Capitolo 42 - Non è più come un tempo

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Finirà anche la notte più buia
e sorgerà il sole.
-Victor Hugo


Non gli era mai piaciuto svegliarsi di soprassalto, colto impreparato da qualche rumore che interrompeva il suo sonno

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Non gli era mai piaciuto svegliarsi di soprassalto, colto impreparato da qualche rumore che interrompeva il suo sonno. E quella notte, era successo.

Il telefono aveva preso a squillare, rompendo il piacevole silenzio che dominava il suo appartamento e costringendolo ad aprire gli occhi di scatto. Non aveva mai odiato tanto la sua suoneria come in quel momento. Si era messo a sedere, stropicciandosi gli occhi e allungandosi poi verso il comodino. Afferrò il cellulare, osservando il nome che illuminava lo schermo.

Adelaide.

Si chiese quale potesse essere il motivo per cui lo stesse chiamando alle tre e venticinque del mattino e non trovando alcuna risposta razionale, decise semplicemente di rispondere. «Cosa succede?» chiese, trattenendo a fatica uno sbadiglio.

«Mio padre è in ospedale» gli rivelò subito, senza giri di parole, con voce estremamente preoccupata. Fu in quel momento che Damian si svegliò del tutto, alzandosi di scatto dal letto.

«Perché?» chiese, ormai anche lui allarmato.

«Non lo so... ha svegliato mia madre dicendole che non si sentiva affatto bene e poi e svenuto» spiegò, faticando a non piangere. «Lo hanno ricoverato subito e adesso è ancora lì, ma nessuno di noi sa nulla di più per il momento» aggiunse.

Il professore sospirò, portandosi una mano nei capelli in modo nervoso. «Cazzo» commentò «Vedrai che non sarà nulla di grave» provò a rassicurarla, ma nemmeno lui poteva prendere per certo le sue parole. Paul era un uomo ormai anziano e aveva già alcune patologie pregresse che minavano il suo stato di salute. Affermare che, sicuramente sarebbe andato tutto bene, era un'ipotesi non molto probabile.

«Dove sei ora?» le chiese, camminando avanti e indietro per quella camera da letto.

«Su un taxi, sto andando in ospedale. Oliver e mamma sono già lì» rispose, trattenendosi ancora qualche secondo dal chiedergli un qualcosa che lui già stava pensando.

Forse avrebbe dovuto prendere anche lui un taxi e farsi portare subito in aeroporto. Sarebbe dovuto salire sul primo aereo per Londra e raggiungerli, perché, nel caso in cui Paul avesse avuto qualcosa di grave o nella peggiore delle ipotesi, non avesse dovuto farcela, lui di certo non poteva non essere presente in quel momento così delicato. Non avendo più informazioni sulle sue attuali condizioni di salute, non poteva avere la certezza che tornare a Londra sarebbe davvero stato necessario, ma, difronte a quel dubbio, si disse che sarebbe stato meglio rischiare di fare un viaggio in più piuttosto che uno in meno.

«Okay, ascolta, tu stai tranquilla, raggiungi Oliver e Gemma. Mentre io vado in aeroporto e cerco di arrivare il prima possibile» Adelaide annuì dall'altro capo del telefono, non rendendosi conto che non avrebbe potuto vedere il suo gesto. «Aggiornami se dovessi sapere qualcosa di più» si raccomandò.

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