Capitolo 34 - Alla cieca

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Alcune persone non impazziscono mai.
Che vite davvero orribili
devono condurre.
-Charles Bukowski

Erano due giorni che non riusciva a dormire

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Erano due giorni che non riusciva a dormire.
Si metteva nel letto, chiudeva gli occhi e la sua mente iniziava a vagare più del solito.

Magari si addormentava per qualche minuto o per un'oretta, ma era un sonno tormentato, che terminava con un risveglio agitato nel cuore della notte e l'impossibilità di riprovarci.

Jodi le aveva chiesto come mai vagava per le stanza alle tre del mattino o come mai non fosse andata a casa di Kaden assieme a loro il giorno prima. Ma lei non aveva mai risposto, ignorava le domande e cambiava completamente discorso.

Ember pensava. Pensava e ripensava alle parole del suo migliore amico e a quelle di Damian.

Kaden le aveva detto di star giocando con il fuoco, che avrebbe dovuto smetterla di frequentare quel professore. Damian, invece, le aveva chiesto di non mandare all'aria tutto, evitando di creare nuovi problemi tra loro.

Due strade completamente opposte e lei non aveva idea di quale seguire.

Sicuramente, la via dell'amico l'avrebbe messa al sicuro, evitandole possibili dure conseguenze, nel caso in cui quel segreto fosse venuto fuori e soprattutto evitandole di soffrire. Aveva già appurato di poter sbagliare a fare i calcoli con il professore, dal momento in cui aveva iniziato a provare strane sensazioni in sua presenza.
E se le cose fossero dovute andare male, chi avrebbe raccolto e rimesso insieme i suoi pezzi?

Con questo ragionamento, si convinceva che la scelta migliore da prendere fosse quella di allontanarsi da Damian e ragionare in modo realistico, iniziando a pensare solo al suo futuro.

Ma poi, i ricordi dei loro momenti insieme si facevano spazio tra i suoi pensieri.
Il viaggio in Inghilterra, il Natale passato assieme e quel piccolo weekend a New York.
Era stata così bene con lui, in ognuna di quelle occasioni.
Si era sentita in pace, stretta tra le sue braccia. Felice, mentre lo trascinava dietro di sé alla ricerca di nuove cose da fare.

E infine c'era il sesso.
La sua medicina.

Ricordò l'ultima volta con lui, le sensazioni profonde che aveva provato. L'unica persona che fosse mai riuscita a farle raggiungere l'orgasmo nel modo più intimo possibile.
Come poteva semplicemente cancellare tutto? Rinunciare ad ogni cosa, proprio adesso che forse si stava convincendo di poter meritare la felicità.

Ed ecco che, allora, i ragionamenti precedenti perdevano completamente ogni senso logico.

Così, da due giorni, viveva in quel limbo di pensieri.
Incapace di prendere una decisione.

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