Elizabeth vuole farti gli auguri di persona e a Paul manca il suo zio preferito» parlò Oliver, lasciandogli una pacca sulla spalla, come saluto, prima di recuperare le chiavi della macchina che il parcheggiatore gli stava porgendo.

Il professore sorrise felice, per poi salutarlo a sua volta. Entrò in auto e fu in quel momento che ogni pensiero dal quale era rifuggito per tutta la sera tornò ad invadergli la mente. Le parole che Oliver gli aveva detto gli avevano fatto piacere. Era felice di essere riuscito a mantenere quella splendida amicizia con lui, nonostante tutta la loro situazione famigliare fosse cambiata. Ed era felice di aver stretto un ottimo rapporto anche con Elizabeth.

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