Capitolo 29 - Un segreto da proteggere

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Riaccendere un amore è come
riaccendere una sigaretta.
Il tabacco s'invelenisce,
l'amore, anche.
-Gabriele D'Annunzio

L'adrenalina dovrebbe essere la linfa vitale che ti dà la certezza di essere davvero presente nel mondo

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L'adrenalina dovrebbe essere la linfa vitale che ti dà la certezza di essere davvero presente nel mondo. Dicono che il pericolo fa sentire vivi.
Eppure, quella mattina, a Damian sembrava di aver perso parecchi anni di vita, quando il suono del campanello aveva interrotto i gemiti della ragazza.

«Aspetti qualcuno?» chiese Ember, distendendo le gambe, mentre lui allontanava la mano dalla sua intimità. Scuotendo la testa, il professore negò e poi, il suo telefono prese a squillare. Guardò il numero sullo schermo: Oliver.
Rispose.

«Si?»

«Ma come? Stavi ancora dormendo? Sono le dieci di mattina, non è da te»

«Ho avuto qualche problema ad addormentarmi ieri notte» disse e in effetti era la verità. Ember lo aveva tenuto sveglio parecchio. Non che gli fosse dispiaciuto.

«Ti sento meglio dalla voce» commentò l'altro. «Meno male, così almeno non ci rovinerai i programmi per la serata» aggiunse poi, ridendo. Ma Damian non rise, spalancò gli occhi, spostando lo sguardo sulla ragazza che giaceva accanto a lui. Quella ragazza, nuda, che si trovava nel suo letto.

«Cosa intendi dire?» domandò, scongiurando di aver sbagliato ogni sua supposizione.

«Sono qui fuori, apri» rivelò Oliver. Il professore fu certo che per una frazione di secondo, il suo cuore smise di battere, mentre fissava la sua immagine riflessa nelle ante di quell'armadio a specchio.

«Oh, dammi il tempo di alzarmi e arrivo» chiuse quella telefonata, toccando Ember sulla spalla scoperta, non accorgendosi nemmeno che lei era rimasta a fissarlo attentamente per tutto il tempo.

«Chi era?» chiese curiosa.

«Mio cognato, è qui fuori» rivelò. In pochi secondi lei fu completamente sveglia, si tirò a sedere, guardandolo con la bocca mezza aperta.

«Ma sei scemo? Mi hai fatta restare qua sapendo che sarebbe venuto?!» esclamò a bassa voce, tirandogli una pacca sul braccio e cercando di sistemarsi i capelli spettinati.

«Non sapevo proprio niente» puntualizzò. «Non sono mica pazzo» il suono del campanello attirò nuovamente la loro attenzione. Ci stava mettendo decisamente troppo ad andare ad aprire quella porta.

«Cazzo» imprecò Ember, alzandosi e cercando sul pavimento qualcosa da mettersi.

«Ti devi nascondere» disse Damian, mentre si infilava i pantaloni della tuta.

«Come prego?» la ragazza aggrottò le sopracciglia.

«Hai un'opzione migliore?» domandò retoricamente, mentre raccoglieva i vari vestiti sparsi a terra e lì gettava alla rinfusa nell'armadio.

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